Malgrado infatti gli inviti del club basco ai propri tifosi di non mancare di rispetto alla Corona, al momento dell’inno nazionale, alla presenza di Re Filippo, dagli spalti è infatti partita una bordata di fischi memorabile, come già in passato, per altro, era accaduto. Immaginatevi, poi, alla fine del confronto, quando i baschi hanno alzato al cielo la Coppa dell’usurpatore castigliano: una gioia tremenda per l’orgoglioso popolo del futbol basco: vincere un trofeo in casa del nemico! Che bellezza! E dopo 40 anni di totale astinenza da titoli. L’ultimo fu nel 1984, proprio nel torneo ad eliminazione diretta: in quella circostanza l’Athletic sconfisse in finale il Barcellona di Diego Maradona, in procinto di trasferirsi a Napoli. Era il 5 maggio, i baschi s’imposero per 1-0.
La festa dei biancorossi è comunque continuata quattro giorni dopo a Bilbao, in quello che la stampa iberica ha definito come uno dei più straordinari eventi degli ultimi anni. Pensate: un milione di persone si sono riversati nelle strade della città per festeggiare i vincitori della Coppa di Spagna. Bilbao e tutta la provincia sono rimaste ferme per ore. “Adesso che lo abbiamo visto con i nostri propri occhi – ha scritto il giornalista di Marca Carlos Caprio – lo sappiamo. Questo è il realismo magico del calcio”.
Per le vie e i quartieri sventolavano le bandiere del club e naturalmente quelle delle Euskadi, in una simbiosi politicosportiva senza precedenti: siamo i campioni, siamo baschi, abbiamo vinto in trasferta la Coppa! Altro che unità nazionale, invocata a più riprese dalla classe politica (anche locale), qui c’era un popolo che festeggiava i propri beniamini e che invocava alla secessione. Orgoglio basco, come ha sottolineato il presidente Jon Uriarte. “Questa maglia è il simbolo di una realtà che non si è mai piegata ai poteri forti. Una realtà sostenuta da una filosofia unica e che con gli anni ha insinuato dei dubbi nella testa di chi pensa che il calcio sia soltanto una somma di fattori economici. L’Athletic ha dimostrato che non è così”.
La stampa spagnola ha avuto parole di riguardo per la squadra basca, che ha vinto la finale grazie alla sua maggiore intraprendenza. In particolare ha sottolineato il gran lavoro del tecnico Valverde. Ma non ha lesinato critiche ai tifosi, che hanno offeso la Spagna e il Re con il loro atteggiamento: “Il calcio non deve essere terreno fertile per esagitati e focosi ribelli. È tempo di unione e non di disunione” ha scritto senza mezzi termini Il Mundo. Il calcio anche stavolta non ha saputo superare gli steccati.
SIMON DE LAVEGA