WIMBLEDON (Gbr) – Una volta l’erba di Wimbledon era soprannominata il “giardino di Federer”. Ora il Centre Court dell’All England Club è senza ombra di dubbio il terreno di conquista di Novak Djokovic che ieri, al termine di un torneo londinese funestato da assenze e infortuni, ha trionfato nuovamente, per la settima volta, salendo a quota 21 nella classifica degli Slam vinti. Secondo in classifica, alle spalle del solo Rafael Nadal.
La finale di ieri contro l’australiano Nick Kyrgios è stata bella sì, ma sicuramente non entusiasmante, non epica, non storica. Dopo un primo set in cui il numero 40 della classifica sembrava poter davvero dare del filo da torcere al serbo – che non vinceva da 3 Slam di fila – la finale ha cambiato volto a partire dal secondo parziale, quando Nole ha preso il comando delle ostilità, fino a togliere ogni speranza di vittoria al suo rivale. Dimenticatevi dunque una finale come quella del 2019 contro Roger, mettete da parte quella del 2008 tra lo stesso Federer e Nadal o quella dell’ultimo Australian Open tra il maiorchino e Medvedev, così come la semifinale di Parigi tra l’iberico e Zverev. A Wimbledon ieri si è vista una finale sì, ma non certo uno spettacolo indimenticabile.
Sì perché di storico questo Wimbledon si porterà dietro le assenze di Roger, quella di Zverev (entrambi per infortunio), quella di Medvedev – per decisione degli organizzatori del torneo che hanno escluso gli atleti russi e bielorussi – così come il forfait di Nadal che ci hanno tolto la possibilità di assistere a un torneo epico, quasi omerico. Immaginatevi una finale Djokovic-Nadal, quel Nadal visto e ammirato a Melbourne o a Parigi, o una con lo Zverev visto fino all’ultimo punto della semifinale dell’ultimo Roland Garros o una con Medvedev, capace a New York di negare la gioia del Grande Slam a Nole. Saremmo qui a parlare di un qualcosa di indimenticabile, ma attenzione: a New York, potrebbero non esserci lo stesso Djokovic (per mancanza di vaccinazione), Federer, Medvedev (difficilmente gli atleti russi potranno andare in USA) e Zverev (per infortunio). A distanza di un mese e mezzo o poco più la situazione relativa allo spettacolo potrebbe anche essere inferiore.
Alla fine ieri Wimbledon ha sì reso omaggio a Djokovic ma lo ha anche costretto ad abdicare dal tetto della classifica Atp, visto che il torneo londinese non assegnava punti per il ranking. Di conseguenza è tutto stravolto: il serbo, fresco vincitore, non ha comunque difeso i suoi 2000 punti di 12 mesi fa e scivola dalla prima alla settima posizione. Ci sono al mondo 6 tennisti più forti di lui? Dubitiamo fortemente. Chi ne ha approfittato è stato soprattutto Medvedev che, pur non essendo a Londra, è salito in vetta alla classifica.
Una classifica in cui non compare più il nome di Roger Federer. Il renano dopo 25 anni esce dal ranking dal momento che non ha più punti all’attivo: gli ultimi 600 risalivano alla finale di Wimbledon del 2019 e lo tenevano a galla in 96a posizione. Era dal 22 settembre 1997 che il suo nome non appariva in classifica, quando a 16 anni era il numero 803. Pazzesco.