Mondo, 06 ottobre 2021
Cittadino svizzero arrestato in Thailandia per aver ucciso un uomo che ha fatto irruzione in casa sua
Un cittadino svizzero 63enne è stato arrestato nella provincia di Udon Thani, nel nord-est della Thailandia per aver ucciso un uomo che si era introdotto in casa sua. I fatti risalgono alla notte tra domenica e lunedì. Poco dopo la mezzanotte, la polizia thailandese ha trovato una persona morta in una casa nella provincia di Udon Thani, in Thailandia. La vittima, un uomo thailandese di 53 anni, avrebbe presumibilmente cercato di entrare nella casa di uno svizzero di 63 anni. Quest'ultimo lo ha picchiato a morte, hanno riferito il giornale thailandese "The Pattaya News" e altri media thailandesi, come riporta "20 minuten". La vittima presentava diverse ferite e lividi sul viso. Inoltre, era legato con una corda quando è arrivata la polizia. Un'autopsia è in corso.
Il 63enne ha presumibilmente picchiato e legato l'uomo con una corda, senza aver intenzione di ucciderlo. Quando il ladro ha cercato di entrare in casa, il cittadino svizzero stava bevendo un caffè. Il ladro portava una pistola e quando ha scavalcato la recinzione della
casa per chiedere soldi, è stato sparato un colpo perché lo svizzero ha cercato di disarmarlo. Dopo averlo sottomesso, lo ha legato perché aveva paura di essere aggredito di nuovo.
Secondo quanto riferiscono i media thailandesi, la moglie del cittadino svizzero avrebbe detto alla polizia che il ladro provava dei sentimenti per lei, dato che in passato aveva cercato di corteggiarla più volte. Ma lei lo aveva respinto ogni volta. Si presume che abbia fatto irruzione nella casa del marito per vendetta. Secondo The Pattaya News, lo svizzero è stato accusato di "lesioni personali con conseguenze letali". Il 63enne da parte sua ha invocato la legittima difesa. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), interpellato da "20 minuten", ha confermato l'arresto dello svizzero. "Siamo a conoscenza di questo caso. L'ambasciata svizzera è in contatto con la persona interessata e le autorità locali. La persona è assistita sotto protezione consolare", ha dichiarato un collaboratore del DFAE.