Svizzera, 06 maggio 2021
In Svizzera ha cambiato sesso, quindi non può essere espulso(a)
Il Tribunale amministrativo federale (TAF) comunica oggi di aver accolto il ricorso contro l’espulsione di una persona cittadina delle Isole Mauritius che è giunta in Svizzera come uomo ma che oggi si considera una donna. Nonostante sia in assistenza e non abbia in teoria alcun diritto a restare in Svizzera, questa persona rischierebbe di andare incontro a discriminazioni nel caso fosse rimpatriata, secondo il TAF, che ha quindi deciso di prorogarle il permesso di soggiorno.
Il cittadino delle Isole Mauritius era giunto in Svizzera nel 2014 per concludere un’unione domestica con un cittadino elvetico. Aveva quindi ottenuto un permesso di soggiorno.
Nel 2016 ha iniziato un percorso di cambio di sesso, inizialmente con il consenso del proprio partner. Tuttavia, con il progredire di questo processo di transizione, il partner si è trovato in crescente difficoltà, faticando ad accettare il cambiamento. Per questa ragione la coppia si è separata, per poi sciogliere l’unione domestica registrata nel dicembre del 2017.
La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha quindi deciso di non rinnovarle il permesso di soggiorno, ritenendo che la situazione delle persone transgender nelle Isole Mauritius non fosse sufficientemente grave per giustificare l’annullamento del rimpatrio. Di conseguenza, ha respinto la richiesta della persona transgender interessata impartendole un termine per lasciare la Svizzera.
Nel maggio 2019, la persona transgender interessata ha impugnato la decisione della SEM dinanzi al TAF.
Nella loro sentenza i giudici spiegano che nella Repubblica di Mauritius il cambio di sesso è
proibito, tanto a livello medico quanto a livello amministrativo. In caso di rimpatrio, la persona transgender interessata non verrebbe riconosciuta come persona di sesso femminile. Per di più, non è nemmeno certo che possa davvero rimpatriare, dato che la sua identità e il suo aspetto non corrispondono più ai connotati iscritti nel passaporto.
Inoltre, spiegano i giudici, la persona transgender interessata segue un trattamento medico e psicoterapeutico piuttosto pesante, di cui non potrebbe beneficiare se rientrasse in patria. Oltretutto, nella Repubblica di Mauritius le persone transgender sono regolarmente vittima di discriminazioni ed escluse dalla loro famiglia.
Il TAF ha ammesso dunque gli estremi del caso di rigore ai sensi della legge federale sugli stranieri.
La persona transgender interessata lavorava in passato nel settore sanitario. In seguito, il cambio di sesso avrebbe compromesso la sua carriera professionale. Dal 2017 è a carico dell’assistenza sociale.
Tuttavia, spiegano i giudici, sin da allora ha assolto diverse formazioni e misure d’integrazione, tra cui un programma di reinserimento che potrebbe sfociare in un contratto di lavoro di alcuni mesi. Il TAF ritiene dunque, alla luce degli sforzi intrapresi della persona transgender interessata, che la sua situazione possa evolvere positivamente nell’avvenire.
Per questo insieme di ragioni, il Tribunale ha accolto il ricorso e confermato la proroga del permesso di soggiorno a favore della persona transgender interessata. La SEM può ancora impugnare la sentenza dinanzi al Tribunale federale.