L’Amazzonia al centro di una disputa geopolitica che scuote il G7. L’opinione pubblica ha attribuito le responsabilità dellgli incendi che stanno devastando la foresta pluviale a Jair Bolsonaro, reo di gestire nel peggiore dei modi un’emergenza mondiale e non solo nazionale. Vari leader europei hanno subito puntato il dito contro il presidente del Brasile, che già prima delle fiamme era mal digerito dalla maggior parte delle cancellerie dell’Unione Europea.
Emmanuel Macron è stato uno dei primi a cavalcare l’emergenza brasiliana per ergersi a salvatore di una patria in mano a un pazzo scriteriato. In un tweet, il leader dell’Eliseo aveva chiesto ai membri dell’imminente G7 – che si sarebbe tenuto di lì a poco – di darsi da fare per trovare una soluzione al disastro ambientale. L’intromissione prepotente di Macron, senza neppure coinvolgere Bolsonaro, non è certo piaciuta a quest’ultimo, che ha accusato il presidente francese di strumentalizzare una questione interna al Brasile per fini politici personali.
Tra l’accordo Ue-Mercosur e l’ombra delle sanzioni
Sono ore difficili per Bolsonaro, accusato da Macron di aver mentito sul suo impegno a favore dell’ambiente e indicato da numerosi gruppi ambientalisti come la causa principale degli incendi che stanno inghiottendo la foresta pluviale amazzonica. Come se non bastasse, secondo quanto riportato dalla Bbc, l’emergenza in Amazzonia potrebbe spingere l’Unione Europea a non ratificare l’accordo commerciale Ue-Mercosur. Sono serviti 20 anni di negoziati per raggiungere una posizione comune su questo accordo, che prevede vantaggi commerciali sia per il blocco europeo sia per quello dell’America Latina.
Adesso tutto potrebbe andare in fumo, perché l’accordo deve essere ancora approvato dalla totalità dei parlamenti dei paesi del Mercosur e dell’Ue. Francia ed Irlanda, ad esempio, hanno