Svizzera, 02 marzo 2022

"Studenti di psicologia danneggiati da errori della Commissione federale"

Nel 2018 la Commissione federale delle professioni psicologiche (PsiCo) decise di rendere obbligatorio anche per gli studenti svizzeri che studiano in Italia, come già fanno gli studenti italiani, di svolgere uno stage non retribuito in Italia. Un cambiamento importante che però non fu comunicato ai servizi cantonali di orientamento, che hanno quindi continuato a informare gli studenti sulla base del regolamento precedente.

Un errore non da poco, rimarca il Consigliere nazionale Lorenzo Quadri, che in un'interpellanza alla Consiglio federale chiede se è intenzione del governo ovviare ai disagi provocati da questo cambiamento. Oltre alla mancata comunicazioni agli uffici cantonali, fa notare Quadri, questo cambiamento comporta, per gli studenti interessati, ostacoli burocratici non da poco, non da ultimo la necessità di domiciliarsi in Italia per svolgere lo stage citato sopra. 


Per questo l'esponente della Lega dei Ticinesi chiede al Consiglio federale se è sua intenzione ovviare ai disagi ed alle perdite finanziarie provocati dagli errori comunicativi dei propri servizi agli studenti che,  mal consigliati, hanno cominciato il proprio percorso formativo tra il 2018 e il 2020.

Di seguito il testo integrale dell'interpellanza inoltrata da Lorenzo Quadri:

Interpellanza al Consiglio federale

Studenti di psicologia danneggiati dagli errori di comunicazione della Commissione federale


Nel 2018 la Commissione federale delle professioni psicologiche (PsiCo) ha deciso di rendere obbligatorio anche per gli studenti svizzeri l’iter italiano per conseguire il master in psicologia di chi studia in Italia e intende praticare in Svizzera. Iter che implica, oltre all’esame di Stato, circa un anno di stage osservativo non retribuito in Italia. Ciò porta ad un allungamento degli studi di oltre un anno e mezzo. Con conseguente mancato guadagno.

Il cambiamento in questione non è stato comunicato dalla PsiCo in maniera adeguata ai vari uffici di orientamento professionali cantonali, che hanno continuato a dispensare consulenze agli studenti seguendo la prassi in vigore fino al 2018;  ad esempio in Ticino, del cambiamento di prassi se ne sono accorti oltre due anni dopo.  Durante questo periodo, gli studenti che si sono rivolti all’ufficio di orientamento cantonale hanno ricevuto informazioni errate, basandosi sulle quali hanno compiuto scelte di formazione che probabilmente sarebbero state diverse disponendo di una corretta informazione.

Da notare che il 28 ottobre scorso il Senato italiano ha approvato un disegno di legge collegato alla manovra di bilancio sui titoli universitari abilitanti italiani. Attualmente vige una specifica normativa transitoria per l’abilitazione all’esercizio della professione di psicologo, che viene acquisita previo superamento di un tirocinio pratico valutativo di 1000 ore, una prova orale su questioni teorico-pratiche relative al tirocinio e un esame sulla legislazione e deontologia italiana.  Questo tirocinio, con non poche complicazioni di tipo burocratico, può essere svolto anche all’estero in un ospedale universitario riconosciuto. Gli studenti svizzeri residenti in un cantone sprovvisto di ospedali universitari devono domiciliarsi in Italia per svolgere tale tirocinio. In sintesi, la sorte di chi è stato informato in maniera errata dai servizi cantonali preposti cambia poco.

Far sopportare agli studenti e alle loro famiglie le gravi conseguenze di  una manchevolezza comunicativa imputabile ad un organismo statale lede il principio della buona fede.

Chiedo quindi al Consiglio Federale:

Cosa intende fare il CF (e gli uffici che da esso dipendono), per ovviare ai disagi ed alle perdite finanziarie provocati dagli errori comunicativi dei propri servizi agli studenti che,  mal consigliati, hanno cominciato il proprio percorso formativo tra il 2018 e il 2020?

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi

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