Sport, 26 settembre 2022

Roby Baggio, nemico giurato del fanatismo sacchiano

Mondiali 1994 l’attaccante mandò a quel paese il suo CT e portò gli azzurri in finale

LUGANO - La Nazionale: Roberto Baggio è probabilmente il miglior giocatore italiano di tutti i tempi. Un giudizio opinabile, ci mancherebbe. Ma non ne vediamo altri al di sopra del Divin Codino. Rivera, Riva, Meazza? Mah… Continuiamo a pensare che le giocate, in veloce esecuzione, cariche di genio e talento, siano un marchio indelebile del talentuoso attaccante vicentino. Non ha vinto molto, è vero: ma non è con questo metro di giudizio che si possono stilare classifiche di merito. Roby è stato, pure, uno dei giocatori più amati dal pubblico: non da quello fiorentino, piuttosto che juventino, interista, milanista, bolognese o bresciano. No, da quello azzurro! Sì, perché le sue gesta in Nazionale (dal 1994 al 1998) gli hanno garantito la popolarità e l' amore dei tifosi italiani. Più di ogni altro.


Gli allenatori: non ha mai avuto dei buoni rapporti con i suoi tecnici. Con Marcello Lippi è quasi venuto alle mani, con Arrigo Sacchi non si è mai preso veramente (soprattutto in azzurro) e con il sindacalista Renzo Ulivieri neppure. L’unico che lo ha veramente capito e sostenuto è stato Carletto Mazzone, che ai tempi di Brescia riuscì a ricostruirlo nel morale dopo tante delusioni provocate dagli infortuni e dalle incomprensioni con allenatori che non amavano il suo genio. Fra i quali anche Carlo Ancelotti, che a Parma non lo volle.


Notti magiche: Baggio esplode in tutta la sua fantastica bravura ai Mondiali italiani del 1990. Con Schillaci porta un’Italia pimpante sino alle porte della finale. Ma proprio sul più bello, nella semifinale di Napoli contro l'Argentina di Maradona, perde ai rigori. In quella occasione il CT Azeglio Vicini gli preferì Vialli. Una scelta che a lungo venne contestata. Ma 4 anni dopo Baggio mostrerà la sua grandezza trascinando, letteralmente, gli azzurri in finale. 



Aereo: a pochi minuti dal termine della sfida degli ottavi contro la Nigeria, gli azzurri sono sotto. I Mondiali americani del 1994 sono ormai andati. Arrigo Sacchi disse: “Mi vedevo già sull’aereo che ci avrebbe riportato a casa”. E invece Baggino prende in mano la squadra e ribalta il risultato. Da solo. Non è ancora finita l’avventura. Anzi, è appena iniziata.


Norvegia: e pensare che la rassegna iridata del 1994 era cominciata male per gli italiani. Nella sfida contro la squadra scandinava il portiere Pagliuca viene espulso e Sacchi inserisce Marchegiani al suo posto. A quel punto decide di togliere Baggio: mal gliene incolse: il fantasista esce arrabbiatissimo e bisbiglia “questo è matto” in mondovisione. Fu l’apice di uno scontro calcistico filosofico. Il CT azzurro non aveva mai amato i solisti. Soprattutto quelli bravi. La squadra e il gioco, la squadra e gli schemi erano davanti a tutto. Ma in quel Mondiale gli azzurri andarono avanti grazie alle individualità e alla tenacia e alla classe immensa del ragazzo di Caldogno.


Pagliuca dixit: sul rapporto esistente fra Sacchi e Baggio, l’ex portiere della Nazionale Gianluca Pagliuca non ha mai avuto dubbi: “Resto dell’idea che Sacchi a USA 94, lasciando in campo Signori e togliendo Baggio, fece la cosa giusta. Qualcuno scrisse che lo spogliatoio si era rivoltato contro il Mister ma in realtà non fu così. Pura invenzione. I due non si amavano, ma si rispettavano. Roby ha avuto un rapporto decisamente peggiore con Lippi”.


Europeo 1996: che il rapporto fra Arrigo Sacchi e il fantasista fosse comunque incrinato e agli sgoccioli, lo si capì quando il CT non convocò Roby alla rassegna continentale del 1996 in Inghilterra. Ancora Gianluca Pagliuca: “Sacchi pian piano fece fuori tutti, anche me. Era il suo credo: la squadra più dei singoli. Quando Baggio è calato, non l'ha più chiamato”.


Fuori dagli schemi: a differenza di tantissimi colleghi Baggio non ha mai amato i riflettori. Si è sempre tenuto alla larga dai taccuini e dai microfoni. Anche quando era attaccato da una certa frangia della stampa oppure quando era ignorato dai tecnici o criticato dai suoi allenatori. Ha però agito di conseguenza e quando gli hanno mancato di rispetto: a Lippi, per esempio, non ha risparmiato critiche feroci nel suo libro.

JACK PRAN

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