Scena numero 2: Ragini improvvisa la tattica del Locarno che sarà: sul tavolo dove si è appena consumata la cena, dispone in buon ordine le bottiglie delle birre bevute come se fossero giocatori e dice: “Giocheremo così”. E aggiunge, deciso e sicuro: “Sono carico come una molla”. Una frase che diventerà una sorta di cult fra i giornalisti al seguito dei verbanesi. Che, per altro, finiranno ingloriosamente in Prima Classic, malgrado i tentativi stoici di Ragini di risollevarli e rivitalizzarli: “Ma la relegazione fu soltanto la conseguenza di una situazione economica disastrosa – ci tiene a sottolineare il buon Marco– Negli ultimi tre o quattro mesi giocatori e staff non furono pagati. Non era facile giocare in quelle condizioni”.
In giugno il tecnico lascerà le bianche casacche e inizierà un lungo peregrinare in mondi calcistici fra i più impensabili, improbabili e pure pericolosi: Repubblica del Congo, Nigeria, Lituania, Mongolia, Malesia e ora Tagikistan. Nel bel mezzo una bella esperienza in Slovacchia. “Mi definiscono un giramondo – ci ha detto al telefono dal Qatar dove si trova con la sua Nazionale per la Asian Cup – In realtà se lo sono diventato è perché nel mio mondo calcistico, quello europeo per intenderci, non ho ancora avuto una vera e valida offerta di lavoro. Così ho accettato di vivere queste esperienze diciamo così esotiche: sempre mosso dall’entusiasmo e dalla passione per questo bellissimo sport. In Tagikistan mi trovo benissimo, anche se non è esattamente il giardino dell’Eden. Vivo nella capitale Dushanbe: tutto ordinato, pulito e gradevole. Ma quando mi guardo in giro vedo soltanto montagne che superano i 4 mila metri”.
Un Paese, oltretutto, che paga ancora le conseguenze della guerra civile degli Anni Novanta.
Sei anni di conflitto che hanno pesato gravemente sull’economia del Tagikistan, che non si è ancora del tutto ripreso. Anche se negli ultimi tempi, grazie a investitori stranieri tedeschi, russi e cinesi, ha saputo rialzare la testa. La gente, malgrado i patimenti e le durezze della guerra, non ha perso la gentilezza e il savoir faire. Nei miei confronti, poi, sono stati e sono molto carini: sanno che arrivo dal primo mondo calcistico e quindi si mettono a disposizione con umiltà e impegno.
Marco Ragini ha una funzione importante.
Sono il Direttore Tecnico e Techical Advisor di tutte le nazionali, dalle giovanili alla prima squadra. Un compito difficile, che mi tiene impegnato 24 ore al giorno. Ma per ora me la cavo benissimo. Il mio contratto finisce al
termine dell’attuale Coppa d’Asia. Poi si vedrà. Se i risultati saranno buoni è probabile che resterò qui. Io comunque ho già un paio di offerte da nazionali del Golfo Persico. Le sto valutando, anche se non mi dispiacerebbe rimanere nel Tagikistan. Certo, la voglia è quella di tornare a casa, di trovare un club di un paese europeo.
Qual è il livello del calcio tagiko?
Qual è il livello del calcio tagiko?
Siamo in crescita ma la strada è ancora molto lunga. Il campionato ha soltanto un paio di club in grado di reggere i costi. Gli altri sono indietro anni luci. E ciò è un bel problema per un movimento che ha un eccellente potenziale ma che non fornisce molte alternative ai giovani che vogliono giocare nel calcio professionistico. La federazione, comunque, si impegna al massimo per cercare di dare un briciola di modernità a questo sport.
Ora siete impegnati nella Coppa d’Asia. Obiettivo?
Siamo inseriti nel girone con la Cina, i padroni di casa del Qatar e il Libano. Sulla carta siamo la terza forza. E siccome agli ottavi si qualificano anche le 4 migliori terze, ecco che la nostra nazionale ha buone chances di passare il primo turno. Contro la Cina abbiamo compiuto un mezzo exploit pareggiando 1-1. Siamo fiduciosi. Poi, dopo questa rassegna, proveremo a qualificarci per la prima volta per i Mondiali del 2026. Nel girone che comprende Pakistan, Giordania e Arabia Saudita, la nazionale diretta da Roberto Mancini, siamo partiti bene. Non so se sarò ancora direttore tecnico del Tagikistan, ma se dovessi restare per me sarebbe un onore incontrare Roberto Mancini, tecnico dei sauditi. Vorrei inoltre ricordare che il Tagikistan è alla sua prima partecipazione alla Coppa d’Asia. Per il piccolo paese asiatico di tratta perciò di una grande evento e di una grande occasione.
Tornando al tecnico giramondo: Ragini si ritiene fortunato.
Le esperienze che ho vissuto in quasi 30 anni di carriera sono state meravigliose, anche quelle che mi sembravano e mi sembrano le più dure. Ho visto la guerra civile in Repubblica Democratica del Congo, dove ho anche rischiato la vita. Lavoravo a Kinshasa, una città di parecchi milioni di abitanti, ed ero uno dei pochissimi bianchi in circolazione. Quella è stata delle più arricchenti esperienze di vita. Tra i tanti paesi visti il più sorprendente è però stato la Mongolia. Ho conosciuto poi nazioni totalmente ignare della materia calcio e nei quali ho avuto la pazienza di insegnare l’ABC di questa disciplina. Mi manca tuttavia una panchina europea di livello, mi manca l’ Italia o la Svizzera. Sono sicuro che con l’esperienza acquisita potrei dare un valido contributo. Come ho detto prima: vorrei tornare a casa...
In Svizzera, appunto...
Ho sempre avuto una grande ammirazione per il vostro calcio, che negli ultimi 30 anni è cresciuto enormemente. In Ticino ho lavorato benissimo, al fianco di tecnici di grido. Ne cito uno: Roberto Morinini, del quale conservo un ricordo indelebile. Oppure Vladimir Petkovic. Con il Bellinzona ho vissuto annate bellissime.
M.A.
Ora siete impegnati nella Coppa d’Asia. Obiettivo?
Siamo inseriti nel girone con la Cina, i padroni di casa del Qatar e il Libano. Sulla carta siamo la terza forza. E siccome agli ottavi si qualificano anche le 4 migliori terze, ecco che la nostra nazionale ha buone chances di passare il primo turno. Contro la Cina abbiamo compiuto un mezzo exploit pareggiando 1-1. Siamo fiduciosi. Poi, dopo questa rassegna, proveremo a qualificarci per la prima volta per i Mondiali del 2026. Nel girone che comprende Pakistan, Giordania e Arabia Saudita, la nazionale diretta da Roberto Mancini, siamo partiti bene. Non so se sarò ancora direttore tecnico del Tagikistan, ma se dovessi restare per me sarebbe un onore incontrare Roberto Mancini, tecnico dei sauditi. Vorrei inoltre ricordare che il Tagikistan è alla sua prima partecipazione alla Coppa d’Asia. Per il piccolo paese asiatico di tratta perciò di una grande evento e di una grande occasione.
Tornando al tecnico giramondo: Ragini si ritiene fortunato.
Le esperienze che ho vissuto in quasi 30 anni di carriera sono state meravigliose, anche quelle che mi sembravano e mi sembrano le più dure. Ho visto la guerra civile in Repubblica Democratica del Congo, dove ho anche rischiato la vita. Lavoravo a Kinshasa, una città di parecchi milioni di abitanti, ed ero uno dei pochissimi bianchi in circolazione. Quella è stata delle più arricchenti esperienze di vita. Tra i tanti paesi visti il più sorprendente è però stato la Mongolia. Ho conosciuto poi nazioni totalmente ignare della materia calcio e nei quali ho avuto la pazienza di insegnare l’ABC di questa disciplina. Mi manca tuttavia una panchina europea di livello, mi manca l’ Italia o la Svizzera. Sono sicuro che con l’esperienza acquisita potrei dare un valido contributo. Come ho detto prima: vorrei tornare a casa...
In Svizzera, appunto...
Ho sempre avuto una grande ammirazione per il vostro calcio, che negli ultimi 30 anni è cresciuto enormemente. In Ticino ho lavorato benissimo, al fianco di tecnici di grido. Ne cito uno: Roberto Morinini, del quale conservo un ricordo indelebile. Oppure Vladimir Petkovic. Con il Bellinzona ho vissuto annate bellissime.
M.A.