Frank era un giocatore universale. Potente, tecnico e dotato di un tiro da paura, aveva conquistato tutti i suoi allenatori per serietà, entusiasmo e dedizione.Aveva mosso i primi passi a Lugano, nel club che ha sempre amato più di tutti e che aveva lasciato per lo Zurigo del presidente Nägeli sul finire degli Anni Settanta. Sette stagioni a mille all’ora, con una bella doppietta Coppa-campionato ottenuta nel 1981 ed un crescente rapporto affettivo con gli esigenti e appassionati tifosi biancoazzurri.
Poi, la cessione al Losanna e nel bel mezzo la Nazionale in un periodo in cui Mondiali ed Europei, al contrario di quanto avviene oggi, erano una chimera per i rossocrociati. Avesse giocato in tempi più recenti, il libero-centrocampista di Bioggio non avrebbe avuto difficoltà a strappare una convocazione. Il suo fisico da corazziere e la sua intelligenza calcistica ne facevano un calciatore a 360 gradi. Zappa, che non aveva mai smesso di pensare ad un finale di carriera in bianconero, chiuderà proprio a Lugano, con il quale nel 1988 ottiene la sognata e agognata promozione in Lega Nazionale A (oggi Super League).
Amato dai compagni e stimato dagli avversari, ancora oggi viene ricordato per la straripante potenza del suo tiro, che ne faceva il terrore di difensori e portieri. Anche in Brasile, nel 1982, lasciò il segno con una bomba che si stampò sulla traversa nel corso di una amichevole contro Zico e compagni. Quel gesto suscitò ammirazione persino nei pittoreschi telecronisti brasiliani. Frank era una persona perbene e buona, che aveva sempre una parola di conforto per tutti. E non si sottraeva neppure alle goliardate.
A tanti anni di distanza, ricordiamo con un pizzico di nostalgia un’improvvisata e improbabile partita sulla spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro, fra una sparuta e male assortita selezione di vacanzieri ticinesi, rinforzata da alcuni giovani pulisci-scarpe del posto, ed una selezione di turisti italiani. Gianpietro, che si trovava in Brasile per trascorrere alcuni giorni di ferie in attesa della ripresa degli allenamenti, non si sottrasse al richiamo patriottico e si mise a disposizione dell’armata Brancaleone nostrana, nella quale figuravano anche un paio di giornalisti luganesi. La partita finì naturalmente a pallate: gli azzurri, che non avevano riconosciuto il nazionale rossocrociato, furono sonoramente battuti e lui, che si era divertito come un bambino, fu la grande attrazione della “pelada”. Il giorno dopo su una colonna del giornale carioca O Globo venne pubblicata una notizia di poche righe in cui si commentava l’accaduto.
Dell’indimenticato Zappone, fra l’altro, ha parlato anche il sindaco di Bioggio Eolo Alberti nel discorso tenuto prima della cerimonia di giovedì scorso.“Intitolare il nostro centro sportivo a Gianpietro è un modo per preservare la sua memoria e per onorare il suo contributo allo sport e alla nostra comunità. Cio che lo hanno contraddistinto sono stati i valori come la solidarietà, la lealtà e il rispetto per gli altri, principi fondanti di ogni società sana”. Grazie, Frank.
M.A.