Sport, 23 dicembre 2021

Il grande Hugo Koblet: James Dean del ciclismo

Protagonista di un’epoca d’oro con Ferdi Kübler. Misteri e dubbi sulla sua morte

Storie maledette, racconti di drammi, tragedie e momenti tristi del mondo dello sport recente e del passato: per non dimenticare eroi, protagonisti e anche figure che in pochi conoscono e sono state segnate da un destino fatale o da un declino irriversibile. Dopo le puntate dedicate a piloti di formula 1, a calciatori, a hockeisti e a cestisti, oggi è la volta di un grande ciclista del passato (e che passato!). Stiamo parlando di Hugo Koblet, che insieme a Ferdi Kübler caratterizzò l'epoca probabilmente più bella e romantica del nostro ciclismo: dalla fine degli Anni Quaranta sino agli Anni Cinquanta del secolo scorso. Un’epoca d'oro - con grandi vittorie nei Giri, nelle classiche e pure ai Mondiali - ravvivata dalla grande rivalità fra i nostri più bravi corridori di tutti i tempi. Oggi il Mattino racconta la storia di uno di loro, Hugo, il pédaleur de charme, la cui vita si spense dopo un incidente stradale a Mönchaltorf (Canton Zurigo) e sul quale ancora oggi aleggiano dubbi e misteri.


Ad un tiro di schioppo dal lago Greifensee, nella campagna zurighese, sorge un villaggio chiamato Mönchaltorf. A malapena vi giungono gli echi della grande città (Zurigo) e la quiete tutto intorno è rotta raramente dal passare del treno o di qualche vettura di grossa cilindrata che viaggia sulle strade che adducono ai centri della regione. Qui, tantissimi anni fa, il 6 novembre del 1964 perse la vita in un incidente stradale uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, il nostro indimenticabile Hugo Koblet, definito pédaleur de charme o il James Dean delle due ruote per la sua bellezza esteriore e per quei gesti da star hollywoodiana che lo caratterizzavano al suo arrivo di una tappa (era sua abitudine aggiustarsi i capelli con un pettine) o durante le premiazioni e i ricevimenti.


Una fine, la sua, che ancora oggi è oggetto di discussioni e teorie: la sua vettura, una Alfa Romeo andò a schiantarsi in modo del tutto inspiegabile contro un albero sulla strada che porta da Esslingen a Mönchaltorf. Hugo morì alcuni giorni dopo all'ospedale di Uster senza riprendere conoscenza. La polizia archiviò il caso anche se non furono trovate tracce di frenata o di sbandata sulla strada, ciò che fece supporre ad un possibile suicidio. Una tesi che con gli anni ha preso sempre più corpo, innescando immancabili polemiche e voci anche fantasiose, smentite per altro dalla ex moglie Sonia Buhl, una ex modella sposata da Koblet quando lei aveva solo 22 anni.


Hugo era nato nel 1925 nel quartiere popolare di Zurigo chiamato Hildestrasse. I suoi genitori erano titolari di una piccola panetteria e lui era incaricato di consegnare il pane a domicilio. Facile capire perché si innamorò del ciclismo: ogni giorno percorreva chilometri e chilometri per le vie della città e ben presto, a 18 anni, vinse la sua prima gara da dilettante. Nel 1947 Koblet, che aveva addosso tutti gli occhi di addetti ai lavori e giornalisti, diventò professionista e vinse la sua prima tappa al Tour de Suisse. A Siebnen staccò in modo clamoroso Coppi, Bartali e Kübler, coloro cioè che dominavano la scena internazionale. Grazie alle sue doti di passista-scalatorevenne chiamato da Learco Guerra per partecipare al Giro d Italia del 1950.


Hugo, che era alla sua prima apparizione alla corsa rosa, impiegò poco ad impossessarsi dello scettro del primato e conquistò anche l'affetto degli appassionati per la sua eleganza e la sua forza fisica. Un
giornalista della Gazzetta dello Sport lo definì 'falco biondo'. Approfittando anche del ritiro di Fausto Coppi, il nostro fu il primo straniero a vincere il Giro. Memorabile. Come la conquista, un anno dopo, del Tour de France, vinto in modo perentorio, anche se Fausto Coppi vi partecipò contro voglia per la morte del fratello Serse in seguito ad una caduta del Giro del Piemonte. 


In quella occasione i giornalisti francesichiamarono Hugo pédaleur de charme e rivelarono un episodio clamoroso: Koblet sul finire del Tour, soffrì la canicola e rimasto senza acqua, ne chiese un po’ a Gino Bartali; il campione toscano però prese la borraccia, si dissetò e poi gettò a terra la stessa. Koblet non disse nulla ma qualche giorno dopo, durante la cronometro che giungeva a Ginevra, mentre stava per superare il toscano si accorse che non aveva più borracce con sé. A questo punto prese la sua e la mise nel porta-borracce di Bartali. La sua sportività era nota.


Ma ci fu un altro episodio eclatante nella carriera del nostro Hugo. Avvenne al Giro nel 1953 prima della tappa Auronzo di Cadore-Bolzano. Koblet, che era in maglia rosa, e Fausto Coppi strinsero stretto un accordo: l’Airone promise al suo rivale, in cambio della vittoria di tappa, che non lo avrebbe attaccato il giorno dopo nella temibile Bolzano-Bormio, permettendogli così di vincere la corsa rosa. Nella salita verso Bormio rimasero in cinque al comando: Coppi, Koblet, Bartali, Defilippis e Fornara. Il Campionissimo non attaccò ma chiese di farlo a Defilippis, che obbedì; Koblet a quel punto si gettò all’inseguimento e Coppi replicò, staccandolo. Era fatta: lo svizzero andò in crisi e il corridore della Bianchi vinse il suo quinto giro, disattendendo alla promessa fatta a Coppi. Koblet non volle mai parlare di quella storia, limitandosi a dire che era stato battuto dal più grande campione di sempre. Il pédaleur de charme vinse poi altre corse, l'ultima fu il Criterium di Locarno nel 1958.


Terminata la carriera accettò la proposta dall’AGIP e fu inviato in Venezuela dove si stabilì a Caracas con la moglie Sonja Buhl. Divenne un abile tennista e si cimentò con lo sci nautico. Nel 1960 rientrò a Zurigo proprio mentre la sua relazione con la bellissima consorte cominciava a scricchiolare. Divenne così responsabile di un distributore di benzina a Oerlikon. La sua parabola era ormai in discesa: come uomo si sentiva frustrato, e in più gli mancava il mondo delle due ruote. Ogni tanto commentava le gare ciclistiche per radio Beromunster, anche se il suo debutto avvenne il 15 ottobre 1961 in occasione del Gran Premio di Lugano. Al suo fianco Marco Blaser. I due fecero coppia per tre anni. Poi cominciarono ad uscire controverse notizie su presunti debiti accumulati da Koblet e su una presunta depressione… Hugo si schianterà con la sua vettura contro un albero a Mönchaltorf il 6 novembre 1964.


Subito dopo l'incidente un contadino della zona rilasciò questa dichiarazione ai quotidiani locali: “Sono accorso con altri contadini e abbiamo capito subito che se avessimo tentato di estrarre Koblet dalla macchina, ne avremmo provocato la morte”. Una morte che ancora oggi fa parlare: malgrado l'assenza di un rapporto che ne confermi l'ipotesi, probabilmente quello fu un gesto disperato. Hugo erastanco della vita.

JACK PRAN

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