Sul piano sportivo il livello è, molto probabilmente, il più alto da Bratislava 2019; sono presenti molti giocatori NHL nelle varie nazionali ed anche Canada e USA si sono presentate con dei rosters molto ambiziosi e con il chiaro obiettivo di giocarsi il titolo. E la Svizzera? Dopo la prima giornata alla compagine rossocrociata si sono aggiunti anche Roman Josi e Kevin Fiala direttamente dal Nordamerica e curiosamente in goal entrambi all’esordio. Inutile nascondere che il potenziale qualitativo a disposizione di Patrick Fischer è di prim’ordine, nella speranza di superare, finalmente, lo scoglio dei quarti di finale che aveva posto fino alla corsa degli elvetici nelle ultime stagioni. Per discutere ed approfondire questi temi abbiamo incontrato a Praga Raeto Raffainer ex giocatore di Ambrì Piotta, Berna e ZSC Lions e ora importante membro del Consiglio IIHF.
Raeto: sinora il Mondiale è stato un successo.
Sapevamo che in Cechia, dopo l’esperienza del 2015, ci sarebbe stata un’ottima affluenza e che l’organizzazione locale avrebbe fatto un ottimo lavoro per attrarre pubblico e così si è dimostrato. Sia qui a Praga, ed anche a Ostrava, si vede la voglia di hockey dei cechi ed anche le altre squadre stanno portando migliaia di tifosi. E’ davvero spettacolare e bellissimo da vedere. Siamo molto contenti.
Lei ha citato il Mondiale del 2015. A livello organizzativo vi siete basati su quella edizione oppure vi sono state delle differenze?
E’ stato praticamente un copia e incolla del 2015. Tutto è rimasto uguale, perfino gli hotel delle squadre sono gli stessi. Anche ad Ostrava, come a Praga, molta gente che aveva aiutato nell’edizione precedente è tornata a dare una mano. Per noi queste persone sono state, e sono, molto importanti. Ripeto: si tratta veramente di un mondiale top a livello organizzativo.
Tuttavia alcuni criticano la tempistica: un Mondiale di hockey ogni anno è stato definito quasi noioso e troppo scontato. Cosa ne pensa?
Non vedo il motivo di cambiare. Negli ultimi anni come federazione internazionale abbiamo anche dovuto dare una prova di flessibilità prima con il Covid e poi con l’esclusione di Russia e Bielorussia ma abbiamo reagito bene e la risposta del pubblico ci ha premiato nonostante si sia giocato per due anni di fila a Tampere. Ora speriamo di essere tornati alla normalità.
La qualità quest’anno è altissima. Probabilmente la più alta dopo il 2019 con molti giocatori NHL presenti. Siete soddisfatti?
Il contratto stipulato con la NHL e il NHLPA (il sindacato dei giocatori NHL) è stato importantissimo. Questo accordo, che vale anche per i Giochi olimpici del 2026 e del 2030, ha cambiato l’approccio principalmente per Canada e USA ma anche per altre nazioni come per esempio la Svezia. Prima le federazioni dovevano contattare direttamente i giocatori per convincerli a partecipare ai Mondiali, e quindi costruire una buona squadra: adesso invece la situazione si è capovolta e sono i giocatori a chiamare direttamente le federazioni e vogliono essere parte della squadra nazionale alla rassegna iridata per dimostrare di essere pronti anche per le Olimpiadi. La qualità di squadre come Canada, USA e Svezia è impressionante. Tutto questo è grazie al contratto di cui si parlava prima.
Cosa ne pensa della nazionale rossocrociata?
È una bella squadra. Fischer e Weibel sono stati capaci, ancora una volta, di portare tutti i giocatori NHL disponibili e i migliori svizzeri non infortunati. Con l’arrivo di Fiala e Josi la qualità della squadra è altissima. Poi ogni torneo parte da zero; si deve trovare l’alchimia giusta tra le lineee la formazione di box play e powerplay. Di solito le buone squadre hanno un percorso di crescita nel torneo e spero che la Svizzera farà lo stesso. Ha le crednziali per per andare lontano.
Come gestisce il suo tempo?
I primi giorni sono stati tranquilli: ho visto alcune partite in qualità di game supervisor. In questo fine settimana da Praga mi trasferirò ad Ostrava per alcuni giorni. La parte finale di questi Mondiali sarà la più impegnativa: nell’ultima settimana si terrà infatti il congresso annuale della nostra federazione ed arriveranno i membri di tutte le sezioni nazionali. Ne aspettiamo 180, quindi il lavoro (e lo stress) organizzativo sarà maggiore. Intanto però mi godo le partite. Davvero emozionanti e avvincenti.
Lei è sempre stato più operativo nelle squadre di club (vedi le ultime esperienze con Davos e Berna). Non le manca il lavoro quotidiano?
Quest’anno ho seguito 6 tornei per la federazione internazionale in qualità di chairman, tra le quali le qualificazioni olimpiche, le olimpiadi giovanile, qualche torneo femminile e il Mondiale Under 18. Sono state esperienze interessanti ed appaganti che ho potuto vivere avendo più tempo libero. Vedremo il futuro che cosa mi riserverà.
LUIGI BADONE