Ma allora se il destino dell’Europa è già segnato, vale ancora la pena di sprecare tempo e energie per organizzare questo premio (vergognosamente boicottato da una stampa mainstream ormai sottomessa all’islam), che ogni anno viene menzionato - assieme al suo ideatore e ai premiati – nel Rapporto sull’islamofobia in Europa che dal 2015 viene allestito da un think tank turco legato ad Erdoğan e al partito islamista AKP? Sì, ne vale la pena, perché è giusto che i nostri pronipoti sappiano che non tutti i loro avi si sono resi complici del crimine epocale, perpetrato nei loro confronti, di islamizzare l’Europa per via demografica. Un crimine favorito dai Governi e dai politici abbagliati dai petrodollari degli sceicchi, con il complice e vigliacco silenzio di buona parte della stampa svizzera ed europea. SVEGLIA! SVEGLIA! SVEGLIA!
Giorgio Ghiringhelli
Ecco i 3 vincitori della settima edizione:
Giornalista e scrittrice, nata in Marocco ma cittadina italiana dal 1981. Laureata in Lettere all’Università La Sapienza di Roma con una tesi sul diritto islamico. Caporedattrice di AlmaNews24.it, sito online in lingua araba e italiana dedicato in particolare alle comunità arabe in Italia. Dal 1997 presidente dell’Associazione Donne Marocchine in Italia. Da una ventina di anni si batte contro l’estremismo, a favore dei diritti umani e per liberare dalla segregazione le donne musulmane in Italia. Nel 2009, quando sedeva nel Parlamento italiano, presentò una proposta di legge mirante a vietare il velo integrale (burqa e niqab): proposta che però incontrò opposizioni e venne bloccata. Collabora con diversi giornali italiani e ha pubblicato diversi libri, fra cui “Ostaggi dell’integralismo” (2014), “L’inganno: vittime del multiculturalismo” (2010) e “I Fratelli musulmani e la conquista dell’Occidente” (2018). In quest’ultimo libro parla di radicalismo e di jihadismo partendo da un importante documento intitolato “Il progetto” ritrovato nel 2001 nella casa di un musulmano residente a Campione d’Italia e già dirigente di una banca a Lugano, nel quale si traccia la strategia che i Fratelli Musulmani dovrebbero seguire per conquistare l’Occidente.
Nato nel 1968 a Marsiglia. Geopolitologo franco-italiano, professore all’IPAG Business school, cronista e saggista. Specialista di geopolitica e di Medio Oriente, è dottore in storia contemporanea, abilitato a dirigere le ricerche e membro del laboratorio di ricerche dell’Università Nice Côte Azur. E’ riconosciuto come uno dei massimi esperti di totalitarismo islamico in Europa. Brillante oratore, partecipa spesso a dei dibattiti radiofonici e televisivi sul tema dell’islamismo. In questi dibattiti egli sviluppa da anni la sua tesi, secondo la quale i due grandi errori dell’Occidente rispetto al mondo islamico sono stati quello di fare compromessi con i diversi “poli” dell’islamismo mondiale in funzione anti-sovietica o contro i regimi nazionalisti arabi durante la guerra fredda e fino alle primavere arabe, nonché quello di affidare le comunità musulmane d’Occidente non agli imam e ai rappresentanti modernisti e illuminati dell’islam, ma agli estremisti radicali che sostengono la non integrazione e sognano il trionfo del Califfato universale - anche nelle nostre società democratiche - strumentalizzando la causa multiculturale, l’antirazzismo e la lotta contro la sedicente “islamofobia” dei paesi occidentali. Del Valle è l’autore di numerosi saggi molto documentati, fra cui «Le Totalitarisme islamiste à l'assaut des démocraties" (2002), "La Turquie dans l'Europe, un cheval de Troie islamiste?" (2004), "Pourquoi on tue des chrétiens dans le monde aujourd'hui?" (2011), "Le Complexe occidental: petit traité de déculpabilisation" (2014), "Les Vrais Ennemis de l'Occident : du rejet de la Russie à l'islamisation des sociétés ouvertes" (2016), "La stratégie de l'intimidation: du terrorisme jihadiste à l'islamiquement correct" (2018), “Le Projet, la stratégie d’infiltration et de conquête des Frères musulmans en Europe et en Occident” (2019), “La mondialisation dangereuse” (2021) et “Vers un choc global” (2023). La lista non esaustiva dei suoi libri, di cui diversi sono stati editi in Italia [“Rossi Neri Verdi, l’Alleanza degli estremisti opposti anti-occidentali” (Lindau 2013); “Perché la Turchia non può entrare nell’Unione europea” (2011), “Il complesso occidentale” (Paesi ed 2021)], mostra chiaramente l’importanza di questo specialista nella lotta vitale contro l'islamizzazione dell’Europa e la radicalizzazione dei musulmani europei da parte dei centri sovversivi del totalitarismo islamista mondiale ufficialmente ostili ai valori occidentali e liberali-democratici europei.
Nato nel 1949 in Algeria, dove vive tuttora a Boumerdès, nei pressi di Algeri. Ha fatto studi di ingegneria al Politecnico nazionale di Algeria e ha un dottorato in economia. Ha cominciato a scrivere nel 1997, pubblicando in Francia e in Germania diversi romanzi e saggi che all’estero hanno vinto vari importanti premi (fra cui il “Grand prix” del romanzo dell’Accademia francese 2015 per il suo romanzo “2084: la fine del mondo”), ma che nel suo Paese sono stati censurati per via delle sue critiche alla classe dirigente, accusata di arricchirsi con il petrolio a scapito della popolazione che vive nella miseria, con conseguente massiccia emigrazione dei giovani. Nel suo terzo libro “Dis-moi le paradis”, pubblicato nel 2003, denuncia la corruzione esistente a tutti i livelli nel suo Paese e l’incapacità a gestire il caos che ha fatto seguito alla guerra per l’indipendenza, attaccando violentemente gli islamisti: anche a causa di questo libro e delle critiche contro l’arabizzazione dell’insegnamento, nel 2003 ha perso il posto di lavoro che occupava al ministero dell’industria. In pratica vive da esiliato in patria. A influire notevolmente sulla sua vita e sulle sue opere sono stati due avvenimenti che hanno causato centinaia di migliaia di vittime nel suo Paese: la guerra d’indipendenza dalla Francia (1954-1962) e la guerra civile (1991-2002). Quest’ultima era scoppiata dopo un colpo di Stato, attuato da alcuni generali dell’esercito, che aveva annullato l’esito delle elezioni legislative del 1991 vinte dalle formazioni islamiste, le quali reagirono con la lotta armata, terrorizzando e uccidendo chi non si schierava dalla loro parte. “Più gli islamisti guadagnano terreno e diventano crudeli – ha spiegato Sansal in una sua opera - meno la gente reagisce: l’abitudine è un sedativo possente e il terrore ha un violento effetto paralizzante”: proprio ciò che da qualche anno sta avvenendo anche in Europa... Nel romanzo “Le Village de l’Allemand”, pubblicato nel 2008, egli traccia un parallelismo fra l’islamismo e il nazismo. Nel libro “Nel nome di Allah: origine e storia del totalitarismo islamista”, uscito nel 2013, Sansal, basandosi sulla sua personale esperienza, descrive le strategie messe in atto dagli islamisti per convertire il mondo all’islam e arrivare al potere. Egli mette in guardia gli europei sui piani degli islamisti per conquistare l’Occidente (e in particolare la Francia) utilizzando con abilità e astuzia la democrazia per attaccare la democrazia stessa e sfruttando i flussi migratori per espandersi rapidamente. “Se i popoli accetteranno la conversione – avverte - tutto andrà per il meglio, ma se la rifiuteranno, gli islamisti adotteranno metodi più coercitivi”. Quali? In un’intervista pubblicata sul Figaro Sansal ha detto che lo scenario più probabile per la Francia è una guerra civile…