MELBOURNE (Australia) – 2-6; 6-7; 2-3 e 0-40 al servizio. Chiunque avrebbe alzato bandiera bianca, chiunque si sarebbe praticamente arreso e consegnato al suo rivale, chiunque dopo poco più di 2h di gioco, subendo le giocate dell’avversario e avendo perso un secondo set che assomigliava a un duello di schiaffoni in faccia avrebbe abdicato. Chiunque… ma non Rafael Nadal. Quello che poteva essere il momento della resa, per il maiorchino è stato quello della rinascita, della risalita, del volerci provare ancora ad ogni costo e della vittoria finale.
A 35 anni (36 a giugno) il mancino di Manacor ha fatto la storia, è entrato ancora di più nella leggenda, e lo ha fatto a suo modo. Rimontando, giocando punto su punto, sprecando anche la prima possibilità di chiudere l’incontro col suo servizio, senza farsi abbattere, rubando nuovamente il servizio a Medvedev – il grande favorito alla vigilia del torneo, dopo l’esclusione di Djokovic – e andando a chiudere la contesa, con un sorriso malandrino che dentro di sé nascondeva (mica tanto) una gioia infinita, un senso di orgoglio e di sacrificio unici al mondo.
“Ma non sei stanco?”, gli ha domandato il russo al termine della maratona durata ben 5 ore e 24 minuti. Medvedev gli ha chiesto quello che un po’ tutti avremmo voluto chiedere a un “ragazzino” di quasi 36 anni colpito pesantemente dal covid a dicembre e con un piede che lo stava quasi costringendo al ritiro qualche mese fa. “Avevo pensato di dirvi che questo sarebbe stato il mio ultimo Australian Open, ma ora non lo penso, farò il mio meglio per tornare l’anno prossimo”, ha spiegato a fine partita un raggiante Nadal, capace così di salire a quota 21 Slam, issandosi in prima posizione nella speciale classifica, staccando di una lunghezza sua maestà Federer e Novak Djokovic. E per fortuna che Rafa non abbia voglia di smettere, perché il tennis ha ancora tanto bisogno di lui e, forse, con questo successo quel titolo di “re” lo ha fatto un po’ più suo.
“Al mio amico le più sentite congratulazioni per essere diventato il primo uomo a vincere 21 Slam. Qualche mese fa scherzavamo sul fatto che fossimo entrambi con le stampelle. La tua incredibile etica per il lavoro, la dedizione, il tuo spirito combattivo sono stati per me un’ispirazione. Sono orgoglioso di aver condiviso con te questi 18 anni e di averti spinto a migliorarti sempre di più. Proprio come tu hai fatto con me. Sono sicuro che arriveranno nuove vittorie, ma per ora goditi questa”, sono state le parole usate da Federer per complimentarsi con Nadal e per incoronarlo in maniera definitiva sull’Olimpo del tennis. Perché sì, volendo e non volendo, dovremmo toglierci tutti il cappello davanti a questo ragazzotto capace non solo di riscrivere la storia, ma di farlo dando una lezione di determinazione e di volontà dalla quale un po’ tutti dovremmo imparare…
A 35 anni (36 a giugno) il mancino di Manacor ha fatto la storia, è entrato ancora di più nella leggenda, e lo ha fatto a suo modo. Rimontando, giocando punto su punto, sprecando anche la prima possibilità di chiudere l’incontro col suo servizio, senza farsi abbattere, rubando nuovamente il servizio a Medvedev – il grande favorito alla vigilia del torneo, dopo l’esclusione di Djokovic – e andando a chiudere la contesa, con un sorriso malandrino che dentro di sé nascondeva (mica tanto) una gioia infinita, un senso di orgoglio e di sacrificio unici al mondo.
“Ma non sei stanco?”, gli ha domandato il russo al termine della maratona durata ben 5 ore e 24 minuti. Medvedev gli ha chiesto quello che un po’ tutti avremmo voluto chiedere a un “ragazzino” di quasi 36 anni colpito pesantemente dal covid a dicembre e con un piede che lo stava quasi costringendo al ritiro qualche mese fa. “Avevo pensato di dirvi che questo sarebbe stato il mio ultimo Australian Open, ma ora non lo penso, farò il mio meglio per tornare l’anno prossimo”, ha spiegato a fine partita un raggiante Nadal, capace così di salire a quota 21 Slam, issandosi in prima posizione nella speciale classifica, staccando di una lunghezza sua maestà Federer e Novak Djokovic. E per fortuna che Rafa non abbia voglia di smettere, perché il tennis ha ancora tanto bisogno di lui e, forse, con questo successo quel titolo di “re” lo ha fatto un po’ più suo.
“Al mio amico le più sentite congratulazioni per essere diventato il primo uomo a vincere 21 Slam. Qualche mese fa scherzavamo sul fatto che fossimo entrambi con le stampelle. La tua incredibile etica per il lavoro, la dedizione, il tuo spirito combattivo sono stati per me un’ispirazione. Sono orgoglioso di aver condiviso con te questi 18 anni e di averti spinto a migliorarti sempre di più. Proprio come tu hai fatto con me. Sono sicuro che arriveranno nuove vittorie, ma per ora goditi questa”, sono state le parole usate da Federer per complimentarsi con Nadal e per incoronarlo in maniera definitiva sull’Olimpo del tennis. Perché sì, volendo e non volendo, dovremmo toglierci tutti il cappello davanti a questo ragazzotto capace non solo di riscrivere la storia, ma di farlo dando una lezione di determinazione e di volontà dalla quale un po’ tutti dovremmo imparare…