Secondo uno studio pubblicato nei giorni scorsi oltre un terzo dei rifugiati ucraini presenti in Svizzera non intende fare ritorno al suo paese d'origine, mentre il 40% risulta ancora indeciso. Cifre che hanno spinto il Consigliere nazionale Lorenzo Quadri a inoltrare un'interpellanza al Consiglio federale sulla situazione dei rifugiati ucraini e la prospettiva che buona parte di essi non vuole fare rientro in Ucraina. “Più passa il tempo – scrive Quadri nell'interpellanza – meno saranno le persone intenzionate, anche dopo la cessazione del conflitto in Ucraina, a lasciare il nostro Paese, e soprattutto il suo generoso stato sociale, per rientrare in una nazione devastata dalla guerra, in cui lo stipendio medio nel 2021 risultava essere di 462,5 euro lordi, e che è comunque ben lontana dagli standard europei (malgrado le pretese di adesione all’UE)”.
Quadri cita in seguito un'inchiesta condotta secondo cui oltre la metà degli ucraini non intende fare rientro al proprio paese una volta finita la guerra. “C’è quindi motivo di ritenere che, al decadere dello statuto S (e non si può escludere che la sua durata venga ulteriormente procrastinata) la maggioranza dei profughi ucraini non sarà intenzionata a rimpatriare spontaneamente” continua il parlamentare leghista. Per questo Quadri chiede al Consiglio federale come valuta i risultati dello studio, se le assicurazioni del CF sullo “statuto S orientato al rimpatrio” può ancora essere ritenuta credibile, se il CF si sta adeguatamente preparando ad uno scenario in cui la maggioranza degli attuali titolari di statuto S non fosse intenzionata a rimpatriare e come intende muoversi in caso questa ipotesi diventasse realtà.
Inoltre Quadri chiede se le previsioni formulate dalla SEM lo scorso ottobre, che indicavano un “rientro in patria di circa 70mila ucraini, di cui l’80% spontaneamente”, possono ancora essere considerate realistiche e se, infine, non reputa il CF che la sua decisione, presa ad inizio novembre, di prolungare in un colpo solo di quasi un anno e mezzo, fino a marzo 2025, la durata dello statuto S, renderà più difficile la partenza spontanea dei profughi ucraini.