Nazionale: Shaqiri ha vinto due Champions League da riserva (Bayern e Liverpool) e a livello di club ha avuto i suoi migliori momenti quando giocava in Svizzera. All’estero non ha mai fatto sfracelli. Forse gli bastava la condizione di ricco milionario per star bene. A livello sportivo non si è dannato l’anima. Con la nazionale rossocrociata ha tirato fuori il meglio di sé, con giocate da fuoriclasse (ricordate il gol segnato alla Polonia agli Europei del 2016?) e attitudini da leader. Un fenomeno, Xherdan? Forse, ma in fondo a lui non gli è mai importato nulla o non ci ha mai veramente creduto. Genio e sregolatezza? In un certo senso, sì.
Miracolo: nel 2018 la Svizzera gioca i Mondiali di Russia ed è inserita in un girone di ferro, avversari Brasile, Serbia e Costarica. Qualificarsi, dicono gli esperti, è quasi un miracolo. La forza dei sudamericani e dei balcanici è riconosciuta, anche se tutti ci temono, perché nel corso degli anni la nazionale rossocrociata è diventata una bella realtà del calcio internazionale. A guidarla ora è Vladimir Petkovic, che in passato aveva allenato Locarno, Lugano, Bellinzona e Lazio (vincendo una Coppa Italia). È slavo, si dice, e riuscirà far convivere le varie anime etniche della nostra rappresentativa. Russia 2018 sarà un bel banco di prova.
Tutti contro: arriva il giorno della sfida contro la Serbia: i nostri hanno fra l’altro esordito con un prestigioso pareggio contro Neymar e soci. La sfida giocata a Kaliningrad si rivela subito ostica per la Svizzera, che va sotto di un gol nella fase iniziale e si becca pure i fischi dei tifosi serbi e pure di quelli russi, accumunati da un sentimento di anticafratellanza. Ma Shaqiri non ci sta e prende per mano la squadra. La Serbia vacilla e la nazionale di Petkovic sale di tono. Inevitabile che succeda qualcosa. E infatti nelle fase finali Xhaka e Shaqiri, due giocatori di origini kosovare, ribaltano il risultato e la sfida. Entrambi imitano il volo dell’aquila, simbolo della bandiera albanese. Sugli spalti i tifosi serbi schiumano di rabbia e mandano all’inferno i nostri.
Le reazioni: per i serbi è un durissimo colpo, la Svizzera è praticamente agli ottavi di finale. Ma non solo: le due reti rossocrociate sono state segnate da due giocatori che più di tutti erano motivati a sbeffeggiare i rivali, Xhaka e Shaqiri, appunto, nati nel Kosovo e poi fuggiti con le loro famiglie in Svizzera ai tempi delle persecuzioni serbe contro l'etnia albanese. 'La mia esultanza dopo il gol al 90'? Non ne voglio parlare, diciamo che ero molto emozionato dopo aver segnato' dice Xherdan al termine della partita mentre Petkovic cerca di smussare gli angoli: 'È chiaro che nel momento del gol un calciatore sente emozioni particolari. Però credo che tutti noi dobbiamo lasciare fuori la politica dal calcio'. Stupiscono le parole di capitan Stefan Lichsteiner: 'C'è stata una guerra durissima per molti genitori dei nostri giocatori, c'erano pressioni e provocazioni, i nostri compagni hanno fatto benissimo'. Inutile dire che Belgrado ha protestato vivacemente per il gesto, definito politico, ed ha messo sotto accusa anche l’arbitraggio. La federazione svizzera critica i due giocatori mentre il Blick definisce stupida e inutile la loro azione. Un modo ribelle per protestare contro chi ha procurato dolore e sofferenza. O no?
JACK PRAN