Prendo lo spunto dall’editoriale firmato dal direttore Fabio Pontiggia dal titolo “le aquile e il Gigi da Viganell” per esprimere alcune considerazioni in completo disaccordo con le affermazioni e le conclusioni dello stesso.
Osservo innanzitutto che già il fatto che “ non sia un commento sportivo “ significa comunque ammettere che qualcosa non funzioni visto che in teoria solo di sport bisognerebbe parlare quando gioca la nazionale svizzera di calcio . E allora è inutile negare che vi sia uno scollamento tra molti tifosi svizzeri e questa nazionale multietnica e che si fatichi ad identificarsi con la squadra . Ma ciò non per le ragioni indicate da Pontiggia, con il solito esercizio di dietrologia politicamente corretta.
Il Gigi da Viganell, e non solo il consigliere nazionale Quadri, non ha detto che in nazionale debbano solo giocare i cosiddetti “patrizi” e non ha in alcuna maniera affermato che solo con giocatori svizzeri si può vincere il mondiale . Ha solo fatto notare che le nazionali del passato , quelle per intenderci dove giocavano più giocatori svizzeri “DOC”, si pensi ai vari Bregy, Frei, Heinz Hermann solo per citarne alcuni, hanno comunque partecipato agli europei ed ai mondiali con prestazioni all’altezza e giocando pure un buon calcio .
Questa squadra invece costruita principalmente su “ calciatori in arrivo da altre culture” e da tutti gli addetti ai lavori definita come la “ più forte nazionale di sempre “, agli ottavi contro una squadra modesta come la Svezia hanno offerto una prestazione incolore e che definire scarsa è un eufemismo.
E non è nemmeno vero che il Gigi da Viganell e con esso una buona parte dei tifosi rossocrociati, se avessimo vinto contro la Svezia, avrebbero poi perdonato gli indegni gesti dell’aquila nella partita contro la Serbia da Xhaxa, Shaqiri e Lichtsteiner. Ciò significa banalizzare dei gesti che non hanno alcuna giustificazione