Opinioni, 18 febbraio 2019
Amanda Rückert - Richiesta sistematica dell’estratto del casellario giudiziario: un successo
Dal 2015 il Dipartimento delle istituzioni ha introdotto l’obbligo per i cittadini stranieri di presentare l’estratto del casellario giudiziario alla richiesta del rilascio o del rinnovo di un permesso B o G. Dopo tre anni e mezzo le cifre rese note dallo stesso Dipartimento sono chiare: delle 95'020 domande esaminate, in 579 casi vi è stata la necessità di approfondire la situazione del singolo, mentre ben 251 domande sono state risolte negativamente, nella misura in cui le condanne iscritte a carico del richiedente erano gravi a tal punto da non permettere il rilascio di un permesso. Ma è anche il potere deterrente della misura da tenere in considerazione: quante persone non hanno nemmeno postulato il rilascio di un permesso, nella consapevolezza che l’obbligo di presentare il casellario avrebbe comportato per loro una decisione negativa? Dai soliti noti, la misura è stata definita in contrasto con l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, che pur prevedendo esplicitamente che un permesso non possa essere rilasciato a persone con precedenti penali gravi a tal punto da mettere in pericolo la sicurezza del Paese, non consentirebbe di chiedere sistematicamente l’estratto del casellario giudiziario. La misura è comunque stata tutelata anche dalla maggioranza del Gran Consiglio, che nel settembre 2015 ha approvato due iniziative cantonali volte a regolamentare tale prassi, per permettere di introdurla in tutto il Paese. Con il
Collega Maurizio Agustoni nell’aprile del 2016 ho avuto modo di recarmi a Berna a presentare le due iniziative alla Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati. Già ai tempi le cifre mostravano che la prassi ticinese era volta al successo, ma c’è voluto tempo per convincere i deputati d’Oltralpe: forse una misura difficile da capire per chi proviene da Cantoni meno esposti all’arrivo di persone poco raccomandabili e legate spesso anche alla criminalità organizzata. Ma una misura indispensabile per il Cantone Ticino: nonostante gli sforzi del Consigliere di Stato Norman Gobbi di non cedere alle pressioni dei burocrati di Berna, che in più occasioni hanno cercato di chiedere di rinunciarvi, sostenendo fosse un ostacolo che minava ai rapporti con la vicina Penisola, la maggioranza del Governo (non leghista) ha deciso di rinunciare a questa misura una volta che sarà ratificato l’accordo con l’Italia. Non ha quindi senso ora – cifre alla mano- reintrodurre anche la richiesta di presentare sistematicamente il certificato dei carichi pendenti, accantonata per migliorare le trattative fiscali con l’Italia. Dato che da tali negoziazioni non sembra sortire alcunché, allora perché non reinserire una misura atta a tutelare la sicurezza del nostro Paese?
Amanda Rückert
Deputata Lega dei Ticinesi in Gran Consiglio
Candidata 46, Lista 14