Sport, 21 marzo 2019
13 anni possono bastare: l’Ambrì mancherà a questi playoff. I voti della stagione
Nonostante l’eliminazione subita dal Bienne per 1-4 i leventinesi hanno concluso un campionato davvero importante che ha riportato in auge i colori biancoblù
AMBRÌ – Era dal 2014 che non si vedeva un Ambrì ai playoff. Erano 13 anni che i leventinesi non riuscivano a vincere una partita nella post season che conta. Dopo tanti anni di difficoltà, di patemi d’animo, di playout e di spareggi, quest’anno sotto la guida di un grandissimo Luca Cereda e grazie alle conoscenze di Paolo Duca, l’Ambrì ha saputo sfatare tutti questi tabù, tornando in auge e conquistando un po’ il cuore di tutti i tifosi. Se anche i telecronisti svizzero-tedeschi di “MySports” si sono sbilanciati, dicendo che anche il pubblico leventinese mancherà a questi playoff… un motivo ci sarà.
Proviamo a dare i voti alla stagione dei biancoblù.
Dominik Kubalik, un futuro da sniper vero. Voto: 5. La media è tra il 6 della regular season e il 4 scarso dei playoff. Sì perché se il ceco è stato letale, determinante e spietato nella stagione regolare, al momento importante è un po’ venuto meno. Non a caso il Top Scorer della Lega della regular season (25 gol e 32 assist) ha ottenuto soltanto 1 rete nelle 5 partite dei quarti di finale. Ha viaggiato comunque a una media di 1.2 punti a partita con i suoi 5 assist, ma è innegabile che in zona reti la sua “assenza” si sia fatta sentire. In ogni caso, il ceco dopo le difficoltà iniziali della passata stagione si è dimostrato uno scorer micidiale e il futuro davanti a sé non può che essere florido. Riuscirà a sfondare a Chicago?
Kubalik-Müller-Zwerger: un trio pazzesco. Voto: 5. La motivazione del voto è la medesima data in precedenza, ma la prima linea offensiva dell’Ambrì per lunghi tratti della stagione è stata in assoluto la migliore di tutto il campionato. 57, 35, 42. Non stiamo dando i numeri, ma sono i punti totalizzati da quei 3 nelle 50 partite di regular season. Davvero pazzesco! Il problema che gli stessi tre nei playoff ne hanno totalizzati 6, 5, 2, ovvero 13 in 5 partite: resta comunque un bottino importante di oltre 2 punti a partita, ma solo l’austriaco è riuscito a siglare almeno 2 reti al cospetto di un superlativo e intrattabile Hiller.
Luca Cereda, una grinta e una passione da vero condottiero. Voto: 5. Lo si diceva già quando l’ex head coach dei Rockets era arrivato sulla panchina leventinese: “con lui le cose possono cambiare”. Detto… fatto. Cereda chiede tanto ai suoi, ma dà tanto sotto ogni punto di vista. Capisce di hockey come pochi e sa leggere le partite in maniera sublime. Non era facile raggiungere i playoff dopo tutti questi anni di attesa, non era semplice gestire l’attesa e la pressione che si stava creando alla Valascia fin da ottobre quando si è capito che questa squadra poteva fare bene, non era un gioco cavalcare l’onda senza inciampare, eppure l’Ambrì grazie al suo head coach ci è riuscito. Ha ottenuto ciò che voleva, ha ottenuto la qualificazione ai playoff, durante i quali ha comunque dato filo da torcere al Bienne. E se lo ha fatto, gran merito va proprio a Luca Cereda,
capace di alzare la voce – anche contro gli arbitri – quando ce n’era bisogno, ma nel contempo abile a coccolare nel modo giusto i suoi nel momento del bisogno.
Paolo Duca, un vero DS che può far invidia al resto del Ticino. Voto: 5. Lui ha l’Ambrì nel sangue. Lui vive e respira a colori… biancoblù. Da ex capitano, da uomo di hockey e da conoscitore attento della materia, si è calato alla perfezione nel suo nuovo ruolo di DS e il suo duro lavoro sta dando i suoi frutti. Certo, non aver trovato un nuovo straniero in vista dei playoff è stato un problema, ma non un demerito viste le tempistiche e la “povertà” del mercato – ma alla lunga questa situazione un po’ ha pesato. In ogni caso Duca in questi anni ha creato un ottimo Ambrì, ma messo nelle mani di Cereda un ottimo gruppo. Chissà se dalle parti di Lugano qualcuno non inizi a prendere spunto sul lavoro di DS…
Benjamin Conz, determinante fino in fondo. Voto: 4 ½. Ha avuto il merito non solo di provare a ergersi protagonista nei playoff contro Brunner, Rajala e Fuchs, ma è stato in grado di far dimenticare anche un paio di papere assurde fatte durante la regular season. A proposito di regular… l’ex Lugano è stato assolutamente regolare su tutto l’arco dell’anno, dando prova di maturazione e di maturità.
Fabio Hofer, un vero uomo da powerplay. Voto: 4 ½. Dove lo trovi un giocatore non delle prime due linee che spesso ti può fare la differenza con l’uomo in più? Sicuramente ad Ambrì, dove a rispondere presente c’è Fabio Hofer. Spesso taciuto, quasi sempre dimenticato nelle pagelle e nelle chiacchiere dei tifosi, l'attaccante leventinese ha saputo comunque ritagliarsi uno spazio importante, tanto da siglare comunque 13 reti e 14 assist in regular season. Mica poco!
Michael Fora, un ritorno leggermente a rilento. Voto: 3 ½. È vero, la rete che ha regalato l’unica vittoria stagionale all’Ambrì contro il Bienne porta la sua firma. Lui ha marchiato a fuoco il ritorno al successo in una partita dei playoff, ma il difensore leventinese avrebbe potuto fare meglio. Dopo il suo ritorno dagli Stati Uniti ha faticato a riadattarsi al gioco di Cereda, spesso il powerplay ha perso il ritmo con lui sul ghiaccio, ma ciò che più lascia basiti sulla stagione è quel -10 in regular season, diventato -4 nei playoff, nella speciale statistica dei +/-. E questo nonostante i 14 punti siglati in stagione e i 2 firmati nella post season.
Lorenz Kienzle, una stagione davvero in sordina. Voto: 3. È l’unico vero tassello che non ha funzionato, che non è entrato nei meccanismi e che non è riuscito a farsi spazio nel puzzle disegnato e progettato da Luca Cereda. L’ex Friborgo e Lugano ha giocato pochissimo, solamente 22 partite, mettendo a referto soltanto 2 assist e chiudendo la stagione con un desolante -8. Un’occasione sprecata per lui che faceva ritorno nel “suo” amato Ticino?