Il cittadino italiano aveva chiesto il rilascio di un permesso per frontalieri nel febbraio 2017 e aveva subito iniziato a lavorare. Ma già nel giugno successivo, alla luce di quanto emerso dal casellario giudiziale, la Sezione della popolazione aveva respinto la richiesta, fissandogli un termine per cessare l'attività lucrativa intrapresa. L'uomo aveva quindi presentato ricorso al Consiglio di Stato, che però, un anno e mezzo dopo, aveva confermato il diniego.
Egli si è quindi appellato al TRAM, con una serie di argomentazioni piuttosto fantasiose. Il cittadino italiano sosteneva ad esempio che il direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi avrebbe dovuto astenersi o ricusarsi al momento della decisione governativa, "in ragione delle sue precedenti prese di posizione relative a casi analoghi".
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Ma il TRAM sostiene invece che "le esternazioni del consigliere di Stato Norman Gobbi ed il fatto che egli sia membro di un movimento che persegue una politica contro l'immigrazione di massa e sia nel contempo direttore di un Dipartimento che è chiamato ad applicare le varie leggi e disposizioni federali concernenti gli stranieri che intendono lavorare nel Cantone Ticino, non bastano oggettivamente a dimostrare una parvenza di prevenzione nei confronti dell'interessato".
E ancora: "È del tutto normale e legittimo che un membro dell'Esecutivo cantonale esprima delle opinioni di carattere politico su temi che attengono alla sua sfera di competenza e di attività, non sussistendo elementi atti a generare il benché minimo sospetto di prevenzione e di parzialità di Norman Gobbi, allorquando il Consiglio di Stato si è chinato sul merito della presente vertenza".
Il TRAM ha così bocciato questo argomento, così come tutti gli altri argomenti addotti dal pluricondannato cittadino italiano (che durante la procedura ha peggiorato ulteriormente la propria posizione facendosi fotografare in Ticino mentre circolava a 63 km/h in zona 30). Il ricorso è stato respinto e il cittadino italiano dovrà pagare le spese giudiziarie di 1'000 franchi, oltre a cercarsi un nuovo lavoro in Italia. O comunque non in Ticino.
Ma il TRAM sostiene invece che "le esternazioni del consigliere di Stato Norman Gobbi ed il fatto che egli sia membro di un movimento che persegue una politica contro l'immigrazione di massa e sia nel contempo direttore di un Dipartimento che è chiamato ad applicare le varie leggi e disposizioni federali concernenti gli stranieri che intendono lavorare nel Cantone Ticino, non bastano oggettivamente a dimostrare una parvenza di prevenzione nei confronti dell'interessato".
E ancora: "È del tutto normale e legittimo che un membro dell'Esecutivo cantonale esprima delle opinioni di carattere politico su temi che attengono alla sua sfera di competenza e di attività, non sussistendo elementi atti a generare il benché minimo sospetto di prevenzione e di parzialità di Norman Gobbi, allorquando il Consiglio di Stato si è chinato sul merito della presente vertenza".
Il TRAM ha così bocciato questo argomento, così come tutti gli altri argomenti addotti dal pluricondannato cittadino italiano (che durante la procedura ha peggiorato ulteriormente la propria posizione facendosi fotografare in Ticino mentre circolava a 63 km/h in zona 30). Il ricorso è stato respinto e il cittadino italiano dovrà pagare le spese giudiziarie di 1'000 franchi, oltre a cercarsi un nuovo lavoro in Italia. O comunque non in Ticino.