Sport, 18 febbraio 2019

Serge Pelletier si racconta: “A La Chaux de Fonds l’hockey è sempre vivo”

Il tecnico della squadra neocastellana è intervenuto ai nostri microfoni

LA CHAUX DE FONDS - L’ HC Chaux de Fonds ha scritto pagine memorabili dell’hockey svizzero. Dalla fine degli Anni Sessanta a metà degli Anni Settanta, la squadra dell’allora presidente Frutschi ha dominato il nostro campionato, vincendo ben sei titoli consecutivi (1968, 1969, 1970, 1971, 1972 e 1973). Erano i tempi dei vari Rigolet, Turler, Sgualdo (i cui parenti hanno vissuto anche a Bigorio), Dubois, Neininger e, naturalmente, del coach canadese Gastón Pelletier, abile e intelligente comandante di un’armata praticamente invincibile.

A tanti anni di distanza, nel 2018, ecco che un altro Pelletier è diventato il coach dei neocastellani. Si tratta di Serge, già tecnico del Lugano (a livello giovanile), dell’Ambrì Piotta (ultimo, nel 2014, a portare i biancoblù nei playoff) e del Friborgo. Ma i tempi sono cambiati rispetto al “primo” Pelletier: oggi lo Chaux de Fonds non è più uno “squadrone”,anzi: giostra nel torneo cadetto, nel quale sta per altro facendo bene. Nell’imminenza dei playoff per il titolo e per la promozione nella massima serie, abbiamo raggiunto al telefono il “quebeçois” per cercare di capire in quale realtà è approdato e per fare anche il punto della situazione sul torneo cadetto.

Allora, Serge: come si sta a La Chaux de Fonds?
Direi bene. Qui l’hockey è uno sport sempre vivo, malgrado il club abbia perso negli anni il blasone di un tempo. In città si parla solo di questo sport, anche perché il calcio è finito nelle leghe inferiori; la gente va allo stadio con una buona frequenza. La media-spettatori per le partite alle Melèzes supera abbondantemente le 3'000 unità. Posso dire che la chiamata dei dirigenti neocastellani, che inizialmente non mi faceva impazzire, si è rivelata molto positiva per il sottoscritto. Anche se non nascondo che dirigere una squadra di LNB è quasi un ’impresa...

Si spieghi...
Si è confrontati con una mentalità meno professionale rispetto alla National League e tanti
giovani che militano in questo torneo sono studenti che non mettono certamente l’hockey al primo posto. Ma è una situazione alla quale mi sono abituato e alla fine l’ho accettata. Un contesto nuovo per me, in cui però mi sono calato bene.

Veniamo alla regular ormai terminata. Un suo giudizio sulla sua squadra?
Dire ottimo. Siamo finiti nelle prime quattro ed era il risultato che mi aspettavo ad inizio campionato. La squadra ha dimostrato una certa continuità e alla fine è stata premiata. Del resto, ha giovato avere nel roster elementi che hanno già giocato in LNA, vedi Mieville, Hasani, Augsburgei; Bonnet e Bavs, giocatori che con la loro esperienza hanno aiutato i giovani. Diciamo che sono moderatamente soddisfatto, anche se il bello deve ancora venire...

Quali sono le sue favorite al titolo cadetto?
Metto l’Olten e il Kloten leggermente sopra di noi e credo dell 'Ajoie. Quest ’ultima è forse la squadra più dura e difficile da incontrare. Giocano in una pista che definirei una bolgia e non mollano mai. Ma solettesi e aviatori mi sembrano abbiano qualcosa in più. Non dimentichiamo che il Kloten ha un ’ottima rosa per la categoria e che nelle ultime settimane l’ha ulteriormente rinforzata...

I campioni di B quante speranze hanno in seguito di vincere lo spareggio contro la penultima di A (Davos o Rapperswil)?
Tutti gli anni mi fanno la stessa domanda... Io dico che c’è sempre una sostanziale differenza a livello di qualità. Ma come ben sappiamo entrano in gioco anche motivazioni e questioni psicologiche. Quindi sono convinto che anche quest ’anno la prima del torneo cadetto se la giocherà sino alla fine....Lo Chaux de Fonds? Vogliamo essere lì con i primi sino all’ultimo giro. Abbiamo anche noi qualcosa da dire.

Resterà il prossimo anno alle Mélèzes?
In questo momento è l’ultimo dei miei pensieri. Anche se lo Chaux de Fonds mi piace...

J.P.

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