Mondo, 22 ottobre 2020

Che cosa ci dice il voto di 27 milioni di americani

Contrariamente a quanto accade in molti paesi europei, alle elezioni presidenziali americane è possibile esprimere con anticipo la propria preferenza rispetto alla data stabilita per la consultazione popolare. Ogni Stato, infatti, ha la facoltà di decidere quando aprire le urne, per dare modo ai cittadini già convinti delle proprie intenzioni di esprimere il proprio favore prima della reale scadenza della corsa elettorale. Anche questo dato, però, è molto significativo all’interno del mondo americano: non soltanto perché solitamente si è espresso a favore del Partito democratico ma soprattutto poiché contestualizzato in uno scenario senza precedenti. Mai come quest’anno, infatti, la campagna elettorale è apparsa tanto pirotecnica; caratterizzata dagli attacchi tra Donald Trump e Joe Biden e carente sotto un piano programmatico propositivo. E soprattutto, mai come in questo 2020 aveva polarizzato così tanto l’opinione pubblica e l’elettorato americano, in uno scenario che potrebbe aver spiazzato anche le più preparate società di sondaggi.

Paura degli assembramenti in tempo di pandemia?

Come sottolineato dal Der Spiegel, parte delle motivazioni che potrebbero aver spinto oltre 27 milioni di americani a votare così in fretta potrebbe essere stata la stessa pandemia di coronavirus che ha colpito il Paese come il resto del mondo. Spaventati dalla possibilità che si creassero assembramenti durante le votazioni, infatti, taluni potrebbero aver deciso di evitare il rischio di essere contagiati presentandosi alle urne con largo anticipo, quando ancora erano sostanzialmente vuote.

Premesso comunque che le paure relative alla possibilità di essere contagiati possano aver effettivamente spinto una parte degli americani a votare in anticipo, però, il numero elevato di coloro che hanno già espresso la propria preferenza evidenzia una chiara polarizzazione dell’elettorato americano. Secondo quanto emerso da uno studio americano, infatti, ciò non sarebbe stato possibile se gli americani stessi non si fossero già fatti un’idea chiara circa la propria preferenza, a oltre due settimane di distanza dalle elezioni. E soprattutto, da questa situazione si evince come in questo momento gli Stati Uniti siano profondamente spaccati a metà. tra due visioni esattamente
agli antipodi sia per quanto concerne le questioni interne che quelle estere.

Biden adesso è davvero favorito?

Secondo gli esperti della politica americana, un’alta affluenza nei primi giorni di apertura dei seggi ha storicamente rappresentato un punto di vantaggio a favore dei democratici. E anche questa volta – nonostante le contingenze del 2020 – la sensazione è quella che tale particolarità sia stata rispettata, considerato l’alta affluenza della popolazione afroamericana. Benché infatti non tutti abbiano espresso la propria preferenza per Joe Biden, è fuori discussione come il suo schierarsi iniziale a favore del movimento del Black Lives Matter sia stato un chiaro punto a suo favore.

Tuttavia – e specularmente a quanto accade in Europa – l’elettorato di destra americano si è sempre “mosso” maggiormente nell’ombra, arrivando in molte occasione (l’ultima, proprio nel 2016) a sovvertire i risultati attesi da sondaggi. Il tutto, ovviamente, apponendo il voto soltanto negli ultimi giorni se non nelle ultime ore della votazioni. E sotto questo aspetto, dunque, il vantaggio di cui sembra godere Biden nei confronti di Trump potrebbe essere semplicemente apparente ed essere addirittura smentito dallo scrutinio delle presidenziali.

Biden spinge per il voto anticipato

Negli ultimi giorni di campagna elettorale, il candidato democratico ha cercato di spingere gli elettori a votare “il più presto possibile”, quasi con il timore che il protrarsi della campagna elettorale possa giocare a proprio sfavore sul terreno degli indecisi. E in questa situazione, difficile dunque non leggere all’interno dell’entourage di Biden una profonda preoccupazione circa l’evolversi non soltanto della situazione coronavirus ma anche dei dati provenienti dai settori economici. In caso di risultati non così deludenti in campo economico, infatti, la propaganda di Trump potrebbe assumere particolare vigore proprio in quegli Stati che potrebbero risultare discriminanti per la corsa alla Casa bianca. E se ciò accadesse, difficile dunque che il presidente uscente venga allontanato dalla propria poltrona, soprattutto dopo aver rispettato anche l’ultima delle promesse fatta al proprio elettorato.

Andrea Massardo / insideover.it

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