Due ricattatori sono stati giudicati colpevoli di estorsione, ricatto e violazione di domicilio dal Tribunale di Polizia della Montagna e della Val-de-Ruz, nel canton Neuchâtel, per aver spinto una donna ad avere una relazione con un uomo musulmano sposato e aver minacciato di diffondere le immagini dei loro rapporti amorosi.
Il direttore del Museo delle Civiltà Islamiche di La Chaux-de-Fonds era stato filmato a sua insaputa nell'autunno del 2020. Dopo aver ricevuto un pagamento di 4'300 franchi, i due imputati hanno aumentato il riscatto a 20'000 franchi. Ma il riscatto era troppo alto e la vittima del ricatto ha finito per sporgere denuncia.
Undici mesi dopo l'udienza, il Tribunale di polizia ha emesso la sentenza, riferisce la radio "RTN". Il primo imputato era assente all'udienza. Aveva organizzato l'arrivo - da Clermont-Ferrand a La Chaux-de-Fonds - della donna che fungeva da esca, come dimostra un biglietto trovato sul suo smartphone. Aveva confessato di volersi vendicare della sua guida spirituale che, a suo dire, lo aveva fatto lavorare senza retribuzione.
Dopo un soggiorno in un ospedale psichiatrico, il ricattatore è tornato in Egitto un anno dopo la realizzazione del “sextape”. Il verdetto in contumacia: sette mesi di carcere sospesi per due anni.
Motivato dal desiderio di guadagno, il secondo imputato ha negato ogni coinvolgimento. Ha ricevuto una multa di 160 aliquote giornalire a 80 franchi, cioè un totale di 12'800 franchi sospesi per due anni, oltre a dover pagare una multa di 1'000 franchi. L'identità della giovane ventenne che si era recata al museo sotto falso nome non è stata accertata.