Ticino, 11 luglio 2020

8 anni di carcere al padre di famiglia che maltrattava moglie e figli, "nel mio paese si fa così"

Dovrà scontare otto anni di carcere il 49enne padre di famiglia siriano a processo con l'accusa di aver maltrattato brutalmente moglie e figli con la giustificazione che "nel nostro paese si fa così". Scontata la pena, l'uomo sarà espulso dalla Svizzera per 15 anni. Le violenze sono state commesse tra il 2015 e il 2018 e sono terminate il 26 dicembre di quell’anno con l’arresto dell’uomo dopo che per ore picchiò brutalmente la figlia, "colpevole" di essersi fidanzata senza il suo permesso. Per 3 episodi su 5 è stato confermato il reato di tentato omicidio intenzionale.


Il giudice Amos Pagnamenta nel pronunciare la pena ha ricordato come “più che un padre, l’imputato si è dimostrato un despota maniaco del controllo” e ha aggiunto come le “vittime siano credibili e gli episodi agghiaccianti”, ma pure come il “processo sia stato indiziario”. Pagnamenta
non ha mancato pure di sottolineare come anche per "chi è abituato a trattare casi come questo, la violenza dell'imputato lascia interdetti". 

La procuratrice pubblica Marisa Alfier aveva chiesto una pena di 11 anni per tentato omicidio, oltre a 10 anni di espulsione dalla Svizzera per lo stesso motivo mentre l'avvocata Maria Galliani, che difedendeva l'imputato, aveva invece chiesto il proscioglimento dal reato più grave, quello di tentato omicidio intenzionale, chiedendo una pena massima di 5 anni.

La vicenda non si è tuttavia conclusa qui. Durante il procedimento è infatti emerso che almeno 6 persone sapevano del clima di violenza che regnava in quella casa senza segnalare nulla alle autorità. Dal momento che in questi casi vige l'obbligo di denuncia Il giudice ha quindi chiesto alla procuratrice pubblica Marisa Alfier che vengano aperti nei confronti di queste persone dei procedimenti penali.

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