Sport, 13 marzo 2020
“Campionato finito, peccato. Era solo una questione di tempo prima che Il virus arrivasse anche nell’hockey”. Parola di Paolo Duca
Il direttore sportivo è intervenuto dopo l’annuncio della fine della stagione 2019/20 a causa del coronavirus: “I numeri e l’aumento repentino dei casi richiedono misure eccezionali”
AMBRÌ – Niente hockey, niente playoff, niente playout: insomma, niente post season. Dopo aver duellato sul ghiaccio per 50 lunghe, estenuanti e importantissime partite, questa volta le formazioni di National League, così come quelle di Swiss League, degli U20 élite e degli U17 élite, non potranno darsi battaglia per la salvezza e per il titolo. Anche i tifosi, trepidanti per il momento intenso della stagione, dovranno riporre sciarpe e bandiere – non la fede e il tifo, perché quello non succederà mai – e dovranno rimboccarsi le maniche per combattere tutti assieme contro questo virus che sta modificando le nostre abitudini, il coronavirus.
Questa mattina, in seguito a una videochiamata collettiva con tutti i club della Lega Nazionale, in seguito alle decisioni prese dal Consiglio di Stato ticinese mercoledì, si è quindi deciso di chiudere qui la stagione 2019/20. Una prima non sicuramente da ricordare col sorriso. “In questo momento l’hockey e lo sport passano in secondo piano, ci sono delle priorità e la prima in assoluto è la salute – ha sottolineato Paolo Duca, Direttore Sportivo dell’HCAP – Stiamo vivendo una situazione assolutamente delicata e dobbiamo capirlo tutti assieme, dobbiamo renderci conto che tutti dobbiamo fare la nostra parte per vincere questa partita, sicuramente la più importante”.
Concludere qui la stagione non fa certo piacere, ma non c’erano davvero alternative…
Ovviamente ci dispiace per i tifosi, per gli sponsor e per tutti non poter scendere in pista in questo momento, ma ripeto… lo sport passa in secondo piano! Ci
troviamo di fronte a un’emergenza che non è più locale o nazionale ma addirittura internazionale! Ciò dovrebbe farci riflettere, questa è una pandemia, è un qualcosa di globale, che inizia a colpire anche il mondo dello sport. Quindi non dobbiamo pensare ad altro che contribuire come società, come singolo cittadino, seguendo le indicazioni delle autorità e sostenendole, senza criticarle.
Parlando ancora un attimo di sport: la decisione del Consiglio di Stato di mercoledì di impedire ogni forma di allenamento di gruppo e ogni manifestazione sportiva è stata una doccia fredda?
Una doccia fredda no, assolutamente no. Diciamo che forse non ce l’aspettavamo ora, ma eravamo pronti. Era una possibilità che avevamo paventato anche come società e come club, sapevamo che sarebbe potuta arrivare, ma dobbiamo essere onesti: i numeri, il susseguirsi dell’aumento dei casi ricordavano quello che è accaduto anche in altri paesi da due settimane e dove hanno sospeso tutto.
Tra mercoledì sera e questa mattina avete provato a paventare la possibilità di spostarvi in un altro Cantone sia per allenarvi che per giocare o alla fine avevate capito che ormai la stagione era finita?
No, era inutile provare a cercare un’alternativa. Basta guardarsi intorno: ci sono casi di positività al virus anche nel mondo dello sport, del calcio, del basket, del ciclismo, in Italia, in America, in giro per il mondo. Sicuramente arriverà a toccare anche il nostro Paese e il nostro sport. Infine, non possiamo escludere che le restrizioni introdotte in Ticino vengano adottate anche altrove...