LUGANO – Il prossimo 20 giugno, su Amazon Prime, sarà disponibile il documentario relativo a Roger Federer: “Federer: gli ultimi dodici giorni”. Una raccolta di immagini che ripercorre le ultime due settimane della carriera del renano, che rappresentano lo specchio perfetto di Re Roger: un racconto limpido, senza sbavature, in cui regna una grande armonia. Un racconto che non presenta rivelazioni incredibili, dal momento che fin dall’inizio si capisce che tutto inizierà da quando il renano è sul punto di annunciare il suo addio al tennis.
“È il più forte di tutti, è impeccabile”, si è spesso detto di Federer, come se le sue doti e quello che mostrava sul campo da tennis fosse una cosa naturale e non frutto di un duro lavoro. Ovviamente non è stato così, ma il documentario del regista Asif Kapadia e di Joe Sabia non mira a provare quanto sia stato fondamentale il suo spirito di sacrificio, la sua devozione verso uno sport che lo ha reso uno dei personaggi più importanti e influenti al mondo, ma vuole solo immortalare le emozioni di un uomo costretto a dire basta, perché gli anni lo hanno portato a tale decisione.
Dal documentario emerge come Roger non abbia mai avuto nulla da nascondere, neanche il suo lato emotivo, la sua commozione: attraverso immagini private realizzate in quei giorni che hanno portato Federer a dire addio al tennis, i registi hanno voluto mostrare tutta la sua semplicità e il suo essere vero, fino alla fine.
L’ultimo ballo, l’ultima apparizione di Roger è datata Laver Cup 2022, a settembre, ma prima di arrivare a quella serata fatta di pianti e commozione, c’è stato un percorso di preparazione durato mesi, una lunga accettazione, anche se pure nel documentario appare evidente come sia mancata la ciliegina sulla torta, quel suggello che forse la carriera del renano meritava.
Anche per questo il documentario incentrato sul raduno della Laver Cup per l’ultima partita di Federer è diventato un racconto di un ultimo giorno di scuola, in presenza di tutti i personaggi che hanno accompagnato il Roger nazionale lungo il suo percorso. Ovvero Rafael Nadal, quell’incubo con cui Federer ha imparato a convivere diventandogli amico, ma anche il “terzo incomodo”, ovvero Novak Djokovic, così definito da Roger mentre racconta il suo arrivo improvviso nell’olimpo del tennis, proprio mentre lui e il maiorchino si spartivano vittorie e Slam. Nei confronti del serbo emerge rispetto, ma non affetto, che in ogni modo viene visto come un elemento esterno, di disturbo e forse anche un po’ fastidioso.
Nel documentario, ovviamente, non mancano momenti ironici e divertenti, come ad esempio la chiacchierata intercorsa tra il renano, Nadal e Berrettini in merito ai gridi quando si colpisce la palla. Roger prende in giro lo spagnolo e durante il discorso si arriva a parlare della sfida tra il maiorchino e Sonego di Wimbledon 2022, quando l’italiano venne richiamato proprio da Nadal per l’eccesso di foga con cui si liberava dopo il colpo. “Sono sicuro al 100% che lo facesse apposta”, dice Rafa a Berrettini che prova a difendere il connazionale: “Lo conosco da quando siamo ragazzini, ha sempre fatto così”. Roger, spettatore non pagante del siparietto, li guarda ridendo di gusto.
In ogni modo “Federer: gli ultimi dodici giorni” è davvero un saluto a Federer fatto ad opera d’arte, l’ultimo atto per ricordare le gesta di un immenso campione del tennis, permettendo a tutti di capire che il tennis in qualche modo continuerà ad emozionarci anche con i grandi e nuovi campioni che il circuito Atp ci sta proponendo, primi fra tutti Sinner e Alcaraz.