Mondo, 28 ottobre 2025

Vittoria trionfale di Javier Milei alle elezioni di metà mandato

Il presidente argentino Javier Milei ha ricevuto un clamoroso voto di fiducia per proseguire le sue riforme, dopo la sua schiacciante vittoria alle elezioni di metà mandato di domenica. Il partito di Milei ha infatti superato di poco il 40% dei voti nazionali, sfidando le previsioni della vigilia. Questo risultato rappresenta un enorme sollievo per il governo, poiché l'incertezza delle elezioni aveva pesato sull'economia e sulla sua valuta per due mesi. Una situazione che ha persino innescato la promessa di massicci aiuti da parte del suo alleato americano Donald Trump, potenzialmente fino a 40 miliardi di dollari.

Con tono trionfante, Javier Milei ha dichiarato ai suoi sostenitori in un hotel di Buenos Aires che queste elezioni sono "la conferma del mandato ricevuto nel 2023" per "procedere sulla strada riformista". Sul suo social network Truth, il presidente americano ha reagito: "Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua schiacciante vittoria in Argentina. Sta facendo un lavoro straordinario!". Ha aggiunto che la fiducia del popolo argentino "giustifica" il suo sostegno.



Il partito La Libertad Avanza di Javier Milei ha ottenuto il 40,7% dei voti nazionali, secondo i risultati ufficiali che coprono il 97% dei voti. Si prevede che il movimento quasi triplicherà la sua base parlamentare, anche se non abbastanza per raggiungere la maggioranza assoluta. È comunque sufficiente per aumentare la capacità del presidente "anarco-capitalista" di riformare e deregolamentare un'economia fragile. Le sue proiezioni interne suggeriscono un aumento da 37 a 101 deputati su 257, e da 6 a 20 senatori su 72, senza conferme ufficiali.

Milei, dopo il voto, sembrava tendere la mano all'opposizione, affermando che "ci sono decine di deputati e senatori con cui possiamo raggiungere accordi di base". Le priorità per il 2027 includono riforme fiscali, flessibilità del mercato del lavoro e una revisione della previdenza sociale. L'opposizione peronista, da parte sua, ha parlato di un crescente senso di rassegnazione e indifferenza.

Nel campo della rivale Cristina Kirchner, condannata e non eleggibile, gli attivisti hanno espresso la loro frustrazione. Infine, l'affluenza alle urne si è attestata al 67,9%, uno dei livelli più bassi dal ritorno alla democrazia nel 1983. Questo tasso solleva interrogativi sull'impegno civico del Paese.


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