La Confederazione rifiuta di far scontare la pena in Svizzera a due uomini con passaporto svizzero incarcerati in Marocco con l'accusa di terrorismo. I due sono stati condannati in relazione all'omicidio a sfondo jihadista di due giovani turisti scandinavi nel dicembre 2018 a Imlil. Dopo aver respinto due richieste di trasferimento presentate da uno dei due detenuti (nei confronti del quale, peraltro, è stato avviato un procedimento di privazione della cittadinanza), il 27 febbraio l'Ufficio federale di giustizia (UFG) ha emesso una decisione analoga per l'altro uomo, riporta l'emittente romanda "RTS".
In entrambi i casi, l'UFG si è basato su un parere negativo del Ministero pubblico di Ginevra, cantone nel quale i due risiedevano. Quest'ultimo ha scritto all'UFG il 17 febbraio opponendosi al trasferimento dei due detenuti. Le ragioni di queste obiezioni non sono note, ma sono chiaramente legate alla sicurezza. In un rapporto del Servizio delle attività informative della Confederazione (CRS) del 10 febbraio 2021 si afferma che uno dei due detenuti rappresenta "una minaccia per la sicurezza interna della Svizzera" a causa dei "suoi contatti con viaggiatori motivati dalla jihad" e dei suoi "possibili piani passati per raggiungere la zona siro-irachena".
Le famiglie e gli avvocati dei due contestano vigorosamente questi elementi. Intervistata da RTS, l'avvocato di uno dei due detenuti ha dichiarato che le condizioni di detenzione del suo cliente erano deplorevoli e che c'era il rischio concreto che questi ponesse fine alla sua vita. Un altro dei suoi avvocati, ha affermato che la Svizzera non starebbe svolgendo il suo ruolo di protezione dei suoi due cittadini. Negando che fossero terroristi e considerandoli prigionieri di una spirale giudiziaria segnata dall'arbitrarietà, ha ritenuto che la Confederazione dovesse "riconoscere questa ingiustizia" e "fare tutto il possibile per rimpatriarli".
I rifiuti di trasferimento non sono soggetti a ricorso, ma i due avvocati intendono presentare nuove richieste.