Mondo, 31 gennaio 2020
Da oggi il Regno Unito torna a essere un paese indipendente. Che futuro per i britannici fuori dall'UE?
Questo venerdì è il giorno tanto atteso da milioni di persone, britannici in primis ma anche in tutto il continente. Dopo 47 anni di permanenza, spesso difficile, il Regno Unito lascerà l'Unione europea allo scoccare della mezzanotte. Quello di oggi sarà però solo un divorzio più simbolico che reale. Se infatti da oggi Londra non avrà più rappresentanti a Bruxelles, la legge comunitaria, con doveri e diritti annessi, continuerà a essere applicata al Regno Unito, ai suoi cittadini e ai cittadini UE che vivono al di là della manica. In pratica il paese di Sua Maestà per un periodo, chiamato di "transizione", sarà un membro UE senza diritto di voto. Da oggi (ma probabilmente sono già iniziati dietro le quinte) avranno inizio le negoziazioni che regoleranno per davvero la relazione futura tra il Regno Unito e Unione europea. Un periodo che in teoria dovrebbe durare fino a dicembre di quest'anno ma, anche se il premier Boris Johnson ha già escluso questa possibilità, potrebbe essere esteso fino a tre anni.
Ma per chi ci tiene all'indipendenza e alla sovranità del proprio paese, sovranisti, populisti o come li si vuole chiamare, quella di oggi è una giornata storica. Per la prima volta un paese membro, e nemmeno uno dei più piccoli, lascerà l'Unione europea, segnando possibilmente la via da seguire per altri. Visto anche quanto scritto sopra sul periodo di transizione, prima di poter definire la Brexit un successo o un fallimento ci vorrà tempo, ma solo
il fatto di essere arrivati a questo punto, quando esperti e politici di primissimo piano continuavano a predire un apocalisse ai britannici se avessero scelto questa strada, è già un risultato monumentale.
Come detto, tutto dipenderà dal grado di successo degli inglesi nell'assumere il loro destino da soli. Oggi, il Regno Unito di Boris Johson cercherebbe rapidamente un futuro dall'altra parte dell'Atlantico con gli Stati Uniti di Donald Trump, che a sua volta, al contrario del suo predecessore Obama, accoglierà a bracce aperte i britannici. Se commercialmente, quello tra Stati Uniti e Regno Unito è senza dubbio un riavvicinamento naturale, culturalmente inglesi e americani sono lungi dal condividere gli stessi valori e gli stessi gusti.
Che americani e britannici vadano mano nella mano non è quindi così scontato e il rischio quindi è che il Regno Unito non riesca a trovare una sua via solitaria e debba rimanere sotto l'influenza di Bruxelles e legato alle sue istituzioni (come è già il caso per altri paesi europei non appartenenti all'UE, vedi Svizzera e Norvegia). Se l'attenzione sarà rivolta soprattutto all'economia britannica e al suo andamento fuori dall'UE, sarà però anche il grado di indipendenza del Regno e la sua capacità di imporsi senza Bruxelles che influenzerà altri paesi nella loro scelta di proseguire il loro futuro come membri dell'UE o se imboccare, come ha fatto Londra, la via dell'indipendenza e lo strappo dall'Unione europea.