Sport, 02 febbraio 2024

“Tanti sacrifici e passione: le Ladies non mollano!”

Hockey: facciamo il punto della situazione con il CEO del club Flavia Petrimpol

LUGANO - Nel complicato e difficile mondo delle Ladies Lugano ci si muove sempre con cautela ma anche con decisione e passione: è il caso di Flavia Petrimpol, che dallo scorso mese di marzo 2023 sta cercando di portar fuori dalle acque limacciose il club che in passato ha vinto otto titoli nazionali e che ha rischiato di fallire per le inadempienze e l’incompetenza di personaggi che all’hockey femminile bianconero hanno fatto solo del male. Oggi le Ladies hanno perso la forza e la qualità di un tempo – parliamo dell’aspetto tecnico e sportivo – ma sicuramente stanno meglio dal profilo economico e guardano con ottimismo al futuro. Come dice il CEO Petrimpol, “c’è ancora parecchio lavoro da fare ma la voglia è tanta e la passione pure”. In questo momento la squadra allenata dal bolzanino Massimo Fedrizzi, si trova al penultimo posto in classifica, distante dai playoff e con 5 punti in più rispetto al Langenthal, Cenerentola del torneo.“Nessun dramma, stiamo facendo esperienza”, sottolinea Petrimpol. 


Signora Petrimpol parliamo della società: quasi un anno fa sembrava che le Ladies dovesse sparire dalla geografia del movimento svizzero. Oggi le cose sono cambiate ma la strada da fare è ancora molto lunga. 
Sì, è ancora molto lunga. Ci vogliono davvero tante energie e sacrifici per andare avanti ma le giocatrici e tutto lo staff tecnico desiderano poter continuare a giocare a hockey con impegno e determinazione costante. 


Siete arrivati ad un passo dal fallimento: poi lei ha deciso che bisognava fare qualcosa. Una parte di merito importante in questa rinascita perciò è sua.
È da inizio marzo 2023 che ho deciso di fare qualcosa, di entrare in azione, quando un genitore mi ha chiesto di salvare la squadra. Rimettermi di nuovo in gioco non è stata una decisione semplice anche perché arrivavo da un 2022 devastante emotivamente e fisicamente e francamente io personalmente non ho le risorse per finanziare un club. Fatto sta che da quel 5 marzo dello scorso anno ogni tassello che si è aggiunto durante il cammino mi indicava che la strada da prendere era quella giusta. 


I suoi obiettivi dichiarati di dare l’opportunità alle ragazze di giocare a hockey in una squadra importante a livello svizzero, di passare dal semi-professionismo al professionismo e di vincere il nono titolo sembrano per il momento irrealistici. 
Le ragazze giocano in una squadra che milita nella massima serie. Questo ha permesso loro di crescere tantissimo in questa stagione. Tutte hanno fatto dei progressi incredibili. Ne andiamo tutti fieri. Per quanto riguarda il passaggio dal semi-professionismo al professionismo è un obiettivo ormai imposto dalla SIHF. Ogni anno si fanno dei passi avanti. Per quanto riguarda la conquista del titolo, beh, è sempre un obiettivo a cui tendere. Se non quest’anno magari fra due. 


Oggi le Ladies hanno perso la leadership e in campo cantonale sono le Girl leventinesi a dettar legge. Un ricambio clamoroso, se si pensa che ad Ambrì solo qualche anno fa la squadra femminile giocava nelle serie inferiori.
Se l’Ambrì
ha una squadra femminile in A, lo deve principalmente a Dmitri Tsygourov. Potete dire tutto quello che volete su di lui, ma il merito è suo. Io non ho mai visto nessuno così dedito a questo sport, soprattutto per quanto concerne la formazione delle giovani e dei giovani giocatori. Poi, Filippo Lombardi è stato bravo ad inserire la squadra nella Sezione giovanile dell’Ambrì e ad investire in questo progetto. 


In Svizzera anche il movimento femminile sta salendo di grado: più investimenti e più entusiasmo. Le Ladies ce la faranno a restare al passo con i tempi?
L’esempio più flagrante è la squadra femminile dello Zugo. Dal niente hanno formato una squadra fortissima nel torneo cadetto che ritroveremo sicuramente la prossima stagione nella PostFinance Women’s League. Questo è anche l’esempio più flagrante di cambio di mentalità. Da “ottusangolo” a una strategia aperta a 360 gradi a partire dagli sponsor, che danno una percentuale di finanziamento alle donne; dalla possibilità di guadagnare con il ticketing e il food & beverage (il pubblico presente alle partite ha già superato le 1000 entrate), dalla possibilità di avere uno spogliatoio, l’accesso alla palestra e altre facilità. Aggiungo inoltre: restare al passo con i tempi dipende oggi molto dalla struttura, dall’accoglienza che dai e dall’esperienza che ne trai quando vai alle partite. Sono tutte variabili che si possono migliorare ma a che costo? 


Sembrerebbe insomma che ora ci siano i presupposti per mandare avanti questa esperienza chiamata Ladies. 
Sì, i presupposti ci sono, ma ci vuole molto di più. Soprattutto delle persone che credano in questo progetto e /o che ci aiutino finanziariamente. I giovani nel nostro cantone fanno sempre meno sport. Bisogna poterli ispirare dando l’esempio e maggiore concretezza, perché lo sport è una scuola di vita e un toccasana per la salute. 


Facendo un passo indietro: come è stato possibile affidare le redini del club ad un presidente che ha fatto solo debiti ed aveva un curriculum quanto meno... traballante? 
Eh, bella domanda. La stessa avrebbe potuto rivolgerla a Vicky Mantegazza quando ha dato in mano le Ladies a Sidney Piaget. 


Il Lugano inteso come HCL da tempo si è distanziato da voi : è impossibile oggi riallacciare una sorta di partnership? 
Una specie di “partnership” c’è già: dalla stima al rispetto reciproco. Viviamo nella stessa Arena, ci conosciamo tutti. Per il futuro noi siamo sempre aperti a discutere, anche perché la Federazione Svizzera di hockey su ghiaccio punta molto sull’hockey femminile. Certo, il “gap” è ancora abissale ma almeno si cominciano a concretizzare dei “milestones” per il futuro.


Che effetto le fa vedere giocatrici un tempo bianconere oggi giocare ad Ambrì? 
Nessun effetto, ognuno sceglie la propria strada come meglio crede. Stessa cosa per gli allenatori.

A.M.

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