Vogliamo dimostrare a tutti coloro che ci danno per spacciati, a quelli che da un mese ci mettono all’ultimo posto nei sondaggi, che non siamo venuti nella massima serie a fungere da materasso o da vittima sacrificale. Chi afferma che torneremo subito nel torneo cadetto, verrà smentito. Il Winterthur stupirà tutti, vedrete”.
Parole forti, decise. Sicure.
Sono dettate dal fatto che questa società ha lavorato bene negli ultimi anni e sta raccogliendo i primi frutti. Inserimenti mirati, con giocatori giovani e di prospettiva. Senza spese folli o rincorse inutili a elementi costosi. Del resto il nostro budget sfiora appena gli 8 milioni di franchi. Tante idee, tanta passione e tanto entusiasmo: noi investiamo su questo.
Facciamo un passo indietro, alla recente promozione.
E qui bisogna fare un grande complimento al mio predecessore, ad Alex Frei, che ha saputo condurre in porto un’operazione assai difficile, il tutto in un contesto molto particolare: tre squadre, noi, lo Sciaffusa e l’Aarau, a lottare per l’ascesa all’ultima giornata! Non era certamente semplice gestire la pressione. Alex è stato bravo. Lui, con la società e i giocatori hanno compiuto una specie di impresa.
E aggiunge…
Come non dimenticare, allora, i nostri eccezionali fan. Hanno sostenuto la squadra con un tifo all’inglese. Costante, rumoroso, mai domo, anche nei momenti difficili. In Svizzera sono poche le società che possono vantare un pubblico così entusiasta e molto colorito.
Il Winterthur, fra l’altro, è tornato in Super League dopo 37 anni d’assenza.
Un vero e proprio percorso ad ostacoli. Tanti anni di cadetteria e pure una caduta in Prima Lega. Anni di delusioni e sofferenze che però sono state infine cancellate dal grande entusiasmo tornato di casa alla Schützenwiese, il nostro stadio-fortino. Che, detto per inciso, per noi potrebbe rivelarsi decisivo.
A proposito di Alex Frei: non sarà facile sostituirlo.
Come ho detto prima, ha fatto un grande lavoro. Ma ciò non mi spaventa affatto. L’esperienza accumulata nella nazionale svizzera Under 19 mi
Parole forti, decise. Sicure.
Sono dettate dal fatto che questa società ha lavorato bene negli ultimi anni e sta raccogliendo i primi frutti. Inserimenti mirati, con giocatori giovani e di prospettiva. Senza spese folli o rincorse inutili a elementi costosi. Del resto il nostro budget sfiora appena gli 8 milioni di franchi. Tante idee, tanta passione e tanto entusiasmo: noi investiamo su questo.
Facciamo un passo indietro, alla recente promozione.
E qui bisogna fare un grande complimento al mio predecessore, ad Alex Frei, che ha saputo condurre in porto un’operazione assai difficile, il tutto in un contesto molto particolare: tre squadre, noi, lo Sciaffusa e l’Aarau, a lottare per l’ascesa all’ultima giornata! Non era certamente semplice gestire la pressione. Alex è stato bravo. Lui, con la società e i giocatori hanno compiuto una specie di impresa.
E aggiunge…
Come non dimenticare, allora, i nostri eccezionali fan. Hanno sostenuto la squadra con un tifo all’inglese. Costante, rumoroso, mai domo, anche nei momenti difficili. In Svizzera sono poche le società che possono vantare un pubblico così entusiasta e molto colorito.
Il Winterthur, fra l’altro, è tornato in Super League dopo 37 anni d’assenza.
Un vero e proprio percorso ad ostacoli. Tanti anni di cadetteria e pure una caduta in Prima Lega. Anni di delusioni e sofferenze che però sono state infine cancellate dal grande entusiasmo tornato di casa alla Schützenwiese, il nostro stadio-fortino. Che, detto per inciso, per noi potrebbe rivelarsi decisivo.
A proposito di Alex Frei: non sarà facile sostituirlo.
Come ho detto prima, ha fatto un grande lavoro. Ma ciò non mi spaventa affatto. L’esperienza accumulata nella nazionale svizzera Under 19 mi
servirà ad affrontare questa nuova avventura, che anche per il sottoscritto è una novità assoluta, visto che in Super League non ho mai allenato.
Timori?
Nessuno, ci mancherebbe. Quando si arriva a questi livelli, bisogna prendere la situazione per le...corna e affrontare ogni ostacolo con determinazione e serenità. Su di me non c’è nessuna pressione. La società mi ha chiesto soltanto di salvare la squadra e di giocare secondo le mie convinzioni. Di
Timori?
Nessuno, ci mancherebbe. Quando si arriva a questi livelli, bisogna prendere la situazione per le...corna e affrontare ogni ostacolo con determinazione e serenità. Su di me non c’è nessuna pressione. La società mi ha chiesto soltanto di salvare la squadra e di giocare secondo le mie convinzioni. Di
meglio non potevo trovare!
Lei ha acquisito esperienza anche nelle stagioni da calciatore.
Beh, direi che il mestiere di allenatore lo impari anche giocando. In tanti anni di carriera, in Svizzera come in Inghilterra, Spagna e Germania, mi sono confrontato con situazioni di gioco che ho assimilato ed ho poi provato ad applicare alle mie squadre. In particolare le esperienze nel Friburgo e nel Leicester sono state fondamentali.
Che tipo di allenatore è Bruno Berner?
Non seguo le mode, mi piace far giocare i calciatori senza snaturarne le loro caratteristiche. Mi reputo un tecnico moderno, che sa adattarsi ad ogni situazione. Ormai nel calcio attuale non si inventa più nulla, o quasi. E quindi bisogna essere pratici. Spero di esserlo abbastanza per regalare tante soddisfazioni ai tifosi del Winterthur.
Nello staff tecnico lei può contare su due personaggi molto conosciuti.
Stephan Lehmann è il preparatore dei portieri, Dario Zuffi il mio assistente. Una coppia ideale per lavorare al meglio e che non ha bisogno di presentazioni. Li conoscevo bene entrambi, con loro vado sul sicuro.
Tornando alla Super League: nella partita d’esordio non avete affatto sfigurato contro il Basilea.
Avremmo anche potuto vincere (è finita 1-1, ndr). L’entusiasmo per il debutto nella massima lega ci ha dato naturalmente una grande carica. E i renani hanno faticato parecchio a contenerci. Dovremo essere bravi a mantenere sempre alta la nostra euforia.
Prima la Nazionale Under 19, adesso il Winterthur. Dove vuole arrivare Bruno Berner?
Non ci ho mai pensato...Davvero!
M.A.
Lei ha acquisito esperienza anche nelle stagioni da calciatore.
Beh, direi che il mestiere di allenatore lo impari anche giocando. In tanti anni di carriera, in Svizzera come in Inghilterra, Spagna e Germania, mi sono confrontato con situazioni di gioco che ho assimilato ed ho poi provato ad applicare alle mie squadre. In particolare le esperienze nel Friburgo e nel Leicester sono state fondamentali.
Che tipo di allenatore è Bruno Berner?
Non seguo le mode, mi piace far giocare i calciatori senza snaturarne le loro caratteristiche. Mi reputo un tecnico moderno, che sa adattarsi ad ogni situazione. Ormai nel calcio attuale non si inventa più nulla, o quasi. E quindi bisogna essere pratici. Spero di esserlo abbastanza per regalare tante soddisfazioni ai tifosi del Winterthur.
Nello staff tecnico lei può contare su due personaggi molto conosciuti.
Stephan Lehmann è il preparatore dei portieri, Dario Zuffi il mio assistente. Una coppia ideale per lavorare al meglio e che non ha bisogno di presentazioni. Li conoscevo bene entrambi, con loro vado sul sicuro.
Tornando alla Super League: nella partita d’esordio non avete affatto sfigurato contro il Basilea.
Avremmo anche potuto vincere (è finita 1-1, ndr). L’entusiasmo per il debutto nella massima lega ci ha dato naturalmente una grande carica. E i renani hanno faticato parecchio a contenerci. Dovremo essere bravi a mantenere sempre alta la nostra euforia.
Prima la Nazionale Under 19, adesso il Winterthur. Dove vuole arrivare Bruno Berner?
Non ci ho mai pensato...Davvero!
M.A.