CHIASSO - Irene Pusterla, dopo una vita trascorsa sui palcoscenici dell’atleta leggera nazionale ed internazionale, ha scritto la parola fine sulla sua carriera. La notizia ufficiale è di questi giorni. Una decisione che dopo quasi 26 anni di competizione ci può naturalmente stare, soprattutto quando ci sono importanti obiettivi famigliari e professionali da realizzare. Ma tant’è: la ragazza cresciuta nelle fila della Vigor Ligornetto e scoperta da Andrea Salvadè ha ottenuto 35 titoli svizzeri (oltre a 55 medaglie a campionati nazionali, due record svizzeri assoluti) ed ha partecipato a molti eventi intemazionali con la Nazionale rossocrociata, le Olimpiadi di Londra del 2002 in primis. Un traguardo prestigiosissimo.
Non è perciò azzardato affermare che sia la migliore atleta ticinese di tutti i tempi, lei che è figlia di quel Fabrizio Pusterla che negli ami Settanta ottemie il primato svizzero sui 100 metri al meeting di Zurigo. Tornando ad Irene: oggi per onorare al meglio la sua brillante carriera di saltatrice in lungo e triplista, ecco una parte dell’ intervista realizzata sul sito della Vigor Ligornetto alla ragazza momo. Un ringraziamento in questo senso va al presidente del club nonché CT Andrea Salvadè e a Emma Lucchina, responsabile stampa.
Irene, quali sono i ricordi più belli che conservi della tua carriera?
I ricordi davvero indelebili sono due: il podio alla Weltklasse di Zurigo nel 2010 e l’ottenimento del limite per i Giochi Olimpici. Il meeting di Diamond League, uno dei più prestigiosi del circuito mondiale, rappresentava un simbolo nella nostra famiglia poiché nel 1970, all’età di 16 anni mio padre aveva vinto la gara dei 100 metri proprio in quella stessa manifestazione. Riuscire a salire sul terzo gradino del podio esattamente 40 anni dopo è stata un ’emozione imparagonabile. Allo stesso modo, l’ottenimento della conferma del limite olimpico, è stata la concretizzazione di un sogno che mi ha portato allo stadio di Londra nel 2012 ed è stato ancora più speciale poiché è giunto dopo un periodo di difficoltà dovuto a un infortunio. Questo senza nulla togliere alle emozioni dei record svizzeri di salto in lungo e di salto triplo, in particolare la misura di 6,76 metri del 2010 a Lugano che mi è valso il limite per i Campionati europei assoluti”.
Nella tua carriera hai dovuto affrontare anche momenti più difficili. Qual è stato il più complicato da superare?
Purtroppo ricordo con amarezza il Campionato europeo 2014 di Zurigo. E una di quelle occasioni che si presenta una volta nella vita e io l’ho vista sfumare senza neppur poter partecipare alla finale, rimanendo la prima esclusa a causa di un terzo salto nullo di un ’inezia, soli sette millimetri. Con Andrea ci eravamo preparati come non mai, e sapevo di stare benissimo. Le aspettative per quella gara erano altissime, ma è bastato davvero un niente per far crollare il castello e i nostri sogni di medaglia. E stato in assoluto il momento più difficile da superare considerando anche le diversi pressioni esterne, soprattutto da parte dei media, sopraggiunte dopo la gara e tese a smontare il nostro grande progetto, ma smentite qualche giorno più
Non è perciò azzardato affermare che sia la migliore atleta ticinese di tutti i tempi, lei che è figlia di quel Fabrizio Pusterla che negli ami Settanta ottemie il primato svizzero sui 100 metri al meeting di Zurigo. Tornando ad Irene: oggi per onorare al meglio la sua brillante carriera di saltatrice in lungo e triplista, ecco una parte dell’ intervista realizzata sul sito della Vigor Ligornetto alla ragazza momo. Un ringraziamento in questo senso va al presidente del club nonché CT Andrea Salvadè e a Emma Lucchina, responsabile stampa.
Irene, quali sono i ricordi più belli che conservi della tua carriera?
I ricordi davvero indelebili sono due: il podio alla Weltklasse di Zurigo nel 2010 e l’ottenimento del limite per i Giochi Olimpici. Il meeting di Diamond League, uno dei più prestigiosi del circuito mondiale, rappresentava un simbolo nella nostra famiglia poiché nel 1970, all’età di 16 anni mio padre aveva vinto la gara dei 100 metri proprio in quella stessa manifestazione. Riuscire a salire sul terzo gradino del podio esattamente 40 anni dopo è stata un ’emozione imparagonabile. Allo stesso modo, l’ottenimento della conferma del limite olimpico, è stata la concretizzazione di un sogno che mi ha portato allo stadio di Londra nel 2012 ed è stato ancora più speciale poiché è giunto dopo un periodo di difficoltà dovuto a un infortunio. Questo senza nulla togliere alle emozioni dei record svizzeri di salto in lungo e di salto triplo, in particolare la misura di 6,76 metri del 2010 a Lugano che mi è valso il limite per i Campionati europei assoluti”.
Nella tua carriera hai dovuto affrontare anche momenti più difficili. Qual è stato il più complicato da superare?
Purtroppo ricordo con amarezza il Campionato europeo 2014 di Zurigo. E una di quelle occasioni che si presenta una volta nella vita e io l’ho vista sfumare senza neppur poter partecipare alla finale, rimanendo la prima esclusa a causa di un terzo salto nullo di un ’inezia, soli sette millimetri. Con Andrea ci eravamo preparati come non mai, e sapevo di stare benissimo. Le aspettative per quella gara erano altissime, ma è bastato davvero un niente per far crollare il castello e i nostri sogni di medaglia. E stato in assoluto il momento più difficile da superare considerando anche le diversi pressioni esterne, soprattutto da parte dei media, sopraggiunte dopo la gara e tese a smontare il nostro grande progetto, ma smentite qualche giorno più
tardi al Weltklasse Zürich, dove ho saputo superare tutte le final iste dell ’Europeo tranne la vincitrice.
Quanto sono stati importanti tuo marito Lucio e la tua famiglia in questi anni?
Lucio è al mio fianco da ormai 13 anni e ricordo benissimo che la prima gara a cui ha assistito è stato un Campionato Ticinese di salto triplo in cui arrivai seconda. Per me non era stato assolutamente un buon risultato, ma lui non conoscendomi ancora a fondo, era venuto a complimentarsi con me: da lì in poi ha capito che avrebbe avuto a che fare con una ragazza che non si accontentava facilmente. Non ha mai smesso di sostenermi e ha dimostrato di avere anche una grande pazienza, nonché una grande intraprendenza, tanto da mantenere la promessa di arrivare fimo a Londra in bicicletta quando avrei preso parte ai Giochi Olimpici. Allo stesso modo la mia famiglia è stata fondamentale in tutto il percorso: non hanno mai smesso di credere in me e mi hanno sostenu to in tutto il mio percorso formativo, accogliendo anche la decisione di suddividere il percorso universitario di psicologia in dieci anni rispetto ai cinque tradizionali.
Quanto sono stati importanti tuo marito Lucio e la tua famiglia in questi anni?
Lucio è al mio fianco da ormai 13 anni e ricordo benissimo che la prima gara a cui ha assistito è stato un Campionato Ticinese di salto triplo in cui arrivai seconda. Per me non era stato assolutamente un buon risultato, ma lui non conoscendomi ancora a fondo, era venuto a complimentarsi con me: da lì in poi ha capito che avrebbe avuto a che fare con una ragazza che non si accontentava facilmente. Non ha mai smesso di sostenermi e ha dimostrato di avere anche una grande pazienza, nonché una grande intraprendenza, tanto da mantenere la promessa di arrivare fimo a Londra in bicicletta quando avrei preso parte ai Giochi Olimpici. Allo stesso modo la mia famiglia è stata fondamentale in tutto il percorso: non hanno mai smesso di credere in me e mi hanno sostenu to in tutto il mio percorso formativo, accogliendo anche la decisione di suddividere il percorso universitario di psicologia in dieci anni rispetto ai cinque tradizionali.
Durante la tua carriera, di frequente ti sei dovuta allenare senza mai poter contare su un gruppo d’allenamento. Quanto è risultato impegnativo per te?
È stato sicuramente più semplice quando andava tutto bene, ma nei momenti di maggior difficoltà tutto diventava più complicato. Negli ultimi mesi mi recavo un paio di volte a settimana a Varese e vedere semplicemente altre persone in pista mi alleggeriva dal carico di lavoro. Ricordo con molto piacere i due anni in cui si è allenata con noi Giovanna Demo, saltatrice in alto, allenata per due anni da Andrea e che ha chiuso la sua carriera nel 2016. Potevamo svolgere molti allenamenti insieme e abbiamo potuto approfittare molto una dell ’altra.
In pedana hai trovato molte rivali, ma hai costruito anche delle solide amicizie. Qual è stata la più significativa?
In pedana ho avuto la fortuna di trovare un 'amica come la pluricampionessa italiana Tania Vicenzino con la quale c ’è stata fin da ragazze una forte empatia e con la quale ho condiviso i momenti più belli così come i più complicati, facendoci sempre forza insieme e riuscendo a risalire anche dai momenti più duri.
Chi è Irene Pusterla oggi?
Oggi sono una psicoioga assistente e mi dedico al 100% al mio lavoro e alla mia famiglia. Sono una sportiva realizzata, che ha concretizzato il sogno di partecipare ai Giochi Olimpici, ma che oggi apprezza le gite in mountain bike, le passeggiate con il cane Lucky e qualche sgarro alimentare in più. A fine giornata arrivo sicuramente stanca mentalmente, ma la stanchezza fisica non è certo quella che mi ha accompagnato negli ultimi ventisei anni.
Infine Irene ha parole di ringraziamento per il tecnico italiano Giuseppe Balsamo: “ Negli ultimi due anni ho potuto contare anche su di lui.... Una persona di estrema competenza e umanità che ha affiancato me e il mio coach storico in un periodo non semplice. Giuseppe ha portato nuovi spunti con il quale abbiamo svolto un eccellente lavoro di squadra".