Sport, 14 aprile 2023

“Non sono affatto cambiato. La fama? Non mi interessa”

Mattia Croci Torti, tecnico del Lugano, gestisce al meglio la raggiunta popolarità

LUGANO - Il Lugano sta vivendo una delle fasi più entusiasmanti degli ultimi 50 anni. Senza scomodare l’era Maurer, possiamo dire che mai come in questo periodo la società abbia dimostrato solidità e di riflesso la squadra abbia ottenuto risultati così lusinghieri. Ci sono ancora alcune situazioni da sistemare (come la scarsa affluenza di pubblico alle partite casalinghe) ma in generale il quadro è assai positivo. Merito, si diceva, di una proprietà forte e “riservata” e di uno staff tecnico di prim’ordine, coordinato e diretto da Mattia Croci Torti, il tecnico “cavallo pazzo”, che in due anni ha vinto una Coppa Svizzera, si è piazzato ai vertici del campionato, è andato in Europa ed ora, ad un anno di distanza dal trionfale 15 maggio (vedi finale contro il San Gallo) torna nuovamente a Berna a difendere il trofeo. E in mezzo a tutto questo, l’allenatore di Vacallo non ha perso la sua umiltà e il suo modo di proporsi: non facile, visto che gestire la popolarità (e la fama) è un esercizio che non riesce a tutti. Insomma: Croci Torti resta...Croci Torti. E ne siamo tutti felici.


Mister: non è semplice restare se stessi in un mondo come quello dello sport professionistico. In particolare del calcio.
Sono sempre stato una persona disponibile ed aperta verso tutti. È una caratteristica del mio carattere.
Non ho mai pensato che la professione potesse cambiarmi: resto la stessa persona, con i suoi pregi e i suoi difetti. Con gli anni sono maturato anche attraverso esperienze calcistiche non sempre positive come quella attuale. A Lugano, poi, ci sono basi solide per lavorare bene, in armonia, con un confronto quotidiano che aiuta a crescere. 



In armonia anche con Steffen?
Renato è un giocatore dal passato illustre e questo status va gestito. Il nostro compito è dunque quello di tirar fuori il meglio dal giocatore e fare in modo che possa essere utile alla squadra. A lui non piace essere sostituito e certi suoi atteggiamenti, come a Ginevra mercoledì scorso, fanno parte del gioco: nessuno vuole essere sostituito. Ma dopo il fischio finale era con i compagni a festeggiare e cantare sotto la curva.


Torniamo in argomento: torniamo a lei. Aliseda in una recente intervista ha detto che “il nostro allenatore è una persona molto umile”. Un bel complimento.
E lo ringrazio. Penso che ognuno di noi (mi riferisco agli allenatori) debba essere in grado di costruire un rapporto umano, leale e non troppo distaccato dai propri giocatori. È fondamentale. Faccio un esempio: nei loro confronti io mi sento il responsabile della squadra e non il capo.


Avverte di essere ormai diventato uno dei personaggi sportivi più popolari del Cantone?
Mi fa piacere che la gente apprezzi il mio lavoro. Questo certamente. Poi parlare di popolarità, beh, è relativo. Do sempre il massimo per altri motivi, non per la fama: per la società in cui milito e per me stesso, per migliorare ed essere contento del lavoro che svolgo.


Mattia: ci dicono che lei non si sottragga nemmeno dai consigli e dalla critiche degli amici di sempre. Anche quelli del bar sotto casa.
Appena posso vado al pub con gli amici. Due chiacchiere su tutto, soprattutto sul calcio. È una sana abitudine. Ritrovo la mia gente, e questo è bellissimo.


E con i giornalisti come se la cava?
Sono una parte importante di questo mondo. Credo di aver un buon rapporto con loro. Magari a volte dissento ma in generale ho un buon feeling. Il rispetto è reciproco. Se leggo i giornali o i siti? Fa parte del mio ruolo: mi informo e naturalmente guardo quello che scrivono sulla mia squadra. E posso dire di non aver mai redarguito qualche cronista: credo nella loro buona fede. Naturalmente non tutto quello che scrivono o dicono mi trova d’accordo, ci mancherebbe.


Lei è molto disponibile, insomma.
Ripeto: fa parte del mio modo di essere. E poi parlare del Lugano fa sempre piacere ed è un modo per tenere acceso l’interesse verso la squadra e il club.


A proposito di interesse: a Cornaredo va poca gente. Avete la media più bassa della Super League.
Il nostro bacino sembrerebbe essere questo. Credo anche che si soffra la concorrenza dell’hockey. Ma per il futuro sono fiducioso: con il nuovo stadio la situazione migliorerà.


Senta: sulle panchine più importanti del Cantone ci sono Cereda, Gianinazzi e Croci Torti, tre allenatori ticinesi. Non male, no?
Vuol dire che anche nel nostro Cantone ci sono competenze e valori sportivi forti. Ma dobbiamo stare attenti a non commettere troppi errori, perché contrariamente a quanto si pensa, siamo sempre sotto osservazione...

M.A.

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