Le prossime elezioni federali passeranno agli annali della storia per le diatribe senza fine scatenate su congiunzioni, convergenze e divergenze tra partiti di sinistra e destra, ma anche di centro. Pure all’interno della medesima coalizione, non passa giorno senza che non volino stracci tra esponenti dello stesso partito ma di diverse correnti - solo la “balena bianca” di democristiana memoria riuscì a gestire queste asperità senza scossoni per quasi un cinquantennio, ma erano altri tempi - tra già esponenti di spicco e presunti o supposti tali. Tutto ciò non fa che disorientare l’elettore, che non ha già particolarmente voglia di fare il suo dovere di buon cittadino quando riceve il materiale di voto (vedasi il sempre più alto tasso di assenteismo) e in questo caso deve fare uno sforzo straordinario di volontà per non gettare la busta con tutto il malloppo necessario ad esercitare il suo diritto di voto nel bidone della carta straccia.
La lotta all’ultima scheda però fa diventare il prossimo 20 ottobre una data fondamentale. E perché? Si sa che l’opinione pubblica ha purtroppo un’idea stereotipata della politica federale: “Berna è lontana, tanto a Berna fanno quello che vogliono”. In realtà non è proprio così. Il prossimo quadriennio sarà fondamentale per la nostra indipendenza e la nostra sovranità. Anche nel 1992, quando votammo sull’adesione allo Spazio economico europeo, non avevamo alcuna chance di vincere: è andata però diversamente. E nel 2014, sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, nessuno avrebbe scommesso un franco sull’esito della votazione: eppure anche in quel caso, il Ticino fece la differenza. Fresco e recente è il risultato dello scorso 19 maggio sul recepimento della direttiva europea sulle armi: è andata male a livello nazionale, ma a livello cantonale abbiamo registrato un successo imprevedibile. Insomma quando c’è da farci sentire, ecco che in Ticino ci siamo.
E ora? Spinti dal vento verde e da una campagna martellante unilaterale gratuita e indiretta su tutti i media (avete notato di questi tempi come iniziano regolarmente i telegiornali dalle nostre parti?), che scientemente utilizzano per la maggior parte aggettivi come “sostenibile, ecologico, europeo, globale, climatico” ad ogni piè sospinto in ogni servizio e in ogni cronaca,