Il 2021 l’ha definitivamente consacrata, Lara Gut Behrami: sì, perché nelle ultime stagioni, complice anche gli infortuni, sembrava avesse perso quella motivazione e quella lucidità che le avevano permesso di lottare ad armi pari con sciatrici di grande calibro e spessore quali Lindsey Vonn e Tina Maze. Quel titolo di cui sopra, “regina delle nevi” è più che mai giustificato e meritato. Le restituisce quanto le è stato tolto dalla sfortuna: “Questo è un oro che va oltre miei sogni”.
Quelli di una ragazza mai veramente amata nel nostro Cantone (anche se ora sul carro dei vincitori salgono tutti: giornalisti, scrittori, quelli che “ve lo dicevo io”, e via dicendo), quelli di una sciatrice che faceva fatica a regalare un sorriso e che in tanti le hanno appiccicato addosso l’etichetta di “antipatica”. È ben vero che nessuno ha l’obbligo di piacere a tutti, ci mancherebbe. Che conta è la bravura, la capacità di gareggiare nel migliori dei modi e di offrire perle di tecnica sopraffina. Di essere un’atleta
professionale e professionista sino in fondo. Lei, in questo, è stata semplicemente magnifica.
Vincendo tutte le avversità e, anche, le perplessità (parecchie): “ Non ha più stimoli: da quando si è innamorata ha perso mordente”. Panzane, di chi non la conosceva e non la conosce bene: l’atleta di Comano ma leventinese nel cuore, ha vissuto come ogni persona di questa terra una fase di evoluzione personale (o interiore che dir si voglia) che le hanno permesso di conoscere aspetti della vita a lei non ancora perfettamente conosciuti. Lara Gut era diventata semplicemente Lara: la fama, la visibilità e gli onori hanno lasciato spazio alla ragazza sognatrice e alla sua voglia di crescere anche come persona.
I risultati si sono fatti attendere? Poco male. Quando sono arrivati, vedi Cortina, hanno avuto l’effetto dirompente di uno tsunami. La classe della Gut, la mentalità della Gut, lo stile della Gut: i mass media hanno fatto gara a trovare gli aggettivi giusti. A proposito di risultati: la ticinese si è messa al collo l’ottava medaglia ad un campionato mondiale: è la seconda miglior rossocrociata di tutti i tempi (uomini compresi). Meglio di lei, per ora, ha fatto soltanto il grande Pirmin Zurbriggen, che ne ha conquistato nove. Lara ha la possibilità di raggiungerlo e di superarlo. Ha l’età e la classe per farlo.
Ma in questo momento la ragazza di Comano ha ben altro in testa.
Vincendo tutte le avversità e, anche, le perplessità (parecchie): “ Non ha più stimoli: da quando si è innamorata ha perso mordente”. Panzane, di chi non la conosceva e non la conosce bene: l’atleta di Comano ma leventinese nel cuore, ha vissuto come ogni persona di questa terra una fase di evoluzione personale (o interiore che dir si voglia) che le hanno permesso di conoscere aspetti della vita a lei non ancora perfettamente conosciuti. Lara Gut era diventata semplicemente Lara: la fama, la visibilità e gli onori hanno lasciato spazio alla ragazza sognatrice e alla sua voglia di crescere anche come persona.
I risultati si sono fatti attendere? Poco male. Quando sono arrivati, vedi Cortina, hanno avuto l’effetto dirompente di uno tsunami. La classe della Gut, la mentalità della Gut, lo stile della Gut: i mass media hanno fatto gara a trovare gli aggettivi giusti. A proposito di risultati: la ticinese si è messa al collo l’ottava medaglia ad un campionato mondiale: è la seconda miglior rossocrociata di tutti i tempi (uomini compresi). Meglio di lei, per ora, ha fatto soltanto il grande Pirmin Zurbriggen, che ne ha conquistato nove. Lara ha la possibilità di raggiungerlo e di superarlo. Ha l’età e la classe per farlo.
Ma in questo momento la ragazza di Comano ha ben altro in testa.
“Ora punto alla classifica generale di Coppa del Mondo” ha affermato, il suo prossimo grande obiettivo di una stagione strepitosa. Perché quello che è successo a Cortina fa già parte del passato: Lara Gut Behrami ha gioito ed esultato ma nella testa ha la Coppa di cristallo.