Da settimane ormai gli ospiti delle case anziani si trovano “blindati” all’interno delle strutture, senza poter ricevere le visite dei parenti. E’ per il loro bene. Anziani e malati sono le categorie maggiormente a rischio a causa del maledetto coronavirus. Ma è chiaro che, per chi vive in una residenza per anziani, la situazione si fa pesante.
Come scritto la scorsa settimana: per anni si è lavorato affinché le case anziani fossero delle strutture aperte sui quartieri e non dei ghetti; affinché “il pubblico” ci entrasse anche solo per prendere un caffè al bar e per creare movimento e vita sociale. Adesso, da un giorno all’altro, inversione di marcia a 180 gradi: non entra più nessuno eccetto i curanti. Un trauma.
La situazione psicologica per gli anziani si fa difficile: esempio classico, la vecchietta che passa le giornate ad aspettare la visita del figlio che però non arriverà. Sono scene che fanno male. Per il personale curante, già sotto pressione, la presa a carico degli ospiti rattristati ed agitati si fa ancora più difficile.
Alcune opzioni
Gli istituti si stanno ora organizzando per ricreare, seppure “a distanza”, una rete di contatti con il mondo esterno. A Lugano, nelle strutture del LIS (Ente autonomo Lugano Istituti Sociali) ci si muove varie direzioni.
1) Videochiamate tramite tablet. Le case sono state dotate di ipad, gestiti dagli animatori; sia i parenti che gli ospiti possono prenotare una videochiamata. “Il sistema funziona molto bene e le richieste sono tante - osserva il direttore del LIS Paolo Pezzoli -. Tanti anziani non hanno mai utilizzato