Mondo, 19 aprile 2019
Non c'era nessun Russiage. Trump, “Nessuna collusione con la Russia”
“Nessuna collusione fra la campagna di Trump e la Russia”. Il procuratore Generale William Barr, in conferenza stampa, ha confermato che le indagini condotte dal procuratore speciale per le indagini sul Russiagate Robert Mueller, non hanno rilevato alcuna collusione fra il Presidente Donald Trump e la Russia nelle elezione presidenziali del 2016.
Il Procuratore Barr ha riunito i giornalisti in conferenza stampa prima di rendere pubblico il dossier di 400 pagine prodotto da Robert Mueller. “Il vice procuratore generale e io abbiamo concluso che le prove sviluppate dal Procuratore speciale non sono sufficienti per dimostrare che il presidente abbia intralciato la giustizia”, ha sottolineato Barr durante la conferenza stampa.
“Dopo quasi due anni di indagini, migliaia di citazioni in giudizio e centinaia di interviste ai testimoni, il Procuratore speciale ha confermato che il governo russo ha sponsorizzato degli sforzi per interferire illegalmente nelle elezioni presidenziali del 2016, ma non ha trovate evidenze rispetto al fatto che la campagna di Trump o che altri americani fossero collusi in questa iniziativa “, ha osservato Barr.
Il Procuratore speciale Robert Mueller ha consegnato il dossier da 400 pagine lo scorso mese al Dipartimento di Giustizia. Barr ha riassunto i risultati dell’indagine, spiegando che il Procuratore speciale non ha trovato prove di coordinamento fra la campagna di Donald Trump e Mosca e che non ci sono prove sufficienti per incriminare Trump per intralcio alla giustizia.
Barr ha aggiunto che “la Casa Bianca ha collaborato pienamente con le indagini del Procuratore Speciale”, fornendo un “accesso senza restrizioni alla campagna e ai documenti della Casa Bianca, consentendo gli assistenti di alto grado di testimoniare liberamente”.
“No collusione. No ostruzione. per gli haters e per i democratici di sinistra radicali, Game over”. Su Twitter, il Presidente Donald Trump esulta pubblicando una grafica un’immagine in stile Il
Trono di Spade, come già aveva fatto in precedenza annunciando le sanzioni contro l’Iran. I democratici, però, non demordono. Il deputato Jim Himes ha dichiarato che sebbene il Procuratore Generale William Barr sia stato un’incredibile delusione, ha ancora fiducia nelle conclusioni del consigliere speciale Robert Mueller.
Il "Russiagate" è sempre stato lo strumento degli oppositori del presidente Trump per colpire la sua leadership. Un cappio da stringere intorno alla Casa Bianca per evitare che il leader repubblicano potesse attuare la sua politica, in particolare la normalizzazione dei rapporti con la Russia, normalizzazione mai avvenuta nonostante il desiderio espresso dall'allora candidato americano in campagna elettorale.
Furiosi per una vittoria elettorale che aveva di fatto eliminato quel bel mondo cui avevano fatto riferimento per anni, i dem e gli altri grandi segmenti dei repubblicani hanno cercato in qualsiasi modo di colpire la leadership di The Donald. Una strategia fallimentare, come confermano le conclusioni del Procuratore speciale Barr.
Prende quindi fine una delle teorie cospirazioniste più diffuse degli ultimi decenni. Portato avanti senza sosta, dove per due un giorno sì e l'altro pure i media americani annunciavano clamorose rivelazioni e l'imminenente impeachment e arresto di Trump, milioni di dollari spesi e, è probabilmente l'aspetto peggiore, milioni di americani soggetti a una vera e propria psicosi convinti dai media e dalla sinistra che la Putin e la Russia avessero in qualche modo preso il controllo della Casa Bianca.
Il "Russiagate" non è solamente una collossale sconfitta per la sinistra, ma soprattutto per i media, e non solo americani, che hanno contribuito a diffondere una teoria cospirazionista senza alcun fondamento. Con il risultato, ironicamente, di rinforzare infine l'odiato Trump che si trova oggi di fronte un'opposizione, inteso sia come i democratici che i media in gran parte allineati contro di lui, completamente screditati negli anni a venire. Spianandogli di fatto la strada per la rielezione nel 2020.