Opinioni, 30 gennaio 2020

L’UE nega l’accesso ai dati sugli studi del coronavirus alla Svizzera

Ieri il Dipartimento Federale della Sanità ha fatto sapere che l’Unione Europea nega alla Svizzera l’accesso ai dati sugli studi del Coronavirus, l’agente patogeno responsabile del focolaio di malattia nella Cina centrale. Questo perché la Svizzera non ha ancora firmato l’accordo quadro (lo stesso che Berna ha chiesto, a giugno 2019, di rivedere).

Wuhan, la città dove è iniziato il tutto è una città di 11 milioni di abitanti (paragonabile a Londra per dimensioni) e il principale polo logistico della regione, con destinazioni in tutto il mondo. Le Autorità cinesi hanno isolato questa città e altre 10, continuando a dire che la situazione è sotto controllo, seppur grave. Ma non è molto credibile.

Intanto nella notte si ha notizia che la British Airways intende sospendere tutti i voli diretti in Cina, che un quarto, indicato come grave, caso è
stato scoperto in Francia e che, cosa più preoccupante, non tutti i contagiati presentano i sintomi: vi sono portatori sani.

Negando l’accesso ai dati l’UE attua un altro dei suoi ricatti nei confronti della Svizzera, fondamentalmente dicendo ad essa ed ai suoi abitanti: “O vi sottomettete, o potete estinguervi”, ma in pratica mostrando tutta la sua debolezza. Debolezza emersa già nel confronto, poi perso, contro la Gran Bretagna, che non è usa a farsi sottomettere da nessuno.

Con questo atteggiamento l’Unione Europea ha messo in chiaro che non ha interesse per la vita degli abitanti della Svizzera, né per i loro figli, avendo a cuore solamente i propri interessi economici, e di essere disposta, eventualmente, a barattare le vite umane per qualsiasi sua necessità.

Alessandro Barbero, Candidato al CC di Lugano per la Lega dei Ticinesi

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