Una cosa che non vorrei è che qualcuno pensasse che la nuova legge sulla caccia non lo riguardi. Sono passati quasi quarant’anni da quando è stato definito il testo attuale e le condizioni di lavoro di molti contadini di montagna, in questo lasso di tempo, sono diventate sempre più proibitive. Le popolazioni di specie protette, in particolare lupi, linci, castori, aironi e cigni reali, sono aumentate in modo esponenziale, causando sempre più conflitti con l’allevamento, la selvicoltura, la caccia e la pesca.
Queste specie non sono in pericolo d’estinzione e si stanno espandendo oltremodo. In Svizzera vivono ora 10 branchi per un totale di oltre 100 lupi, tra cui vi sono esemplari problematici che predano dai 300 ai 500 capi di bestiame all’anno. Sono ormai purtroppo molti gli allevatori che decidono di interrompere la propria attività a causa del lupo o i viticoltori che ogni anno tentennano perché vedono le proprie vigne devastate da cervi e cinghiali. È fondamentale intervenire subito, perché si tratta dell’ennesima minaccia alla nostra produzione agricola, che si contraddistingue con prodotti di alta qualità, locali, sani e oltremodo sostenibili anche ecologicamente.
La nuova legge permetterà di limitare i danni causati dai grandi predatori, garantendo al contempo la loro protezione. Se invece dovesse essere respinta, la Svizzera si troverebbe di fronte gli stessi problemi incontrati dai paesi limitrofi dove si constata un incremento ormai ingestibile della popolazione di lupi. In Francia, ad esempio, la situazione è talmente critica che si è arrivati a introdurre un decreto che mira a sopprimere ogni anno circa il 20% dei nuovi nati; la decisione spetta ai prefetti e viene presa per cercare di diminuire gli importanti e ormai insostenibili danni alle greggi. Simili misure sono state appena varate anche in Spagna e il resto dell’Europa non tarderà