TORINO (Italia) – Ci aveva sperato. Aveva vinto tutte le partite fino all’atto conclusivo. Aveva già battuto Novak Djokovic pochi giorni prima. Ha fatto emozionare e appassionare tantissime persone al tennis, ma forse in cuor suo lo sapeva… battere Djokovic due volte in una settimana è un’impresa impossibile. Una cosa da titani. Una roba da fantascienza. Ma in ogni caso Jannik Sinner ci ha provato ieri sera al Pala Alpitour di Torino a prendersi lo scettro delle ATP Finals, ma contro Djokovic c’è stato poco da fare. Nole, a differenza di quanto avvenuto qualche giorno fa durante il round robin, non ha permesso all’italiano di imporre il gioco, di difendersi per poi attaccare, di far partire i suoi dritti vincenti… anzi, ha annientato ogni sua velleità fin dal primo punto, martellando al servizio così come in risposta.
La finale delle ATP Finals di Torino andata in scena ieri sera è stata quasi un monologo del serbo che fin dal primo scambio ha fatto capire che la musica era diversa rispetto a quella andata in scena nello scontro diretto della fase a gironi, gelando non solo le speranze di uno spumeggiante Sinner – apparso nettamente in crescita, maturo e sulla strada della definitiva consacrazione – ma anche del folto pubblico accorso ad ammirare le gesta di Nole, ma soprattutto dell’idolo di casa.
Djokovic è salito a quota 7 titoli delle Finals, superando anche in questa speciale classifica Roger Federer, fermo a quota 6. Nella serata di ieri, e forse già prima della sfida conclusiva del torneo, alcune malelingue avevano considerato scellerata la scelta di Sinner di battere Rune nell’ultimo atto della fase del round robin, visto che una sua sconfitta avrebbe eliminato dal torneo lo stesso Nole. Certo, a conti fatti, forse Sinner avrebbe avuto decisamente più possibilità di portare a casa il successo finale, ma nel tennis – a differenza di altri sport – questi calcoli non vengono mai fatti, si cerca di battere sempre i più forti e se poi dovesse arrivare una sconfitta… una volta applaudito l’avversario, si cerca di imparare anche da quella.