Mondo, 20 gennaio 2020

Gang di pedofili ignorate dalla polizia inglese per evitare tensioni razziali

Secondo quanto emerso da un’inchiesta interna, che ha preso il nome di “operazione Liden” condotta dalla polizia inglese e riportata dal quotidiano inglese Times, le forze dell’ordine britanniche avrebbero insabbiato indagini per stupri ai danni di minore per quasi 15 anni. La motivazione, secondo gli inquirenti, risiede nella nazionalità pachistana degli stupratori seriali, che avrebbe rischiato di mettere in moto un’ondata razzista che avrebbe destabilizzato la situazione interna del Paese. I fatti si sarebbero svolti quasi interamente nel South Yorkshire, con gli stupri di gruppo perpetrati nella quasi totalità da individui di nazionalità pachistana.

I fatti, che risalgono ad un periodo che va dai primi anni Novanta al 2013, erano stati già messi in luce da InsideOver (vedi articoli correlati), a seguito delle sentenze che avevano portato ad una pena complessiva di oltre 200 anni di galera le 20 persone condannate. La mancanza di indagini accurate e tempestive in grado di portare alla luce i fatti hanno permesso ai quasi 100 indagati di perpetrare i crimini indisturbati per anni, mettendo in pericolo la vita di oltre 1400 ragazze, quasi tutte minorenni, che sono state avvicinate negli anni. Alcune di loro sono state costrette a subire continui stupri per anni, senza possibilità di ribellarsi anche a causa della negligenza della polizia di istanza sul territorio.

La macchia nera della mancata collaborazione delle forze
dell’ordine, che hanno preferito coprire gli aguzzini piuttosto che difendere le vittime, non ha però ancora portato alla luce i nomi dei responsabili all’interno della polizia britannica. Nonostante le parole del portavoce della polizia dello Yorkshire del Sud abbiano ribadito che al giorno d’oggi la negligenza degli agenti non sarebbe più tollerata, i colpevoli delle mancate segnalazioni sono rimasti ignoti, lasciando una ferita ancora aperta nelle vittime degli stupri e nei loro familiari. I dubbi inoltre che forse, senza la costanza di una delle vittime a presentare esposti nei confronti della polizia, nemmeno questo spiraglio venisse fatto nella vicenda sono assai elevati.

La gravità dei fatti era detta anche dal modo in cui essi venivano perpetrati: una delle vittime, al processo del 2018, sostenne di essere stata violentata prima del compimento del sedicesimo anno di età da oltre 100 uomini, tutti provenienti dall’Asia meridionale, con la minaccia addirittura di essere abbandonata in mezzo alla foresta qualora non avesse collaborato.

Le prime indagini ufficiali partirono nel 2004, a seguito della morte di Victoria Agoglia, una 15enne finita nel giro degli aguzzini. Grazie a questa inchiesta fu possibile scoprire una banda di oltre cento uomini dediti a questo tipo di pratiche disumane. La polizia però preferì insabbiare il caso per non creare ulteriori tensioni razziali all’interno del Paese.

Andrea Massardo / Insideover.it

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