Un nuovo capitolo si aggiunge a uno dei casi criminali più sanguinosi della storia svizzera recente. Thomas Nick, l'autore del quadruplice omicidio di Rupperswil, ha ottenuto una vittoria parziale davanti al Tribunale amministrativo del Canton Argovia.
Dieci anni dopo gli eventi e sette anni dopo la sua condanna all'ergastolo con pena ordinaria, il Cantone dovrà riesaminare la sua situazione e concedergli una terapia volontaria. Lo psichiatra forense Thomas Knecht critica fermamente questa decisione. "I miracoli non accadono in questo campo", avverte, interpellato dal Blick.
Nel dicembre 2015, Nick aveva brutalmente assassinato una madre, i suoi due figli di 13 e 19 anni e la fidanzata ventunenne del figlio maggiore a Rupperswil. Prima di ucciderli, aveva costretto il figlio minore a compiere un atto sessuale. Dopo la strage, ha tentato di appiccare il fuoco alla casa per nascondere le tracce. Gli investigatori lo hanno finalmente rintracciato grazie alle sue attività online.
Il desiderio di Nick di iniziare una terapia non è una novità. Già nel 2019, il Tribunale federale aveva respinto la sua richiesta di trattamento ambulatoriale. Tale terapia avrebbe rappresentato la sua unica speranza di liberazione futura.
Questa volta, ha ottenuto una vittoria parziale: il Tribunale amministrativo di Argovia ha stabilito che il cantone avrebbe dovuto riaprire la procedura di revisione, sospesa da diversi anni per mancanza di trattamento. Solo al termine di questa procedura verrà presa una decisione definitiva.
Per Thomas Knecht, rinomato psichiatra e specialista in detenuti pericolosi, questa decisione è incomprensibile. "Il fatto che stia lottando per la sua libertà dimostra quanto sia freddo e calcolatore. Sa perfettamente come verrà percepita dai parenti delle vittime e dall'opinione pubblica, ma non gli importa." "Fiuta solo un'opportunità", sostiene l'esperto.