Sport, 10 settembre 2020
“Djokovic ha un problema con la rabbia: ha bisogno di aiuto”
Dopo la squalifica maturata agli US Open, il suo entourage è preoccupato
NEW YORK (USA) – Senza dubbio è stato e sarà l’evento che ha caratterizzato e che caratterizzerà l’US Open 2020: la squalifica rimediata da Novak Djokovic, molto probabilmente, verrà ricordata di più, o quanto meno alla pari, dell’assenza di pubblico che rende l’appuntamento con lo Slam americano assolutamente strano.
Il 2020 del 33enne serbo è stato fin qui da dimenticare, nonostante una serie infinita di successi sul campo: prima i problemi relativi all’Adria Tour, con tanto di positività al coronavirus, poi le discussioni in merito al vaccino del Covid, con tanto di controversie sull’auto guarigione, passando alle discussioni con l’ATP, fino ad arrivare alla squalifica rimediata a Flushing Meadows.
Tanti, troppi elementi e momenti negativi che potrebbero anche minare la stabilità e l’emotività del serbo che, probabilmente, in un gesto d’ira incontrollata ha spedito via quella pallina, anche se in modo involontario, verso la giudice di linea colpendola alla gola.
Anche la moglie Jelena, tramite Twitter, ha voluto far sentire il sostegno
al marito, postando una foto che mostra Djokovic abbattuto, ma circondato da mani protettive e amorevoli. E c’è chi sostiene che Nole avrebbe davvero bisogno di un sostegno psicologico per superare il tutto.
A proporre queste tesi è la slovacca Daniela Hantuchova che conosce Djokovic da molto tempo, tanto da diventare molto amico. “Sembra che la rabbia gli stia sfuggendo di mano, penso che avrebbe bisogno di un aiuto professionale per gestirla. Lui per me è una persona importante e rispetto tutto ciò che fa per il nostro sport, ma spero che impari la lezione, anche se è arrivato nel momento per lui peggiore, anche perché tra lui e il suo 18° Slam – con tutto il rispetto per gli altri giocatori – c’era solo lui stesso”, ha dichiarato.
“Nole ha sempre le giuste intenzioni ma sbaglia il tempismo, come ad esempio in occasione dell’Adria Tour: un torneo del genere è un’ottima cosa, ma non mentre tutto il resto del mondo si ferma. La medesima cosa vale per la disputa con l’ATP: le cose devono cambiare, ma non ora…”, ha continuato la slovacca.