Il 6 dicembre ricorreva il 33° anniversario del NO popolare all'adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo (SEE). Quel NO - determinante, per il risultato alle urne, fu il ruolo della Lega, nata da poco - ha impedito che il nostro Paese si trasformasse in una colonia di Bruxelles. Quel NO è oggi un mandato per il futuro: come sappiamo, sul tavolo c'è il famigerato accordo di sottomissione all'UE, che va assolutamente respinto.
I motivi per girare al largo dall'Unione europea si moltiplicano. Vedi l'ultimo scandalo di corruzione che ha coinvolto il Collegio d'Europa e la sua (ormai ex) rettrice, l'italiana Federica Mogherini (PD), già "Alta rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza".
Il Collegio d'Europa è una scuola post-universitaria con sede a Bruges, il cui obiettivo è quello di sfornare aspiranti burocrati e diplomatici UE. Mogherini ne diventò rettrice nel 2020 per meriti politici. Una nomina che venne fortemente contestata, dal momento che Mogherini - politologa senza carriera accademica né dottorato né esperienza in istituzioni universitarie - non adempiva ai requisiti del bando di concorso. Tuttavia l'allora presidente del CdA, Herman Van Rompuy (già presidente del Consiglio UE: quando si dice "gli inciuci"...), la nominò, ignorando oltre 30 candidati qualificati. Un esordio promettente, insomma. Mogherini e altri, dopo essere stati fermati ed interrogati, sono ora accusati di frode negli appalti, corruzione, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale. In particolare, il Collegio d'Europa si sarebbe aggiudicato illecitamente un programma europeo di formazione per giovani diplomatici, avendo potuto visionare in anticipo il bando di concorso.
Assieme a Mogherini è indagato anche Stefano Sannino: costui è stato, tra le altre cose, il capo negoziatore UE dell' accordo quadro istituzionale, poi abortito nel maggio del 2021.
È significativo che i vertici di una scuola destinata a sfornare eurocrati siano indagati per corruzione: una dimostrazione tangibile di quanto la corruzione sia un tratto distintivo dell'UE. Tra gli innumerevoli scandali ricordiamo il Qatargate, che travolse l'europarlamento nel 2023.
Nel marzo 2025 è invece scoppiato il bubbone legato al colosso cinese Huawei: una vicenda di lobbismo e corruzione che ha condotto a numerosi arresti nei corridoi dei palazzi di Bruxelles.
L'Ufficio europeo antifrode ha dal canto suo segnalato che, solo nel 2024, fondi comunitari per oltre 870 milioni di euro sono stati utilizzati in modo illecito. Una cifra che cresce di anno in anno.
Visto che "il pesce puzza sempre dalla testa", c'è pure il cosiddetto Pfizergate. Nell'occhio del ciclone si trova questa volta la presidente della Commissione UE. Ursula von Leyen avrebbe infatti assegnato alla Pfizer contratti da 35 miliardi di euro per vaccini anti-covid semplicemente via sms. Messaggi che la diretta interessata rifiuta tuttora di rendere noti.
Tanto per non farsi mancare niente, è notizia dei giorni scorsi che anche l'ex commissario UE alla Giustizia, il belga Didier Reynders, è stato incriminato per riciclaggio di denaro e altri reati non meglio precisati.
Simili vicende confermano che l'impianto europeo è marcio. La Svizzera non deve farsi invischiare.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi





