Il delirante patto ONU sulla migrazione, messo in “stand by“ prima delle elezioni federali (assieme allo sconcio accordo quadro istituzionale) attende sempre al varco. La partitocrazia federale a breve lo tirerà fuori dal cassetto. Tanto più che – grazie all’isterismo climatico – la $inistra del “devono entrare tutti” ha guadagnato posizioni.
Detto Patto ONU, oltre a trasformare l’immigrazione clandestina in un diritto umano a cui nessuno si potrà più opporre, include anche la censura: dell’immigrazione si potrà solo parlare bene. Qualsiasi posizione critica verrà denigrata e poi criminalizzata come “discorso d’odio”.
Tutto tace
Del patto ONU sulla migrazione si è sentito parlare parecchio. Lo stesso non si può invece dire di una risoluzione adottata nel marzo del 2019 dal Parlamento europeo a proposito dei “diritti fondamentali delle persone di origine africana”.
E’ vero: visto che non siamo uno Stato membro della fallita UE, la questione non dovrebbe riguardarci. Ma vedremo per quanto durerà. Prima o poi (più prima che poi) arriveranno i soliti camerieri di Bruxelles a pretendere che la Svizzera si adegui, in nome del politikamente korretto.
Sempre più inutile
La risoluzione in questione è un interminabile pistolotto di ben otto pagine farcite di fetecchiate immigrazioniste e xenofile sui poveri africani vittime di discriminazione in Europa e sugli europei cattivi e razzisti che devono “aprirsi”, devono “fare ammenda”, e quindi devono concedere ai migranti economici in arrivo dal continente nero (ma si
potrà ancora dire “nero”?) ogni sorta di diritti ed agevolazioni. Il tutto, è ovvio, a proprie spese ed a proprio danno.
Il fatto che il Parlamento europeo produca simili ciofeche all’insegna dell’autofustigazione, invece di pensare – ad esempio – all’emergenza occupazione ovvero al LAVORO, è l’ennesima dimostrazione della totale inutilità di questo gremio.
Cadono le calzette
A leggere il logorroico documento c’è davvero di che farsi cascare le calzette. Ancora si monta la panna sul passato coloniale e sulla tratta degli schiavi, roba vecchia di secoli! Senza contare che mica tutti gli Stati europei avevano colonie in Africa. Naturalmente tutto si basa sul presupposto, dato per acquisito, che “le minoranze provenienti dall’Africa subsahariana” sarebbero “particolarmente esposte al razzismo ed alla discriminazione in tutti gli aspetti della vita”. Ma va là! Naturalmente nemmeno una parola sul fatto che spesso e volentieri proprio queste minoranze sono loro stesse importatrici di razzismo, antisemitismo,