Una tappa piena di pathos, con un clamoroso gesto, quasi inusuale nel mondo dello sport professionistico moderna: la maglia gialla che aspetta il rivale vittima di un capitombolo; il leader del Tour che si preoccupa della salute dell’avversario ed è consapevole che un’eventuale scatto verso la gloria non avrebbe nulla di nobile. Una tappa, quella di Hautacam ,che rimarrà nella storia e ricorda, per certi versi, il passaggio della borraccia fra Fausto Coppi e Gino Bartali avvenuto sul Galibier, esattamente 70 anni fa, durante la Grande Boucle. Un episodio che ha fatto discutere perché, stando a rivelazioni giornalistiche, sarebbe stato “costruito” dal fotografo che realizzò lo scatto, Carlo Martini. Nulla di spontaneo, allora? La verità vera non la sapremo mai. Ma tant’è: nell’immaginario collettivo di quei tempi, il passaggio della borraccia ebbe l’effetto di stemperare la rivalità accesa fra i due campioni e di migliorare l’autostima degli italiani, alle prese con la ricostruzione del paese dopo gli anni bui della Seconda guerra mondiale.
Ma il ciclismo, oltre alla borraccia di Coppi-Bartali e il recentissimo gesto di Vingegaard nella discesa dal Col de Spandelles, ha offerto altri grandi momenti di fair play. Per esempio nel 1971 e sempre al Tour de France: nella discesa del Col du Menthé, la maglia gialla Luis Ocaña cadde rovinosamente mentre inseguiva Eddy Merckx partito in fuga. Lo spagnolo rimase in coma farmacologico per tre giorni. Quel giorno il suo grande avversario gli rese onore rifiutandosi di vestire sul podio la maglia di leader. Disse il campione fiammingo al termine della tappa che costò all’iberico la Grande Boucle: “Dopo quello che è successo, non ho il morale per continuare. Un Tour del genere non significa più niente, cosa me ne faccio di un trionfo che non vale nulla? Volevo battere Ocaña ma in un duello onesto e regolare, non così. Di questo Tour tutti ricorderanno soltanto una cosa: che Luis mi ha umiliato sulle Alpi”.
Ma il ciclismo, oltre alla borraccia di Coppi-Bartali e il recentissimo gesto di Vingegaard nella discesa dal Col de Spandelles, ha offerto altri grandi momenti di fair play. Per esempio nel 1971 e sempre al Tour de France: nella discesa del Col du Menthé, la maglia gialla Luis Ocaña cadde rovinosamente mentre inseguiva Eddy Merckx partito in fuga. Lo spagnolo rimase in coma farmacologico per tre giorni. Quel giorno il suo grande avversario gli rese onore rifiutandosi di vestire sul podio la maglia di leader. Disse il campione fiammingo al termine della tappa che costò all’iberico la Grande Boucle: “Dopo quello che è successo, non ho il morale per continuare. Un Tour del genere non significa più niente, cosa me ne faccio di un trionfo che non vale nulla? Volevo battere Ocaña ma in un duello onesto e regolare, non così. Di questo Tour tutti ricorderanno soltanto una cosa: che Luis mi ha umiliato sulle Alpi”.
Merckx se ne voleva andare dal Tour ma il suo direttore sportivo Driessens lo convinse a restare. “È anche quello un modo per rendere omaggio ad Ocaña” gli suggerì il dirigente della Molteni.
Circa trent’anni dopo, sempre suoi Pirenei si verificò un altro incidente in corsa: luglio 2003, il tedesco Jan Ullrich attende il rivale di tante battaglie Lance Armstrong, finito pesantemente a terra durante la salita a Luz Ardiden. Ma non è finita: passano 19 anni e nella Liegi-Bastogne- Liegi 2022 il francese Romain Bardet soccorre il connazionale Alaphilippe, finito contro una pianta. 'È stato un incubo! Dopo la caduta mi sono guardato intorno e ho visto Julian 5-6 metri più in basso da dove mi trovavo io e nessuno arrivava per soccorrerlo. Si vedeva che aveva veramente bisogno d'aiuto, e allora sono andato io". Con queste parole Bardet raccontò quanto era successo nei momenti successivi alla caduta del gruppo durante la Doyenne. Umano e solidale.
ARNO LUPI