Svizzera, 26 novembre 2018
Autodeterminazione, "è solo una vittoria di Pirro"
foto baz.ch
L'iniziativa per l'autodeterminazione dell'UDC è stata chiaramente respinta. Essa aveva come scopo di voler chiarire la relazione tra diritto internazionale e leggi nazionali e dare alla Costituzione federale la priorità. La campagna di paura degli avversari ha funzionato, sebbene le loro dichiarazioni fossero controverse anche nel loro stesso campo. L'iniziativa aveva abolito i diritti umani, si diceva da sinistra, anche se il giudice svizzero presso la Corte dei diritti umani la vedeva diversamente. L'iniziativa mette in pericolo 600 trattati economici, è stato detto da destra, anche se tutti rispettano la Costituzione e nessuno dubita della loro utilità.
Ora il rapporto tra diritto internazionale e diritto interno resta lo stesso: ufficialmente la Costituzione afferma soltanto che il diritto internazionale deve essere rispettato, non ufficialmente il Consiglio federale e il Tribunale federale continueranno a dare priorità al diritto internazionale, che non sempre - ma sempre più spesso - mette in discussione le nostre decisioni democratiche. Il voto potrebbe presto rivelarsi una vittoria di Pirro, perché, in primo luogo, con l'iniziativa l'UDC ha potuto affinare il suo profilo di difensore dei diritti popolari e, in secondo luogo, è probabile che in futuro aumenteranno i casi dove decisioni democratiche vengono disattese a causa del diritto internazionale. E chi vedrà le proprie conquiste democratiche sottratte in nome di questo o quel trattato, guarderà all'UDC per trovare una soluzione.
Trattati internazionali le cui conseguenze non sono ancora immaginabili
Sul fronte del diritto internazionale il futuro ci riserva trattati la cui portata non possiamo ancora comprendere. Trattati
come il Patto ONU per la migrazione, il patto dei rifugiati, l'Agenda 2030 e della Convenzione di Parigi sui cambiamenti climatici. Tutti quanti legalmente non vincolanti e con poca o nessuna legittimità democratica ma che probabilmente avranno ripercussioni di larghissima portata sul futuro del nostro paese.
Dall'inizio del millennio, abbiamo vissuto una globalizzazione della politica con lo slogan che ci sono problemi che possono essere risolti solo a livello internazionale. Sfortunatamente, praticamente nessuno di questi problemi è poi stato veramente risolto. La globalizzazione della politica è pericolosa perché crea una concentrazione di potere senza controllo democratico che non è mai esistita nella storia del mondo. Questo accentramento di potere fa solo comodo a chi cerca di mettere in pratica la propria agenda all'interno di un paese.
Un trilemma insolubile
In Svizzera, le grandi associazioni umanitarie di sinistra e verdi e finanziate dallo stato e le grandi società internazionali non a caso coincidono con gli stessi circoli che hanno combattuto l'iniziativa per l'autodeterminazione più ferocemente. Il diritto internazionale, la sovranità nazionale e la democrazia formano un trilemma. Solo due di questi tre possono essere realizzati contemporaneamente. E questo è ancora più evidente in una democrazia diretta.
Gli iniziativisti dovrebbero continuare a lavorare su questo tema, insieme a quelli (pochi) che, nonostante la campagna di paura, riconoscono che il primato del diritto internazionale, per cui gli oppositori hanno gioito ieri, in realtà avviene sempre a scapito della democrazia.
(Fonte: baslerzeitung.ch, articolo tradotto)