Ticino, 04 novembre 2019

Dipendenti dell’ex Museo cantonale d’arte: "promesse non mantenute e dipendenti non tutelati?"

*Interrogazione Lega dei Ticinesi

Nel messaggio 7045 del 4 febbraio 2015 concernente la costituzione della Fondazione Museo d’arte della Svizzera italiana, rispettivamente per il trasferimento della gestione del Museo cantonale d’arte proprio alla Fondazione, tra i vari aspetti trattati si parlava anche del trasferimento e della gestione futura del personale. In particolare, le 12 persone (equivalenti a 9.2 unità a tempo pieno) nominate presso l’Amministrazione cantonale e attive al Museo cantonale d’arte e al Museo d’arte di Lugano, con il trasferimento nell’organico della Fondazione sarebbero passate da contratto di diritto pubblico a un contratto di diritto privato. Nel messaggio, redatto dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), per quanto concerne il personale in più occasioni è stata espressa la volontà di “prestare particolare attenzione alla definizione dei rapporti con il personale, affinché il passaggio dallo status di dipendente pubblico allo status di dipendente di diritto privato non risulti penalizzante per gli attuali collaboratori.”

Proprio a tal proposito, sempre nel Messaggio in questo viene affermato che “per incoraggiare i dipendenti a optare per la transizione, le condizioni di lavoro presso la fondazione dovranno innanzitutto rispettare i diritti acquisiti” e ancora che “la fondazione dovrà garantire la necessaria cura nell'allestire la regolamentazione del personale, affinché la transizione non comporti svantaggi finanziario sulle condizioni generali di lavoro dei dipendenti pubblici che confluiranno sotto la gestione di diritto privato.”

Si auspicava quindi l’identificazione di soluzioni tali da “incoraggiare il transito degli attuali dipendenti senza eccessive preoccupazioni, considerato come il personale di un museo costituisca per lo stesso un patrimonio di competenze importante e non facilmente sostituibile.” L’organigramma allora ipotizzato teneva in considerazione le competenze delle risorse umane esistenti e la loro possibile ricollocazione.

Tra le ipotesi figurava la creazione di una posizione di marketing e relazioni pubbliche e di una posizione di finanze e contabilità, oltre alla conduzione strategica (affidata al Consiglio di fondazione) e alla consulenza artistico scientifica (commissione scientifica). Dalla
nomina del direttore della Fondazione e dalla sua entrata in funzione il 1 gennaio 2018 la situazione sembra essere ben differente rispetto a quanto auspicato. Nei ruoli indicati sono stati preferiti dei profili già attivi all’interno del Comune di Lugano e nel frattempo alcune persone toccate dal trasferimento non sono più attive professionalmente in seno alla Fondazione.

Si pensi, ad esempio, ai curatori delle precedenti realtà museali che, a seguito della loro partenza (licenziamento?), hanno sicuramente e privato la Fondazione delle elevate competenze settoriali acquisite negli anni e di cui il Cantone – e di riflesso la sua offerta culturale – hanno beneficiato. L’impressione è che quella in atto sia – né più né meno – una classica riorganizzazione aziendale che non tiene minimamente conto di quanto auspicato nel Messaggio.

Questo rappresenta una mancanza di rispetto sia verso le persone toccate da tali decisioni come pure nei confronti di chi, credendo ai buoni auspici formulati nel Messaggio, l’aveva sostenuto. Di fronte a questa situazione Alla luce di questi fatti, mi permetto di chiedere:

1. Delle 12 persone attive nel Museo cantonale d’arte e al Museo d’arte di Lugano, quante di queste sono tuttora alle dipendenze della Fondazione Museo d’arte della Svizzera italiana?

2. Tra coloro che non sono più attivi, in quanti hanno lasciato la Fondazione volontariamente e quanti invece sono stati licenziati? Tra coloro che sono stati licenziati, quali sono le motivazioni che hanno portato a tali misure?

3. Corrisponde al vero che presso la Fondazione Museo d’arte della Svizzera italiana non sia più impiegato nessuno dei curatori precedentemente attivi nelle due realtà precedenti? Se si, chi si occupa di questo importante compito assicurando inoltre la gestione della collezione cantonale e delle sue circa 5'000 opere?

4. Come viene giudicata la situazione creatasi rispetto alle rassicurazioni contenute nel Messaggio, e come si intende porvi rimedio? Non si ritiene, nel caso in questione, di avere l’obbligo morale di intervenire a tutela degli ex dipendenti precedentemente rassicurati?

Massimiliano Robbiani (primo firmatario), Lelia Guscio, Sem Genini, Enea Petrini, Omar Balli, Bruno Buzzini, Andrea Censi,Michele Guerra

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