Ticino, 10 maggio 2020
Scuola: le responsabilità sono chiare
Come da Diktat del DECS, le scuole comunali riapriranno domani, secondo le direttive - fumose, caotiche e contraddittorie - calate dall’alto dal dipartimento. “Calate dall’alto” è proprio il termine corretto. Il tanto decantato coinvolgimento dei comuni si è concretizzato in due video-riunioni interminabili dove, lo si è ben presto capito, il ruolo dei partecipanti era quello di fungere da foglia di fico per le decisioni già prese dal DECS. Non c’era alcuna volontà di ascolto, né di cercare delle soluzioni diverse e condivise. Le proposte alternative di Lugano e Locarno non sono state neppure prese in considerazione. Ed il dipartimento abbia almeno il buon gusto di non spacciare per “normalità scolastica” quella che riprenderà domani. Perché quella imposta dal DECS non è scuola, è un pasticcio. Domani mattina, migliaia di bambini e ragazzi si troveranno in una “scuola” ben diversa da quella che hanno lasciato a marzo. Pretendere, come si legge nelle direttive dipartimentali, che ricostruirà una quotidianità rassicurante, è una barzelletta.
E’ anche fuorviante sostenere che l’apertura scolastica a metà voluta dal DECS sarebbe una necessaria risposta alla decisione di riavviare le attività economiche. La proposta di Lugano e Locarno, sì che sarebbe stata una risposta adeguata. Quella dipartimentale, per contro, non dà alcuna garanzia che sarà ancora possibile garantire l’accudimento dei bambini nelle giornate (o mezze giornate) in cui non saranno a scuola. Stesso discorso per le mense, che non potranno essere offerte ovunque.
Intendiamoci: chi scrive non è certo un fautore dei lockdown ad oltranza. Ma la scuola si riapre, tutta, se ci sono le condizioni per farlo. Le contorte e bizantine direttive del DECS dimostrano che queste condizioni non ci sono.
E allora sarebbe stato decisamente preferibile scegliere una via alternativa, che garantisse l’accudimento a tutte le famiglie che l’avessero richiesto. Come quella suggerita da Lugano e da Locarno, appunto.
Tanto più che il DECS, nell’ennesima dimostrazione d’incoerenza, impone la riapertura delle scuole comunali in modalità astruse per pochi giorni effettivi di lezione, ma poi contemporaneamente cancella gli esami di maturità malgrado si sarebbero potuti benissimo svolgere in sicurezza. Se il diploma di maturità ticinese dell’anno di disgrazia 2020 sarà carta straccia, con pregiudizio del futuro accademico e non solo di tanti giovani, si saprà chi ringraziare.
Anche un’altra cosa deve essere chiara: non c’è stata alcuna retromarcia di Lugano o di Locarno sulla riapertura delle scuole comunali. Il Cantone ha facoltà di imporla nelle modalità che vuole, anche contro la volontà dei Comuni. E di questa facoltà ha fatto uso.
L’istituto scolastico di Lugano ha messo in campo tutte le risorse umane e tecniche immaginabili, con uno sforzo davvero enorme, per applicare le direttive dipartimentali e mitigare i problemi che esse causeranno. Ma non bisogna farsi soverchie illusioni. I problemi ci saranno ovunque, e la responsabilità se la dovrà assumere chi emette disposizioni che ciurlano nel manico.
Auguri a chi - bambini, docenti, personale scolastico - domani tornerà in aula. E per quei genitori che legittimamente non se la sentiranno di mandare i figli a scuola, le disposizioni dipartimentali prevedono che le assenze verranno comunque considerate giustificate e non arbitrarie. In altre parole: la scuola è obbligatoria, ma se non mandi i figli sei giustificato. Solo una delle tante perle di coerenza del DECS.
Lorenzo Quadri
Municipale di Lugano