Tifosi caldi sistemati un metro dai giocatori, arbitri costantemente nel mirino dei facinorosi qualche spintone di troppo. I giornalisti, quelli, erano sistemati in una sorta di gabbiotto nella parte superiore della piccola tribunetta principale. Altri tempi, altro basket, altre storie. Quella di una società, quella pregassonese appunto, che viene fondata nel 1963 e che quasi inconsapevolmente dà inizio, grazie alla sua straordinaria vittoria in Coppa Svizzera del 1973, al boom cantonale del basket. Una sorta di precursore. In quell’anno magico il Pregassona fu promosso (imbattuto) in Lega Nazionale A e vinse a Neuchâtel il secondo trofeo nazionale per importanza, battendo in finale lo Stade Français (eliminando prim’ancora in semifinale il fortissimo Olympic Friborgo).
Un successo che fece scalpore e infiammò tutto il movimento cestistico luganese. Fra coloro che fecero la pur breve storia (dal 1963 al 1982) della società della Collina c’era anche Umit Nacaroglu, voluto dal tecnico italiano Enrico Parmigiani che lo aveva visto all’opera in un’amichevole a Varese. Quando il giocatore di origini turche arrivò in città il presidentissimo Adriano Bernasconi gli trovò un mestiere negli uffici della sua fiduciaria a Lugano. A quei tempi il professionismo non esisteva ancora. Pensate: ancora oggi, a distanza di 49 anni, Umit lavora ancora nello stesso posto e manda avanti l’attività dello scomparso dirigente. Con lui abbiamo voluto ripercorrere la storia della squadra della Collina, mettendone a fuoco i momenti più salienti.
Finale di Coppa 1973, un trionfo inaspettato.
Certamente, nessuno avrebbe scommesso su di noi, tuttavia tutti i giocatori erano convinti delle loro possibilità e, forti anche di tre stranieri – Lieparth, Grabic ed il sottoscritto – abbiamo dato tutto quello che potevamo dare. La nostra coppa, se vogliamo dirla tutta, l’abbiamo in verità vinta quando in semifinale siamo riusciti a sconfiggere il Friborgo, che era addirittura più forte dello Stade Français. L’exploit contro i burgundi ci ha praticamente messo le ali e in finale abbiamo messo al tappeto anche i ginevrini, grazie anche al mio decisivo canestro. ( finì 88-84 ndr)
Un’altra finale di Coppa Svizzera, stavolta a Martigny contro il Friborgo fu però amara…
Se ci penso… Eravamo in Lega Nazionale A e sapevamo di potercela giocare sino in fondo. Non sono stati dello stesso avviso gli arbitri che ci hanno falcidiato di falli eliminando anche i nostri stranieri. Malgrado questo siamo riusciti a restare in partita fino alla fine perdendo di poco.
Terzo episodio, terza finale. Persa anche quella. Correva l’anno 1977: si gioca al palazzetto del ghiaccio di Mezzovico di fronte ad oltre 4000 spettatori. Facciamo però un passo indietro, più precisamente alla semifinale della Terzerina con la Federale.
Una partita incredibile. L’infortunio, una settimana prima di Gerlach, ha costretto il nostro presidente Bernasconi, a tornare sul mercato ed alla fine ha trovato un vero colosso, non tanto in altezza (era poco più di due metri) quanto per la sua incredibile forza muscolare, Earl Williams. Aveva giocato nel Maccabi
Tel Aviv. Non aveva un gran tiro da fuori ma sotto canestro era insuperabile, tanto che contro la Federale ha catturato ben 39 rimbalzi. In quel match la nostra squadra ha girato come un orologio ed alla fine abbiamo vinto con pieno merito.
Ad un certo punto, il match della Terzerina è però stato interrotto, visto che due tifosi delle opposte fazioni hanno inscenato un litigio di quelli tosti. Qualcuno ha asserito che quel diverbio fu creato a regola d’arte da qualcuno del Pregassona per far riposare Williams che era stanco, e non giocava da tempo. Aveva una condizione fisica precaria.
Di quell’episodio non ricordo nulla perché ero troppo concenrato sulla partita. Rammento invece
Ad un certo punto, il match della Terzerina è però stato interrotto, visto che due tifosi delle opposte fazioni hanno inscenato un litigio di quelli tosti. Qualcuno ha asserito che quel diverbio fu creato a regola d’arte da qualcuno del Pregassona per far riposare Williams che era stanco, e non giocava da tempo. Aveva una condizione fisica precaria.
Di quell’episodio non ricordo nulla perché ero troppo concenrato sulla partita. Rammento invece
un diverbio tra Williams e Stew Johnson, nient’altro.
Poi ecco la finale, appunto, in un ambiente incredibile.
Noi stranieri non avevamo paura visto che più volte avevamo giocato davanti a grandi platee. Gli altri giocatori erano un po’ sotto pressione, ma poi tutto è sparito e contro il più quotato Viganello ce la siamo giocata fino al supplementare.
Negli ultimi istanti del secondo tempo tuttavia voi avete avuto in mano la palla della vittoria. Halsey si è preso l’incarico del tiro ma lei ha chiamato più volte il passaggio…
È vero, l’americano era dotato di un buon tiro, ma io ero in una posizione migliore, lui ha provato ed ha fallito, peccato. Tutto si è poi deciso nell’overtime.
Il Pregassona aveva limitate disponibilità economiche, eppure negli anni è riuscito a diventare uno dei protagonisti, specie alla Terzerina.
Noi eravamo privilegiati perché eravamo i primi a dotarci di un impianto per il basket in tutta la Svizzera. La nostra palestra è diventata un vero bunker ma noi siamo emersi anche in trasferta. Il Pregassona è stato, se vogliamo, un unicum nel suo genere.
Quando parla del presidentissimo Bernasconi, Naca non riesce a nascondere la sua emozione.
Era il numero uno della società, ha fatto grandissimi sacrifici per permetterci di giocare con le migliori, lui per me è stato poi come un padre. Quando morì ho assunto io la responsabilità della fiduciaria, che lui mi lasciò in eredità.
Nel 1983 ha poi deciso di attaccare le scarpette al chiodo.
Ero sulla soglia dei 40 anni e sentivo ormai il peso degli anni e di alcuni acciacchi. Ho svolto le mansioni di allenatore dei giovani ma per poco, volevo empre giocare e così ho fatto andando nel campetto di Ruvigliana a giocare con ex illustri, primo fra tutti Seo Dell’Acqua.
Va ancora a vedere il basket oggi?
Sì ma l’ambiente non è più quello di una volta. Vedo sempre le stesse facce. Il gioco magari è più spettacolare con i 3 punti, ma la pallacanestro di una volta e specialmente quello del Pregassona, una vera squadra in un clima davvero famigliare, è stata tutt’altra cosa.
Ossia?
C’era più agonismo, tutti i giocatori – stranieri compresi – lottavano per la maglia ed alla fine era sempre una grande festa dopo ogni successo.
Il declino e la scomparsa del Pregassona hanno “cancellato” anche la Terzerina…
Per me è stato come un pugno nel cuore quando mi sono recato un giorno a vederla. L’impianto era diventato in pratica un deposito comunale. La Parrocchia di Pregassona esigeva soldi visto che era proprietaria del terreno. Poi l’esplosione del mondo immobiliare ha tolto l’impianto dalla circolazione, tutto svanito nel nulla, che tristezza…
G.M.
Poi ecco la finale, appunto, in un ambiente incredibile.
Noi stranieri non avevamo paura visto che più volte avevamo giocato davanti a grandi platee. Gli altri giocatori erano un po’ sotto pressione, ma poi tutto è sparito e contro il più quotato Viganello ce la siamo giocata fino al supplementare.
Negli ultimi istanti del secondo tempo tuttavia voi avete avuto in mano la palla della vittoria. Halsey si è preso l’incarico del tiro ma lei ha chiamato più volte il passaggio…
È vero, l’americano era dotato di un buon tiro, ma io ero in una posizione migliore, lui ha provato ed ha fallito, peccato. Tutto si è poi deciso nell’overtime.
Il Pregassona aveva limitate disponibilità economiche, eppure negli anni è riuscito a diventare uno dei protagonisti, specie alla Terzerina.
Noi eravamo privilegiati perché eravamo i primi a dotarci di un impianto per il basket in tutta la Svizzera. La nostra palestra è diventata un vero bunker ma noi siamo emersi anche in trasferta. Il Pregassona è stato, se vogliamo, un unicum nel suo genere.
Quando parla del presidentissimo Bernasconi, Naca non riesce a nascondere la sua emozione.
Era il numero uno della società, ha fatto grandissimi sacrifici per permetterci di giocare con le migliori, lui per me è stato poi come un padre. Quando morì ho assunto io la responsabilità della fiduciaria, che lui mi lasciò in eredità.
Nel 1983 ha poi deciso di attaccare le scarpette al chiodo.
Ero sulla soglia dei 40 anni e sentivo ormai il peso degli anni e di alcuni acciacchi. Ho svolto le mansioni di allenatore dei giovani ma per poco, volevo empre giocare e così ho fatto andando nel campetto di Ruvigliana a giocare con ex illustri, primo fra tutti Seo Dell’Acqua.
Va ancora a vedere il basket oggi?
Sì ma l’ambiente non è più quello di una volta. Vedo sempre le stesse facce. Il gioco magari è più spettacolare con i 3 punti, ma la pallacanestro di una volta e specialmente quello del Pregassona, una vera squadra in un clima davvero famigliare, è stata tutt’altra cosa.
Ossia?
C’era più agonismo, tutti i giocatori – stranieri compresi – lottavano per la maglia ed alla fine era sempre una grande festa dopo ogni successo.
Il declino e la scomparsa del Pregassona hanno “cancellato” anche la Terzerina…
Per me è stato come un pugno nel cuore quando mi sono recato un giorno a vederla. L’impianto era diventato in pratica un deposito comunale. La Parrocchia di Pregassona esigeva soldi visto che era proprietaria del terreno. Poi l’esplosione del mondo immobiliare ha tolto l’impianto dalla circolazione, tutto svanito nel nulla, che tristezza…
G.M.