Mondo, 25 maggio 2020

Il Parlamento UE vuole africanizzare l’Europa!

Il delirante patto ONU sulla migrazione, messo in “stand by“ prima delle elezioni federali (assieme allo sconcio accordo quadro istituzionale) attende sempre al varco. La partitocrazia federale a breve lo tirerà fuori dal cassetto. Tanto più che – grazie all’isterismo climatico – la $inistra del “devono entrare tutti” ha guadagnato posizioni.

Detto Patto ONU, oltre a trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano a cui nessuno si potrà più opporre, include anche la censura: dell’immigrazione si potrà solo parlare bene. Qualsiasi posizione critica verrà denigrata e poi criminalizzata come “discorso d’odio”.
Tutto tace

Del patto ONU sulla migrazione si è sentito parlare parecchio. Lo stesso non si può invece dire di una risoluzione adottata nel marzo del 2019 dal Parlamento europeo a proposito dei “diritti fondamentali delle persone di origine africana”.

E’ vero: visto che non siamo uno Stato membro della fallita UE, la questione non dovrebbe riguardarci. Ma vedremo per quanto durerà. Prima o poi (più prima che poi) arriveranno i soliti camerieri di Bruxelles a pretendere che la Svizzera si adegui, in nome del politikamente korretto.
Sempre più inutile

La risoluzione in questione è un interminabile pistolotto di ben otto pagine farcite di fetecchiate immigrazioniste e xenofile sui poveri africani vittime di discriminazione in Europa e sugli europei cattivi e razzisti che devono “aprirsi”, devono “fare ammenda”, e quindi devono concedere ai migranti economici in arrivo dal continente nero (ma si
potrà ancora dire “nero”?) ogni sorta di diritti ed agevolazioni. Il tutto, è ovvio, a proprie spese ed a proprio danno.

Il fatto che il Parlamento europeo produca simili ciofeche all’insegna dell’autofustigazione, invece di pensare – ad esempio – all’emergenza occupazione ovvero al LAVORO, è l’ennesima dimostrazione della totale inutilità di questo gremio.

Cadono le calzette

A leggere il logorroico documento c’è davvero di che farsi cascare le calzette. Ancora si monta la panna sul passato coloniale e sulla tratta degli schiavi, roba vecchia di secoli! Senza contare che mica tutti gli Stati europei avevano colonie in Africa. Naturalmente tutto si basa sul presupposto, dato per acquisito, che “le minoranze provenienti dall’Africa subsahariana” sarebbero “particolarmente esposte al razzismo ed alla discriminazione in tutti gli aspetti della vita”. Ma va là! Naturalmente nemmeno una parola sul fatto che spesso e volentieri proprio queste minoranze sono loro stesse importatrici di razzismo, antisemitismo,
sessismo, omofobia, eccetera eccetera.

No limits!

Come scontato, non potevano mancare le elucubrazioni sulla presunta violenza “afrofoba” (si inventano pure le parole nuove); per contro, sulle violenze commesse dai migranti… citus mutus! Non esistono!

A dimostrazione che alle scempiaggini non c’è mai fine, gli illustri eurodeputati denunciano che “i bambini di origine africana ottengono voti più bassi dei loro coetanei bianchi”. E quindi? Massimo
dei voti per d’ufficio a chi ha la pelle scura?

Per poi culminare in: “ le persone di origine africana sono sottorappresentate a livello politico”. E allora, dopo le quote rosa, bisogna inventare anche le quote “di colore”?

La lista della spesa

Alle balorde premesse non poteva che far seguito lo sterminato elenco di rivendicazioni. Accompagnate da nessun dovere. Nel lungo catalogo di baggianate c’è solo l’imbarazzo della scelta. Pescando qua e là: - Incoraggiare gli Stati membri dell’UE a celebrare le vicende delle persone di origine africana in Europa (?). Ovvero: tarocchiamo anche la storia, per far contenti gli immigrazionisti!

- Aumentare il sostegno finanziario alle organizzazioni dedite alla lotta al razzismo. Chiaro: avanti con le mangiatoie per gli amici degli amici, finanziate con i soldi dei contribuenti!

- Scoraggiare le tradizioni (!) razziste ed “afrofobe”. Sia chiaro che le tradizioni non si toccano, e se qualche migrante economico non condivide quelle europee, non ha che da tornare al natìo paesello. Domanda a caso: i moretti (dolci al cioccolato ripieni di spuma) dovranno cambiare nome perché razzisti, come del resto pretende anche in Svizzera qualche squinternato?

- Combattere i discorsi xenofobi: ovvero, avanti con la CENSURA! Dell’immigrazione e dei migranti si deve poter parlare solo bene, qualsiasi posizione diversa è reato (vedi Patto Onu sulla migrazione).

- Promuovere l’inserimento professionale degli africani con misure “ad hoc”:
e questo significa penalizzare i residenti, già mal messi, sul mercato del lavoro.

Girare al largo!

Insomma, il senso è chiaro: criminalizzare, censurare, discriminare i cittadini UE per fare spazio ai migranti di origine africana. Ecco le grandi priorità del Parlamento europeo ed ecco dunque un altro motivo per girare bene al largo dai balivi di Bruxelles, che pretendono di imporci le loro leggi.
Altro che sottoscrivere nuovi accordi con l’UE. E’ ora di disdire qualcuno di quelli in vigore. A partire dalla devastante libera circolazione delle persone. Swissexit!

Lorenzo Quadri / MDD

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