E uno di questi è stato senza dubbio Moreno Argentin, pluridecorato ciclista degli Anni Ottanta: l’italiano, oltre ad aver trionfato al Mondiale di Colorado Spring nel 1986, ha vinto quattro volte la Liegi-Bastogne-Liegi, tre la Freccia Vallone, un Giro di Lombardia e un Giro delle Fiandre sul declinare di una carriera strepitosa. Professionista dal 1981 al 1994 si è imposto anche in tredici tappe del Giro d’Italia (indossando per parecchi giorni la maglia rosa) e due al Tour de France. È stato, pure, due volte campione italiano. Un curriculum di primo piano, insomma, per uno dei corridori più vincenti della storia del ciclismo moderno. Veloce, furbo, tatticamente all’ avanguardia, Argentin è riuscito a destreggiarsi in un periodo in cui gareggiavano i vari Hinault, Fignon Moser, Saronni, Roche, Kelly, tanto per citare alcuni nomi: non scontato!
Di lui Candido Cannavò, direttore storico della Gazzetta dello Sport scrisse: “In Italia avevamo capito che Moreno Argentin, soprattutto grazie ad una forte personalità, prima o poi sarebbe diventato un brutto cliente per i senatori Francesco Moser e Giuseppe Saronni. In certe classiche era decisamente meglio di loro”. Soprattutto nella Liegi-Bastogne-Liegi che il veneto di San Donà del Piave ha vinto, appunto, quattre volte (1985, 1986, 1987, 1991). E proprio alla vigilia della “decana” delle classiche, lo abbiamo sentito per parlare delle sue imprese, della gara odierna e del ciclismo in generale.
Moreno Argentin: chi vince stavolta?
Guardi: dopo aver visto la Freccia Vallone, dico che Alejandro Valverde sarà un cliente pericolosissimo per tutti. Nonostante l’età ha una voglia matta di vincere la sua quinta Liegi ed eguagliare il campionissimo Eddy Merckx.
E Alaphilippe?
Innanzitutto mi spiace che non ci sia Pogacar, che è rimasto in Slovenia per stare vicino alla sua ragazza che ha perso la mamma. Detto questo dico che Alaphilippe, pur se non al top della condizione fisica, è il grande favorito. E non dimenticherei anche Evenepoel, un autentico combattente, che non molla mai ma che dovrebbe tuttavia migliorare dal punto di vista tattico. E ci metterei anche il vostro Hirschi fra i papabili…
Che avrà i gradi di capitano
Vero, sarà lui la guida del team di Gianetti, visto che Tadej non ci sarà. Hirschi del resto è un ottimo corridore e nelle corse che si disputano nelle Ardenne ha già dimostrato di saperci
fare. Lo attendo fra i protagonisti.
E gli italiani?
Andrea Bagioli, che ha corso bene a Huy, ha delle buone possibilità di illustrarsi. È il più in forma dei nostri: ha talento, ha fame e pure qualità. Bettiol? Dovrebbe essere al via ma non lo vedo bene. Nemmeno Vincenzo Nibali che, detto per inciso, mi sembra al capolinea. Ma lasciamoci stupire: il siciliano potrebbe comunque dinamitare la corsa se riuscirà ad essere con i migliori nel finale.
Eppure una volta questa classica era considerata la corsa degli italiani, grazie alle 12 vittorie e alla clamorosa manita del 2002: i primi 5 a tagliare il traguardo furono tutti azzurri (il vincitore Bettini, Garzelli, Basso, Celestino e Codol).
E gli italiani?
Andrea Bagioli, che ha corso bene a Huy, ha delle buone possibilità di illustrarsi. È il più in forma dei nostri: ha talento, ha fame e pure qualità. Bettiol? Dovrebbe essere al via ma non lo vedo bene. Nemmeno Vincenzo Nibali che, detto per inciso, mi sembra al capolinea. Ma lasciamoci stupire: il siciliano potrebbe comunque dinamitare la corsa se riuscirà ad essere con i migliori nel finale.
Eppure una volta questa classica era considerata la corsa degli italiani, grazie alle 12 vittorie e alla clamorosa manita del 2002: i primi 5 a tagliare il traguardo furono tutti azzurri (il vincitore Bettini, Garzelli, Basso, Celestino e Codol).
Purtroppo sembra di parlare di un tempo preistorico. In realtà siamo tornati indietro di 20 anni. A livello di classiche siamo messi male: non ci sono specialisti e le vittorie recenti di Bettiol al Fiandre e Colbrelli alla Roubaix non debbono ingannare. Sono state casuali. In Italia il ciclismo sta vivendo una delle crisi peggiori della sua storia. Il fatto che non ci siano più squadre nel World Tour UCI la dice lunga.
Ma veniamo a Moreno Argentin e alle sue imprese in terra vallone.
Sembra passato un secolo, eppure vedo che qualcuno si ricorda ancora di me (ride, ndr) quando si parla della Liegi-Bastogne-Liegi. Il fatto di averla vinta quattro volte mi rende ancora oggi orgoglioso. Meglio di me ha fatto soltanto Merckx!
Quattro successi strepitosi. Il più bello?
Sono molto legato a tutte, due però hanno avuto un significato particolare: quello del 1987 perché stato clamoroso e perché aveva addosso la maglia di campione del mondo vinta qualche mese prima negli Stati Uniti; quella del 1991 perché tutti mi davano ormai sul viale del tramonto. Alla fine però dovettero ricredersi.
Nel 1987 accadde qualcosa di incredibile.
Roche e Criquelion erano in fuga con quasi trenta secondi di vantaggio sul sottoscritto, Millar e Madiot. Il tutto ad una decina di chilometri dal traguardo. Mi dissi: sarà dura andarli a riprendere. Poi però nelle ultime fasi di gara i due che conducevano le danze cominciarono a fare melina e a guardarsi indietro. Così a meno di un chilometro dal traguardo il loro vantaggio era ormai ridotto a poche centinaia di metri. Quando capii che avrei potuto riacciuffarli, mi misi a tirare come un pazzo e proprio in vista del traguardo gli agganciai per poi beffarli allo sprint. Fu un grande momento, un momento molto emozionante.
Roche era arrabbiatissimo.
Ma non poteva esserlo: si era fatto male da solo. Lui e Criquielion indugiarono troppo e ci permisero di rientrare. Per il belga fu uno smacco: non riusci mai a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi perché sul suo cammino trovò un certo... Argentin. Dal canto suo Roche si prenderà la sua grande rivincita qualche mese più tardi quando ci sorprese tutti ai Mondiali austriaci…
M.A.
Ma veniamo a Moreno Argentin e alle sue imprese in terra vallone.
Sembra passato un secolo, eppure vedo che qualcuno si ricorda ancora di me (ride, ndr) quando si parla della Liegi-Bastogne-Liegi. Il fatto di averla vinta quattro volte mi rende ancora oggi orgoglioso. Meglio di me ha fatto soltanto Merckx!
Quattro successi strepitosi. Il più bello?
Sono molto legato a tutte, due però hanno avuto un significato particolare: quello del 1987 perché stato clamoroso e perché aveva addosso la maglia di campione del mondo vinta qualche mese prima negli Stati Uniti; quella del 1991 perché tutti mi davano ormai sul viale del tramonto. Alla fine però dovettero ricredersi.
Nel 1987 accadde qualcosa di incredibile.
Roche e Criquelion erano in fuga con quasi trenta secondi di vantaggio sul sottoscritto, Millar e Madiot. Il tutto ad una decina di chilometri dal traguardo. Mi dissi: sarà dura andarli a riprendere. Poi però nelle ultime fasi di gara i due che conducevano le danze cominciarono a fare melina e a guardarsi indietro. Così a meno di un chilometro dal traguardo il loro vantaggio era ormai ridotto a poche centinaia di metri. Quando capii che avrei potuto riacciuffarli, mi misi a tirare come un pazzo e proprio in vista del traguardo gli agganciai per poi beffarli allo sprint. Fu un grande momento, un momento molto emozionante.
Roche era arrabbiatissimo.
Ma non poteva esserlo: si era fatto male da solo. Lui e Criquielion indugiarono troppo e ci permisero di rientrare. Per il belga fu uno smacco: non riusci mai a vincere la Liegi-Bastogne-Liegi perché sul suo cammino trovò un certo... Argentin. Dal canto suo Roche si prenderà la sua grande rivincita qualche mese più tardi quando ci sorprese tutti ai Mondiali austriaci…
M.A.